OPINIONE: i veri problemi del caso scommesse, e non c'entrano solo i calciatori

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OPINIONE: i veri problemi del caso scommesse, e non c'entrano solo i calciatori

OPINIONE: i tre veri problemi del caso scommesse, e non c'entrano i calciatori
OPINIONE: i tre veri problemi del caso scommesse, e non c'entrano i calciatoriX
Nella bulimica caccia al nuovo calciatore invischiato, molti hanno perso di vista i veri problemi di tutta questa faccenda.

“E il quarto giocatore è….”.  L'indiziato bisogna riconoscerlo dalla sagoma, come in un quiz a premi. È così che il neo sito di Fabrizio Corona, Dillinger News, ha pensato di tirare fuori i nomi dei giocatori implicati in un giro di scommesse: come un’estrazione dell’enalotto, con tanto di annuncio dell'ora in cui verrà svelato il "cattivo di turno" per creare suspense (leggi: portare visite). E abboccano tutti, a cominciare dai giornali che lo intervistano.

ll quarto nome si scoprirà essere quello di Zalewski, che arriva dopo quelli di Fagioli, Tonali e Zaniolo, citati prima da Dillinger, e poi confermati dalla Procura.  Vista la situazione, infatti, gli inquirenti di Torino non potevano far altro che accelerare la notifica agli stessi giocatori, dopo aver sentito lo stesso Corona per capire la natura della sua fonte. Così, mentre i nomi venivano dati in pasto al web, sui social si gridava allo scandalo perché "certi calciatori scommettono quando sono già milionari". Tra esaltazioni da il re è nudo e indignazioni varie molti perdevano di vista il vero problema. Anzi, i veri problemi. 

Il primo problema: il quadro generale

Quei nomi erano già noti alla Procura di Torino per un motivo ben preciso. Appartengono infatti a un’inchiesta più ampia che riguarda le scommesse su piattaforme illegali che si teme siano legate alla malavita, i cui proventi, cioè, essere gestiti dalla criminalità organizzata. Agli inquirenti interessa scoprire come, in questo caso, abbiano fatto i giocatori a conoscere quei siti e se ci siano stati terzi che li hanno spinti a utilizzarli. 

In sintesi: se anche giocatori di Serie A scommettono su piattaforme illegali siamo di fronte a un giro enorme di denaro, e in certi casi può esserci di mezzo la crimininalità organizzata.

Il secondo problema: il discorso morale

Il secondo problema che la gogna social non ha compreso, o su cui non ha abbastanza riflettuto, è il motivo personale di queste scommesse. Cercare di capire cioè se per il calciatore si trattava di un passatempo o di qualcosa di più "serio", ovvero una dipendenza. Tra l'altro, mentre i siti legali hanno sistemi e avvertenze esplicite per scongiurarla, stessa cosa non si può dire delle piattaforme illegali dove peraltro è consentito scommettere molti più soldi. 

In sintesi: il giocatore potrebbe scommettere perché ha una dipendenza, e come tale va trattata e non derisa.

Il terzo problema: la distinzione della giustizia sportiva

Questo è probabilmente il punto che più interessa ai tifosi, e cioè se il giocatore ha commesso un reato per la federazione e quindi può essere squalificato. Qui però siamo nell'ambito della giustizia sportiva, e il discorso va valutato caso per caso.

Va innazitutto detto che scommettere o giocare online è perfettamente consentito anche ai giocatori di calcio, che hanno come unico limite quello di non poterlo fare sul loro sport e a maggior ragione sulla propria squadra. Un'aggravante, quest'ultima, perché potrebbe portare a falsare il risultato sportivo. 

Andando nello specifico, se Fagioli – che a quanto pare ha perso più di un milione in pochi mesi - ha ammesso di aver giocato su partite di calcio e riconosciuto una dipendenza , bisogna capire i movimenti di Tonali e Zaniolo. Cioè su cosa scommettevano e quanto scommettevano. L’ex rossonero non ha fatto trapelare al momento molto anche se ha ammesso a familiari e amici di aver scommesso su partite di calcio per passatempo, mentre l’ex giallorosso ha spiegato che nel suo caso si trattava soltanto di giocate al blackjack, che da un punto di vista sportivo sarebbero assolutamente consentite. 

Dichiarazioni che comunque cozzano con quanto pubblicato da Dillinger News, che non è certo la Bibbia, ma che sul caso di Zaniolo è stato piuttosto dettagliato: “Scommetteva sulle partite della Roma in Coppa Italia persino quando era in panchina". Lo stesso sito ha poi rilanciato tirando in ballo anche la madre del giocatore, Francesca Costa, additandola come figura chiave che “gestiva gli affari”. Una versione totalmente diversa da quella di Zaniolo, che a questo punto se fosse così sicuro della sua "onestà" dovrebbe querelare Corona per diffamazione.

Le minacce però non sono arrivate, e questo fa riflettere. Va detto, comunque, che lo stesso legale del calciatore ha smentito qualsiasi accusa: "Non gli è stato notificato nulla, non è intervenuta in alcun modo la procura federale, che può intervenire solo se dovessero emergere scommesse su partite che a oggi non sono contestate in nessun modo. Lo stesso Zaniolo lo ha escluso categoricamente".

In sintesi: un calciatore per la giustizia sportiva è colpevole soltanto quando scommette su una partita di calcio. 

Il quarto problema: la presunzione di innocenza

Atro caso ancora quello di Zalewski, l'uomo della "sagoma misteriosa" citato dal sito dell'ex agente fotografico ma mai entrato nell'inchiesta. Lui sì che sta pensando di passare alle vie legali, e vedremo se alle parole seguiranno i fatti. Per Dillinger era nella stessa chat di Fagioli, Tonali e Zaniolo. E così, anche se non è ancora chiaro se abbia effettuato scommesse o meno, è stato fatto il suo nome. Per molti, come abbiamo visto, è sufficiente. E questo è il quarto problema. 

In sintesi: una persona è colpevole soltanto quando condannata, e indagata soltanto quando è iscritta nel registro degli indagati. Meglio non dimenticarlo.