C'è finalmente la data dell'incontro esibizione tra la numero 1 della Wta, la 27enne bielorussa Aryna Sabalenka, e l'attuale numero 652 dell'Atp, ma ex n. 13, il 30enne australiano Nick Kyrgios: si terrà il 28 dicembre a Dubai.
È l'ennesima sfida di questo genere nel tennis, un'esibizione che però vanta come suo precedente uno dei match più famosi di questo sport, quello del 20 settembre 1973 disputatosi tra gli statunitensi Bobby Riggs e Billie Jean King, la "Battaglia dei sessi", come fu nominato, che ispirò anche l'omonimo film del 2017 con Steve Carell e Emma Stone.
Un match che cambiò la società
Quello tra i due americani fu un incontro determinante in un'epoca di grandi cambiamenti per tutti i risvolti sociali, politici e culturali che ebbe nella società di allora, e gettò le basi per la parificazione tra i sessi in questo sport ma non solo. La sua importanza non fu tanto quella di stabilire la competitività del tennis femminile ma di cambiare la stessa immagine che questo aveva, e pertanto ammantare col suo risultato le differenze di genere negli altri ambiti, cambiandone la percezione.
Riggs aveva 55 anni e si era ritirato da 14 anni dopo aver vinto tre slam, una volta Wimbledon e due gli Us Open. Conosciuto simpaticamente come "The Hustler" (lo spaccone) per il suo comportamento spesso sopra le righe, nel febbraio 1973 in una conferenza stampa, per riguadagnare forse un po' di popolarità, lanciò la sfida sostenendo che avrebbe potuto battere tranquillamente, anche da "pensionato", le due migliori tenniste femminili dell'epoca, l'australiana Margaret Court e la connazionale statunitense, la californiana Billie Jean King.
Era chiaro che Riggs mirava soprattutto a provocare Billie Jean, all'epoca 29enne, numero due in quel momento del tennis femminile ma vincitrice di dieci slam (un Australian Open, un Roland Garros, cinque Wimbledon e tre Us Open) e soprattutto convinta femminista e attivista per le donne. Tra i successi in questo campo della tennista che fonderà la WTA, proprio in quell'anno, c'era stata l'abolizione del divario salariale tra uomini e donne allo US Open, sotto la minaccia di non prendervi parte dopo aver vinto le due edizioni precedenti.
King non la prese bene, rifiutando e apostrofando Riggs come "un vecchio sfigato che barcolla come un'anatra e pure mezzo cieco". Raccolse la sfida invece l'allora numero 1, Court, che voleva zittire quel "tizio dalla bocca larga". Non ci riuscì, perdendo a Ramona, in California, davanti a 3000 persone per 6-2 6-1. Era il 13 maggio, la festa della mamma, tanto che l'episodio passò alla storia come il "Mother's Day Massacre".
A quel punto però a King non restava altro che accettare la sfida per salvare l'onore del tennis femminile, e la partita si giocò il 20 settembre all'Astrodome di Houston, in Texas, in un evento che raccolse più di 30.000 persone e più di 90 milioni di telespettatori. L'arrivo degli sfidanti sottolineò l'aspetto di esibizione ma anche l'importanza storica di quel match: Billie Jean arrivò su una lettiga dorata trainata da quattro ragazzi vestiti come schiavi antichi, mentre Riggs su un carro trasportato da modelle.
King affrontò Riggs limitandosi soprattutto a colpire da fondo campo per non esporsi ai tiri troppo forti dell'avversario, cercando di muoverlo per farlo stancare, e alla fine ebbe la meglio in tre set (si giocava al meglio dei 5) vincendo 6-4, 6-3, 6-3. Al termine dell'incontro rivelò: "Pensavo che se non avessi vinto la partita saremmo tornati indietro di 50 anni. Non avrebbe rovinato solo il campionato femminile, ma avrebbe influito sull’autostima di tutte le donne".
Aveva ragione. In un periodo in cui le disuguaglianze di genere nei mestieri e nei salari erano fortissime, con la sua vittoria divenne un'eroina e un esempio per molte donne che la fermavano persino per strada per ringraziarla. Billie Jean non si limitò a diventare un'icona dei diritti delle donne ma anche in seguito della comunità LGBT+ dopo aver fatto outing pubblicamente, e fu inserita dalla rivista Life tra i 100 americani più influenti del XX secolo.
L'impatto che ebbe quella vittoria sulla società americana portò però molti tennisti e commentatori dell'epoca a minimizzare l'impresa trovando tesi alternative, per alcuni Riggs aveva barato per soldi, e ci fu anche chi come il tennista Don Budge tirò in ballo la mafia, parlando di un compenso di addirittura 550 mila dollari per la sconfitta. Più avanti, nel 2013, a Espn un uomo raccontò di aver assistito a una conversazione di Riggs con i gangster, che gli avrebbero promesso di azzerare i di debiti di gioco se avesse perso.
Dal canto suo però Riggs ha sempre difeso la vittoria di Billie Jean come legittima, dicendo che semplicemente non era in giornata, e così fece il suo migliore amico Lornie Kuhle, che da esecutore testamentario di Riggs negò assegni. King bollò le voci come ridicole affermando che molte persone, soprattutto uomini, non sono contente quando una donna vince perché è dura per il loro ego. Comunque siano andate le cose, dopo quello storico match non ci fu una rivincita, ma Riggs e King divennero grandi amici. Dopo la morte del tennista, Billie Jean raccontò di averlo chiamato la notte prima, quando era malato di cancro alla prostata, e lui le disse: "Beh, ce l’abbiamo fatta. Abbiamo davvero fatto la differenza, no?". Furono le sue ultime parole.
