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La finale di Champions League giocata dai dati: possesso e corsa contro solidità e efficienza

Il pallone della finale di Champions League tra Psg e Inter
Il pallone della finale di Champions League tra Psg e InterMARCO BERTORELLO / AFP
Numeri alla mano, la sfida di Monaco di Baviera oppone due filosofie di calcio piuttosto diverse. Il Psg di Luis Enrique domina il gioco, costruisce molto e cerca il controllo attraverso il possesso e l’intensità. L’Inter di Inzaghi, invece, è squadra compatta, che concede poco, capitalizza al massimo le occasioni create e si affida a una solidità difensiva maturata nel tempo.

La finale di Champions League 2024/25 tra Paris Saint-Germain e Inter non è solo una sfida tecnica e tattica tra due scuole calcistiche diverse, ma anche uno scontro tra approcci opposti al gioco, come dimostrano i dati statistici delle due squadre accumulati durante l’intero percorso europeo.

La statistica, come spesso accade, non può predire l’esito, ma ci aiuta a leggere con maggior precisione la natura del duello. I numeri, frequentemente più delle parole, aiutano a comprendere i punti di forza e le vulnerabilità delle due contendenti che, nel caso in questione, si giocano il trofeo più ambito: "La más linda", la più bella, assicurava Lionel Messi.

La finale di Champions League
La finale di Champions LeagueFlashscore

Psg: più possesso e più chilometri

Il PSG arriva a Monaco dopo 16 partite europee giocate: 10 vittorie, un pareggio e ben 5 sconfitte. Un cammino non sempre lineare, segnato da alti picchi prestazionali ma anche da momenti di incertezza. La squadra di Luis Enrique ha segnato 33 gol, subendone 15. Il dato sul possesso palla è tra i più alti del torneo (59,57%), abbinato a una precisione nei passaggi del 88,88%. Elementi che confermano un’identità di gioco costruita sul dominio tecnico e territoriale.

I parigini sono anche una squadra che corre davvero tanto: 117,94 chilometri in media a partita, contro i 91,08 dell’Inter, un divario che riflette la maggiore intensità fisica richiesta dal sistema di gioco adottato da Luis Enrique. L’Expected Goals complessivo del PSG è di 32,91, cifra molto vicina ai 33 gol realmente segnati, segno di una buona conversione delle occasioni. Escludendo i rigori, l’xG scende a 31,33. Il dato difensivo dell’Expected Goals Against (xGA) è pari a 18,15, di poco superiore ai 15 gol real mente incassati.

Inter: equilibrio e solidità

L’Inter ha disputato 14 partite in questa Champions: 10 vittorie, 3 pareggi, una sola sconfitta. La squadra di Inzaghi ha realizzato 26 reti e ne ha subite appena 11. Il possesso palla medio si attesta sul 47,72% e la precisione nei passaggi all’85,72%: valori inferiori a quelli del PSG, ma coerenti con un’impostazione più verticale, basata sul recupero palla e sulle transizioni.

I nerazzurri, pur correndo meno, hanno ottenuto risultati estremamente solidi, come dimostrano le otto partite concluse senza subire gol (contro le sei del PSG). Anche sotto il profilo dell’Expected Goals, l’Inter si conferma più pragmatica che spettacolare: 24,11 xG complessivi, 18,59 escludendo i rigori. A fronte di 26 gol segnati, i dati suggeriscono una sovraperformance significativa, effetto di una fase offensiva estremamente efficiente. L’Expected Goals Against è pari a 17,26, indice di una buona organizzazione difensiva ma anche di un rendimento superiore alle attese nella protezione della porta.

I protagonisti

Anche a livello individuale, la sfida si annuncia equilibrata. Lautaro Martínez ha segnato 9 gol in 13 partite, con un xG personale di 4,82: dati che testimoniano un livello realizzativo ben al di sopra delle aspettative, tipico dei centravanti di razza: quando si dice che un attaccante top ha bisogno di poco per segnare.

Dall’altra parte, Dembélé ha messo la propia firma su 8 gol in 14 partite, con un xG più alto (7,81) del dirimpettaio: segno di una produzione offensiva maggiore rispetto all'argentino, ma allo stesso tempo di una conversione meno brillante. Negli ultimi 16 metri, inoltre, l'argentino e il francese possono contare su due ottime spalle: Marcus Thuram (3,14 xG) e Barcola (5,31 xG).

I numeri di Lautaro in Champions League
I numeri di Lautaro in Champions LeagueFlashscore

Tra i pali, i numeri parlano chiaro: Yann Sommer ha compiuto 51 parate contro le 37 di Donnarumma, a testimonianza del maggior lavoro richiesto al portiere svizzero, ma anche della sua centralità nel percorso nerazzurro. Sommer è stato decisivo in diverse partite chiave, come dimostrano sia le sue prestazioni sia il numero di clean sheet dell’Inter. E la stessa cosa si può e si deve dire di Gigio: insomma, se l'Inter e il Psg sono in finale, buona parte del merito è dei loro portieri.

Entrambi, inoltre, sono diventati con il tempo due veri e propri specialisti dei penalty, intasi come serie finale. E così, se la sfida si concluderà dagli undici metri non dovremo sorprenderci se i gol segnati dai rigoristi designati saranno inferiori al 50% dei tiri complessivi.