Il Camp Nou ha riaperto, ieri sera, le porte alla Champions League e il cuore dei tifosi blaugrana è tornato a battere con l’emozione che solo le notti europee sanno regalare. Dopo tre anni di esilio forzato a Montjuïc, per permettere a gru e picconi di erigere il nuovo tempio, la squadra e il popolo culé hanno finalmente rivisto il proprio stadio accogliere una sfida della competizione "más linda", per dirla con Messi.
Un appuntamento che mancava dal 26 ottobre 2022, quando il Bayern Monaco aveva inflitto un secco 3-0 alla squadra allora allenata da Xavi Hernández, durante la fase a gironi. E la verità è che, nel giorno del ritorno a casa anche in Europa, il destino ha riservato al Barça non un rivale qualunque.

E già, perché, qualche mese prima della sconfitta contro Muller e compagni, era stato proprio l'Eintracht Francoforte a dare al popolo blaugrana una delle umiliazioni più cocenti della loro storia recente, eliminando il Barça nei quarti di finale dell'Europa League alla fine di una serata che aveva lasciato il club e i suoi tifosi attoniti in un clima surreale.
Il Camp Nou vestito di blanco
Quel giorno, infatti, l'ultimo dei problemi dei catalani era stato il risultato finale. E già, perché circa 30 mila tifosi tedeschi si impadronirono di quasi metà delle gradinate del vecchio Camp Nou, dominando la scena con i loro cori - decisamente più rumorosi di quelli dei tifosi catalani - e soprattutto con il colore delle maglie della loro squadra: un bianco talmente esagerato che ricordava troppo il 'blanco' del Real Madrid. Una nota, non proprio al margine, che aveva amplificato il senso di smacco tra i blaugrana.

La sensazione, infatti, era stata amarissima come la constatazione di giocare una partita in trasferta nel proprio stadio. Lo stesso Xavi aveva definito l’episodio "un errore di calcolo chiarissimo": molti soci avevano liberato il proprio posto e le rivendite attraverso i tour operator avevano moltiplicato la presenza degli ospiti creando un ambiente surreale. La sconfitta fu dura, ma il ricordo del silenzio blaugrana e quel mare bianco sugli spalti rimane una ferita aperta nella memoria collettiva del Camp Nou.
Ferita riaperta
Una ferita riaperta, alla vigilia del match, da Dino Toppmöller, il tecnico dell’Eintracht: "Certo che mi ricordo di quella partita l'ho vista in tv! È stata un’esperienza impressionante, qualcosa di incredibile". Ed è proprio per questa ragione che, in vista della sfida di Champions League di ieri, il Barça ha deciso di non lasciare nulla al caso. Tutti i biglietti disponibili sono stati riservati ai soci, eccetto la quota minima obbligatoria del 5% destinata ai tifosi ospiti come richiesto dalla UEFA.

Sin dal drammatico "errore di calcolo" del 2022, ogni tagliando venduto dal Barça è diventato nominale, rendendo molto più complicata qualsiasi possibilità di rivendita o, nel caso in particolare, di ingresso massiccio dei supporter della squadra ospite. Una decisione netta, pensata per evitare che potesse ripetersi un'onta storica e garantire, così, la supremazia dei tifosi locali. E così, ieri sera, il Camp Nou si è presentato di nuovo come un vero fortino blaugrana, pronto a tutto pur di prendersi la propria rivincita e ripristinare l’orgoglio del club.
La rivincita dei colori blaugrana
Un Camp Nou pronto a parlare solo la lingua dei propri tifosi, senza invasioni esterne, se non minime, come le macchie di colore bianco che, questa volta, sono state sovrastate da quelle blaugrana. In ogni angolo dello stadio, compreso il piazzale di fronte allo scheletro esterno si respirava la passione e i colori di chi non si accontentava di riaprire la propria casa alla Champions League, ma aveva anche la necessità impellente di vendicarsi.
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Sotto questo aspetto, la riapertura del tempio del calcio catalano non è stata solo simbolica e ha rappresentato molto di più di un semplice ritorno alla normalità. Nonostante, infatti, ci vorrà ancora un po' per abilitare tutte le gradinate e raggiungere la capienza massima di 105 mila spettatori, ieri non è mancata né la magia né il calore che può trasformare una notte di calcio in un’esperienza indimenticabile, nonostante l'Eintracht ci avesse provato a rovinare di nuovo la festa, prima che Jules Koundé rimettesse le cose a posto per i suoi.

Il Camp Nou ha recuperato, così, il suo battito cardiaco, le sue emozioni e la sua voce: quella del popolo blaugrana pronta a cantare, incitare e sostenere il més que un club. Dopo anni di attesa, uno dei più prestigiosi teatri dei sogni ha riaperto le proprie porte alla più importante tra le competizioni per club e, più in generale, all'Europa intera che, per dirla tutta, non vedeva l'ora.
E lo ha fatto con la consapevolezza che, ogni partita, sarà una sfida da vincere sia sul campo che sugli spalti, evitando gli errori del passato e dotando di un'anima propria le gradinate del Nou Camp Nou che domani dovranno raccontare ai tifosi più giovani le gesta di ieri. A cominciare proprio dalla doppietta di Koundé.

