L'edizione di quest'anno è un record per quanto riguarda il numero di teste di serie eliminate. Dopo il primo turno, 23 teste di serie hanno fatto le valigie, 13 uomini e 10 donne. Per la prima volta dal 1968, né la seconda testa di serie (Coco Gauff) né la terza (Jessica Pegula) sono passate al secondo turno. Quali sono le cause di questa sorprendente ondata di eliminazioni?
La superficie e il caldo estremo
Wimbledon è da sempre teatro di risultati a sorpresa nei primi turni. La superficie in erba è molto particolare, richiedendo non solo un adattamento tattico ma anche un cambiamento nei movimenti, che non tutti i tennisti riescono a gestire con rapidità.
Quest’anno, a complicare le cose, si è aggiunto il caldo estremo, che ha influito sensibilmente sulle prestazioni. Pegula ha commentato dopo la partita che ogni campo d’erba è diverso dagli altri.
"È una superficie viva, che non si gioca mai allo stesso modo", ha spiegato. Con il caldo la palla viaggia più veloce, ma l’erba asciutta rallenta il gioco.
La situazione è in continua evoluzione, come sottolinea anche Iga Šwiatek: "Con il cambiare del tempo, dovremo adattarci a condizioni diverse ogni giorno".
Aumento del montepremi
Il montepremi di Wimbledon di quest’anno ha raggiunto un livello record, rappresentando una forte motivazione per molti giocatori a partecipare.
Questo potrebbe spiegare alcuni risultati sorprendenti: diversi tennisti scendono in campo senza essere al massimo della forma o addirittura con infortuni, ma raramente lo ammettono pubblicamente.
Mancanza di personalità
Il tennis femminile si presenta equilibrato ma al momento privo di personalità dominanti come Serena Williams o Maria Sharapova, capaci in passato di imporsi su ogni superficie. Tra le prime 5 giocatrici al mondo quest'anno, solo la numero uno del mondo Aryna Sabalenka mantiene la sua posizione. Nel circuito maschile si sta vivendo un naturale ricambio generazionale dopo il ritiro di Rafael Nadal, Roger Federer e Andy Murray. Sta entrando una nuova generazione, guidata da Carlos Alcaraz e Jannik Sinner.

Un circuito più equilibrato
Sembra che i giovani talenti stiano maturando più rapidamente, supportati da staff tecnici sempre più preparati, rendendo sempre più difficile per i veterani, da anni ai vertici, mantenere il passo.
L’ex numero uno Daniil Medvedev, sconfitto all’esordio da Benjamin Bonzi, ha riconosciuto il livello elevato dell’avversario, sottolineando come la competizione si stia alzando anche tra i giocatori fuori dalla top.
Non è stato l’unico a esprimere questa sorpresa.
Burnout dei tennisti?
Wimbledon è il momento clou della stagione per i tennisti. Dovrebbero essere preparati sotto tutti gli aspetti, compreso quello mentale. Ma un argomento sempre più frequente tra gli stessi giocatori durante le conferenze stampa è la stanchezza mentale, spesso legata a un calendario fitto di impegni, all’impossibilità di scegliere i tornei in base alle proprie esigenze o alla separazione permanente da famiglia e amici.
La finalista dello scorso anno, Jasmine Paolini, si è rammaricata dopo la partita: “Non sono riuscita a rimanere concentrata per tutto il tempo”. Anche il numero tre del mondo, Alexander Zverev, ha ammesso: “Non sto bene mentalmente. Per la prima volta ho pensato di andare in terapia”. Quando si aggiungono i problemi di salute, la motivazione può calare rapidamente, come ha raccontato Stefanos Tsitsipas, eliminato al primo turno: “Se la salute non funziona, tutta la vita tennistica diventa una miseria”. Matteo Berrettini, finalista a Wimbledon nel 2021, si trova oggi in una situazione simile.