Serie A, razzismo: l'indignazione non può bastare a risolvere il problema

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Serie A, razzismo: l'indignazione non può bastare a risolvere il problema

Serie A, razzismo: l'indignazione non può bastare a risolvere il problema
Serie A, razzismo: l'indignazione non può bastare a risolvere il problemaProfimedia
Anche il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha reagito agli insulti razzisti rivolti contro il difensore centrale francese del Lecce, Samuel Umtiti, e il suo compagno di squadra Lameck Banda. A questo punto, però, dovrà essere tutto il sistema a rispondere e dovrà farlo in maniera forte.

È arrivato il momento di dire basta? Beh, no. In realtà quel momento è già arrivato da un bel po'. Il problema è che il sistema - e non solo quello italiano -  non sembra essere in grado di risolvere la più grande vergogna del calcio. I cori razzisti rivolti dagli ultrà laziali a Samuel Umtiti e Lameck Banda rappresentano l'ennesima macchia allo sport e, più in generale, allo spettacolo che i più romantici si ostinano ancor a definire come il più bello e amato del mondo. Eppure, se così fosse, non si capisce davvero come sia possibile che ci sia ancora tanto spazio per l'odio, per gli intolleranti, per i frustrati.

Qualcuno - in realtà un po' tutti, fatta eccezione per i tifosi della Lazio - guarderà con soddisfazione al risultato finale dell'incontro andato in scena allo stadio di Via del Mare. La vittoria (2-1) in rimonta del Lecce, invece, non serve di certo a rendere meno amara una serata che avrebbe dovuto essere solo di sport. Gli occhi lucidi che hanno accompagnato negli spogliatoi Big Sam alla fine dell'incontro dimostrano chiaramente come non ci possa essere allegria sportiva - non piena, quantomeno - quando non viene rispettata la dignità personale di ogni individuo.

"I cori razzisti sono stati sommersi da quelli d'incoraggiamento! Tutto il popolo giallorosso ha iniziato a urlare un solo nome, Samuel Umtiti", il tweet con il quale il Lecce ha sottolineato con orgoglio la reazione dei propri tifosi.

A questo punto la Procura federale indagherà, aprirà fascicoli e fascicoletti e, quasi sicuramente, sanzionerà la Lazio e probabilmente anche i tifosi biancocelesti, vientandogli di seguire la loro squadra in trasferta. Tutto già visto e rivisto. La risposta delle istituzioni, però, non potrà né dovrà limitarsi all'ennesima multa, all'ennesima punizione adolescenziale. C'è bisogno di una reazione condivisa dallo sport e dalla politica.

I primi a volerlo sono i tifosi laziali, quelli veri, costretti a essere continuamente associati a questi energumeni: "Non voglio che sia associato il razzismo alla Lazio perché la Lazio è rappresentata dalla maggioranza e non dalla minoranza", l'accorata difesa di Maurizio Sarri.

Detto questo, anche la società capitolina dovrà dimostrare - e non solo a parole - di voler davvero erradicare questa vergogna dalla propria curva. E, invece sul profilo twitter ufficiale del club tutto tace. Come se non fosse successo nulla.

E invece è successo che se ne sono accorti in tutto il mondo a tal punto che il presidente della Fifa, Gianni Infantino, è stato uno dei primi a reagire condannando, attraverso il proprio profilo Instagram, l'accaduto: "Solidarietà per Samuel Umtiti e Lameck Banda - gridiamo alto e forte: no al razzismo! Che la maggior parte dei tifosi, che sono brave persone, possano alzarsi e zittire una volta per tutte i razzisti".

Messaggio al quale l'ex difensore centrale del Barcellona ha risposto con una story, anzi, con un vero e proprio inno alla gioia: "l calcio è piacere e gioia, il resto non conta nulla". In realtà, Big Sam aveva già risposto in campo con una prestazione sontuosa, rendendo ancora più amara la sconfitta soprattutto per gli intolleranti. Una minoranza, senza dubbio, ma che, sfortunatamente, fa ancora tanto, troppo rumore.