Gravina non ci sta: "Contro di me solo falsità, voglio i nomi dei mandanti"

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Gravina non ci sta: "Contro di me solo falsità, voglio i nomi dei mandanti"

Il presidente della Figc, Gabriele Gravina
Il presidente della Figc, Gabriele GravinaProfimedia
Il presidente della Figc ha ribadito che "mi sono fatto indagare per difendermi"

"Mi sono dovuto far indagare per potermi difendere contro il secondo dossieraggio, che sono le falsità di qualcuno che si diverte con veline anonime e immagino che la fonte sia sempre la stessa". Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, a margine dell'incontro con gli arbitri sull'inchiesta che lo ha coinvolto.

"Io ho esibito documenti ufficiali con data certa - ha aggiunto - . Tutto ha avuto risposte e riscontro. Ho chiesto l'accertamento della verità. Se ci sono responsabilità voglio capire oltre chi ha predisposto il dossieraggio e anche i nomi dei mandanti". Poi ha concluso: "I magistrati nemmeno ieri mi hanno rivolto accuse".

La verità del presidente della Figc
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La versione del procuratore

Dalla sua, il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone - quando è stato ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia sul dossieraggio nei confronti di diversi personaggi pubblici nell'ambito della vicenda delle operazioni pre investigative di Striano e Laudati su Gravina  - ha assicurato che "ci sono stati una serie di contatti con soggetti della Lazio, ma finché non si trova la prova non ci sono responsabilità. Abbiamo ascoltato a Perugia Claudio Lotito come persona informata sui fatti, poi abbiamo ritenuto di trasmettere gli atti alla procura di Roma".

"Credo ci sia l'esigenza di ripristinare la verità sui fatti che sono stati detti in questa fase, alcuni riportati in modo generico non avendo conosciuto gli atti e per intervenire a tutela di un'istituzione sacra come la procura nazionale. Non mi occupo di bolle di sapone. E chi parla di bolle di sapone ne risponderà nelle sedi giuste. Esiste un limite a tutto, se non si conoscono gli atti non si può esprime giudizio. C'è l'esigenza di una serie di strumenti come delle infrastrutture telematiche giudiziarie e vorrei ricordarlo in un momento nel quale con grandissima fatica ci stiamo avviando al processo telematico".

La fuga di notizie

"Questa è la seconda fuga di notizie in questa inchiesta - ha assicurato Cantone - . Però ancora non abbiamo capito chi e come questa notizia l'ha fatta uscire, danneggiando l'indagine. Condivido integralmente le parole del procuratore antimafia, sul fatto che i numeri lasciano pensare ci sia altro dietro. I numeri inquietano perché sono davvero mostruosi. Striano ha effettuato un download 33.528 file dalla banca dati della direzione nazionale antimafia. Questo numero enorme di atti scaricati dalla Procura nazionale antimafia che fine ha fatto? E quanti di questi dati possono essere utili?".