Jimbo contro Navratilova
Diciannove anni dopo quello storico incontro la battaglia tra i sessi si ripropose con Jimmy Connors, allora quarantenne, contro Martina Navratilova, di cinque anni più giovane.
Per facilitare la tennista fu negata la seconda di servizio a Jimbo, mentre la ceca naturalizzata americana poteva usufruire anche di parte dei corridoi riservati al doppio. Connors iniziò male andando in svantaggio per 3-1 ma poi la sua forza atletica ebbe la meglio, mentre la Navratilova dava segni di nervosismo, finendo il match con otto doppi falli e trentasei errori gratuiti.
Al Caesar's Palace di Las Vegas, quel 25 settembre 1992, Connors si impose 7-5 6-2, in un match di esibizione lontano comunque dall'allure e dall'importanza che ebbe il precedente, nonostante a commentare la partita ci fosse anche lui, Bobby Riggs. La stessa tennista prima dell'incontro aveva dichiarato: “Sarà più intrattenimento che un’emotiva battaglia dei sessi, se avessimo giocato vent’anni fa ci sarebbe stata ben altra tensione”.
A fine partita, sfinita, rivelò che comunque il sapore di quella sfida simbolica le aveva generato parecchia tensione: "Sono felice che sia finita, la preparazione è stata lunga ed ero più nervosa rispetto a qualsiasi partita che abbia mai giocato”.
L'"umiliazione" delle Williams contro un tabagista
Se quella tra King e Riggs resta la più famosa battaglia dei sessi del tennis, ce n'è una che forse è la meno famosa di tutte, visto che è stata raccontata solo da testimoni oculari anche se è confermata dai protagonisti, ed è quella che vede due giovanissime sorelle Williams "umiliate" da un tabagista che fumava ai cambi di campo: l'ex n. 38 Atp Karsten Braasch, all'epoca numero 203 al mondo.
Era il 28 dicembre 1998, la stessa data scelta per Kyrgios contro Sabalenka. Durante l'Australian Open, stimolata dai giornalisti che paragonavano quella violenza dei suoi colpi al tennis maschile, Serena disse di essere convinta di battere un uomo fuori dai top 200. La dichiarazione si trasformò in una sfida e la scelta ricadette sul tedesco, in declino ed eliminato al primo turno. Un tipo particolare col vizio del fumo, gli occhiali da vista e un tennis stranissimo, soprattutto al servizio.
Braasch, soprannominato "Katze" (il gatto), raccontò in seguito come si preparò per il match: "Ho fatto una partita di golf al mattino, poi ho bevuto qualcosa e fumato le mie immancabili sigarette. Mi sono presentato sufficientemente rilassato”. La sfida tra i due si giocò sul campo 17, senza televisioni, un paio di giornalisti e qualche spettatore. Braasch, come fece Connors con Navratilova, rinunciò alla seconda di servizio, ma anche così il match sembrò fortemente squilibrato: sotto di 5-0 Serena riuscì per lo meno a evitare il bagel ma finì con un sonoro 6-1.
Nel frattempo era arrivata al campo per assistere all'incontro l'altra Williams, Venus, fresca della conferenza stampa dopo la sconfitta contro Lindsay Davenport, e decise di sfidare il tedesco per vendicare la sorellina. Finì poco meglio: Braasch chiuse l'incontro 6-2. "Entrambe colpiscono la palla molto bene - disse poi il mancino di Marl -, ma nell'ATP hai armi per metterle in difficoltà: le rotazioni, per esempio, noi siamo in grado di dare effetti che non sono abituate a fronteggiare. Poi è diversa la preparazione atletica: hanno tirato alcuni colpi che in campo femminile sarebbero stati vincenti, invece io li ho rimandati di là".
Un episodio che le due sorelle hanno sempre preferito dimenticare. Nel 2017 ai giornalisti che le chiesero di raccontare l'aneddoto, Serena rispose: "Mi ero già dimenticata di lui, non ricordo nemmeno in che anno sia successo”. John McEnroe ci mise il carico qualche mese dopo affermando che una Serena al meglio poteva al massimo collocarsi intorno al numero 700 ATP, tanto che qualcuno provò a solleticare la fantasia di Dmitry Tursunov, all'epoca n. 701, che però rifiutò la sfida dicendo: "Discutere su questo è come cercare di capire chi è più veloce, l’uomo o la donna. Il tennis richiede grande forza fisica, quindi per una donna è molto complicato battere un uomo”.
L'ammissione di Serena
Nel 2010 la stessa Serena tornò sull'argomento della differenza tra i sessi ammettendo: “Credo che tennis maschile e femminile siano molto diversi. Gli uomini sono molto più forti. È come mischiare mele con pere. Non avrei nessuna possibilità contro un top 100”. Tanto che quando Andy Murray le suggerì un incontro tra loro due rispose: “Sarebbe divertente, ma credo che non riuscirei a fare un punto”.
Il 28 dicembre di quest'anno la "battaglia dei sessi" tornerà con protagonisti Sabalenka e Kyrgios, è solo un'esibizione e sarà difficile prendere seriamente il risultato, ma sicuramente ci sarà da divertirsi. L'istrionico australiano che ormai al tennis ha sostituito l'hobby di sparare a zero contro Sinner dopo la vicenda doping già non vede l'ora, mentre la bielorussa non è certo una che ama perdere, sia pure contro un uomo.

