Usa-Iran: può una partita di calcio cambiare il mondo?

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Usa-Iran: può una partita di calcio cambiare il mondo?

Usa-Iran: può una partita di calcio cambiare il mondo?
Usa-Iran: può una partita di calcio cambiare il mondo?Profimedia
L'incontro tra le due nazionali supera il semplice agonismo sportivo per trasformarsi agli occhi dei governi in uno scontro di civiltà, di interessi politici, di ideologie. Uno scontro nel quale tifosi e giocatori possono diventare oggi i reali protagonisti, potenziali artefici di un'altra rivoluzione. Una rivoluzione nel nome di Mahsa.

Quasi uno scherzo del destino quello che nelle urne ha messo nello stesso girone della Coppa del Mondo in Qatar Usa e Iran. Gli Stati Uniti, la massima incarnazione dei valori occidentali nel bene e nel male e la Repubblica islamica di Khamenei. Più di quarant’anni di scontri diplomatici. Da quando cioè la rivoluzione islamica ha rovesciato lo scià Mohammed Reza Pahlevi, sostenuto dagli Stati Uniti e fatto tornare dall’esilio il leader religioso, l’Ayatollah Khoemeni. Da quel momento il mondo assisterà a episodi come il sequestro dell’ambasciata statunitense di Teheran, lo scandalo Iran-Contra, l’abbattimento del volo Iran Air.

La rivoluzione islamica del 1979
La rivoluzione islamica del 1979Profimedia

"Noi gareggiamo e loro gareggiano, tutto qui" 

Un inasprimento progressivo dei rapporti che fa inserire l’Iran tra “i paesi canaglia” da George Bush insieme a Iraq e Corea del Nord: "l’asse del male". Seguono la crisi del Golfo, la fine dell’accordo nucleare, le sanzioni, l’assassinio del comandante Qasem Soleimani e la risposta missilistica contro gli americani di stanza in Iraq. Fino ad arrivare all’ultima provocazione: l’appoggio militare allo storico nemico, la fornitura di droni alla Russia per la sua guerra in Ucraina. Eppure oggi questo Usa-Iran è solo di una partita di calcio.

Gregg Berhalter, tecnico degli Stati Uniti
Gregg Berhalter, tecnico degli Stati UnitiAFP

Mi aspetto che sia molto combattuta perché entrambe le squadre vogliono passare al turno successivo, non per le relazioni diplomatiche tra i nostri Paesi", ha tenuto a precisare subito l'allenatore degli Stati Uniti Gregg Berhalter. "Il bello del calcio – ha detto - è che si incontrano tante persone diverse da tutto il mondo, unite dall'amore comune per questo sport. Noi siamo giocatori di calcio, noi gareggiamo e loro gareggiano, tutto qui".

Il calcio messaggero di pace e rivoluzioni

Nel 1998 nella fase a gironi della Coppa del Mondo allo Stade Gerland di Lione l’Iran vinse 2-1 quella che fu definita con chiaro riferimento alla “madre di tutte le battaglie” irachena, “la madre di tutte le partite”. A fine incontro, i giocatori iraniani regalarono rose bianche agli avversari americani in segno di pace.

21 giugno 1998, tifosi iraniani e americani insieme sugli spalti durante l'incontro tra le due nazionali
21 giugno 1998, tifosi iraniani e americani insieme sugli spalti durante l'incontro tra le due nazionaliAFP

Quest’anno la vigilia dei Mondiali in Iran è stata segnata dal sangue: la morte della ventiduenne Mahsa Amini, sotto la custodia della polizia dopo essere stata arrestata per aver violato il rigido codice islamico nell’abbigliamento. Un episodio che ha scosso il paese e ha portato anche i giocatori a prendere posizione. La squadra iraniana si è rifiutata di cantare l’inno nella partita inaugurale contro l’Inghilterra per solidarietà con i manifestanti. Un atto di coraggio che non è piaciuto al regime, che ha risposto con l’arresto di un altro calciatore della nazionale non presente in Qatar, Voria Ghafouri, portato via dopo l’allenamento davanti al figlio di 10 anni. L’accusa? Propaganda contro lo Stato.

I giocatori dell'Iran ascoltano l'inno senza cantarlo nel match inaugurale contro l'Inghilterra
I giocatori dell'Iran ascoltano l'inno senza cantarlo nel match inaugurale contro l'InghilterraAFP

Un atto intimidatorio il cui eco è risuonato anche nell’entourage della nazionale, tanto che allo stadio Ahmad bin Ali, prima della vittoriosa partita contro il Galles, i giocatori hanno deciso di cantare l’inno, anche se silenziosamente e sommersi dai fischi dei tifosi schierati apertamente contro il regime.

Nel nome di Mahsa

“Morte a Khamenei”, “Donna, vita, libertà” e “Libertà per l’Iran” sono stati alcuni dei cori cantati dopo la partita contro l’Inghilterra da diversi tifosi iraniani, secondo quanto riferisce la versione in lingua farsi dell’emittente televisiva britannica Bbc.

Proteste iraniane allo stadio nel nome di Mahsa Amini
Proteste iraniane allo stadio nel nome di Mahsa AminiAFP

Una protesta in cui si sono inseriti anche gli Stati Uniti, con la Federazione calcistica americana che ha mostrato la bandiera nazionale iraniana senza l’emblema della Repubblica Islamica: nel grafico del gruppo B postato sugli account ufficiali di Twitter, Instagram e Facebook dell’US Soccer figurava infatti una semplice bandiera verde, bianca e rossa.

“L'intento del post era sostenere le donne in Iran che lottano per i diritti umani fondamentali", ha spiegato in una conferenza stampa l'addetto stampa della U.S. Soccer Michael Kammarman. “I giocatori non sono stati consultati sulla decisione di modificare la bandiera”.

Una provocazione vista come un insulto all’Iran dal regime di Khaemeni, tanto che l'agenzia di stampa nazionale Tasnim ha dichiarato che la Federazione calcistica iraniana presenterà un reclamo contro la U.S. Soccer al Comitato etico della FIFA per "aver mancato di rispetto alla bandiera nazionale" della Repubblica islamica.

Le stesse proteste, sostengono i leader iraniani, sono state fomentate dagli Stati Uniti e da altri nemici stranieri. Una mania di persecuzione comprensibile: il regime si trova oggi davanti a una delle sfide più audaci alla teocrazia dai tempi della rivoluzione islamica del 1979. È con queste premesse politiche e sociali che si affrontano Usa e Iran. In palio c’è la qualificazione alla fase successiva, ma forse, anche di più.

Può una partita cambiare il mondo?