Dopo il pareggio in rimonta a Parma, l'Inter si è recata in casa del Bayern per dimostrare di aver dosato bene le energie per l'impegno europeo. Decisa come al solito a farsi valere tramite le transizioni interne, con Acerbi a fare da prima catapulta, la squadra di Simone Inzaghi ha visto i rivali controbattere con un centrocampo infoltito, onde sopperire all'assenza del funambolo Musiala.
La prima occasione di un certo tipo è arrivata quasi al quarto d'ora, quando dopo una bella incursione di Laimer Olise ha crossato dolcemente per Kane, il cui colpo di testa, altrettanto soave, è stato facilmente assorbito da Sommer. Rispondevano i nerazzurri con una botta di Calhanoglu dal limite dell'area ben ribattuta dalla coscia di Kim. Una sequenza che si ripeteva quasi identica qualche minuto più tardi, e dopo che un'incursione in diagonale di Guerreiro era stata anch'essa ammortizzata dal portiere nerazzurro.
Il portiere svizzero si scaldava, ribattendo poco dopo un tiro defilato di Olise senza troppa potenza e precisione, ma che arrivava a culmine di un'azione ben intagliata dai bavaresi, il cui ritmo aumentava. E al 26esimo, tutto l'Allianz recriminava per il palo pieno colpito da Kane dopo un'altra bella sequenza di dribbling di uno scatenato Olise, che partendo dalla destra creava sempre problemi per gli avversari e spazi per i compagni, anche se in quel caso era stato favorito da uno scellerato scarico errato dell'ex Pavard.
Lo spavento, però, aveva il pregio di scuotere l'Inter, che alla mezz'ora faceva un break con Bastoni in seguito al quale Carlos Augusto, inseritosi di gran carriera, sciupava una buona occasione tirando troppo stretto sul primo palo. Saliva pian piano in cattedra Lautaro Martinez, che dopo aver mostrato in muscoli in vari contrasti portava avanti i suoi al 38esimo. E nel modo più delizioso possibile, ossia con un mezzo esterno a effetto appena entrato in area in seguito a un sontuoso colpo di tacco smarcante di Marcus Thuram.

Passati avanti, i lombardi procedevano a una classica gestione, anche se alla fine del primo tempo era Darmian a salvare di petto su una conclusione ravvicinata di Sané. L'inizio del secondo tempo vedeva le due rivali andare avanti e indietro da un lato all'altro, ma nonostante il pressing bavarese era Lautato ad avere l'occasione per il raddoppio: il suo destro in diagonale, però, veniva ribattuto dal braccio sinistro di Urbig.
Al 65esimo un controllo e tiro al volo di Guerreiro dal limite dell'area sibilava di pochissimo sopra la traversa di Sommer, che per un po' doveva stare attento ad alcune conclusioni non insidiose ma che certificavano la risalita del Bayern, che poi sperava in un cambio con l'ingresso di Gnabry per Guerreiro e del veterano Muller per Sané. Una delle migliori chance arrivava sul piede di Kane, che da 17 metri in corsa calciava di mezzo esterno senza però riuscire a emulare Lautaro in quanto a impatto e precisione.

I bavaresi, però, non si arrendevano, e negli ultimi dieci minuti assediavano i nerazzurri, che si arroccavano in area provando a intensificare i blocchi delle linee, lasciando in pratica solo opzioni di tiri da fuori, come quello di Muller rimpallato in scivolata da Pavard. All'85esimo, però, la resistenza degli uomini di Inzaghi si spezzava, e nel modo più incredibile: sul cross lento a giro di Laimer dalla linea di fondo Muller veniva lasciato solissimo a due metri dalla porta. Per una vecchia volpe come lui era uno scherzo appoggiare e battere Sommer, aprendo così allo sprint finale dei padroni di casa per cercare il ribaltone nel finale.
Ma l'Inter non aveva intenzione di mollare, e dopo una parata di Sommer su Kane rialzava la testa. E con un'azione in verticale fatta di tre passaggi, l'ultimo dei quali di Barella, Carlos Augusto si lanciava verso l'area avversaria e infilava con forza in mezzo, dove accorreva il subentrato Frattesi. Il suo tocco non era particolarmente ortodosso, ma il tempismo era perfetto, da goleador vissuto. Di quelli che decidono partite come queste, che confermano il potenziale dei nerazzurri in Europa è quello di chi può davvero puntare al bersaglio grosso.