Per l'ottava volta consecutiva, uno Slam sarà vinto da Jannik Sinner o da Carlos Alcaraz: non c'è spazio, al momento, per nessun altro protagonista nell'elite del tennis mondiale, diventato un affare esclusivo tra loro due.
Lo spagnolo, sebbene sia due anni più piccolo di età, guida 4-3 e dunque gli US Open potrebbero significare il pareggio nei testa a testa formato Major, oppure un nuovo scatto a favore dell'iberico.
La rivalità tra i due, sin qui all'insegna della massima lealtà e sportività, è ormai giunta all'apice della sua esistenza. Basti pensare che per il terzo appuntamento di fila i due - che come se non bastasse sono arrivati in finale anche a Roma e Cincinnati - si giocheranno uno Slam dopo Parigi e Londra.
Ormai è un epilogo che appare quasi scontato, un traguardo che testimonia il gap nei confronti di tutti gli altri giocatori e soprattutto la loro voglia di arrivare in fondo, senza permettere all'avversario di avere vita facile.
Un testa a testa continuo
Ormai è un copione che si ripete, senza risultare noioso: inizia tutto dal sorteggio dei tabelloni, che traccia il teorico cammino dei due, sempre situati in poli opposti: si analizzano gli avversari dell'uno e dell'altro, si evidenziano gli ostacoli e le possibili trappole, infine inizia il loro lento avvicinamento.
E poi ci si ritrova in finale, ognuno reduce da un percorso differente: è successo sulla terra del Roland Garros, poi sull'erba di Wimbledon, e ora sul cemento americano.

I due campioni non giocano l'uno in funzione dell'altro, ma quasi: ogni passo è commisurato a quello dell'avversario, ogni partita è buona per venire paragonata a quella altrui, si vive in un confronto continuo che va oltre i numeri e la classifica.
Un'attività costante, anche se stabilire in maniera assoluta chi è più forte dei due è impossibile: ciascuno ha le proprie caratteristiche, ma poi ci sono tutta una serie di componenti (lo stato di salute, la freschezza atletica, la superficie, le ambizioni, la voglia di prevalere) che risultano decisive di volta in volta, anche se per pochi dettagli.
Prima Parigi e poi Londra
Il dualismo quest'anno si è esasperato: al Roland Garros i due si sono affrontati in finale a poche settimane da Roma, dove aveva vinto Alcaraz nonostante un ottimo Sinner, al rientro dopo la squalifica.
Fatto tesoro del ko agli Internazionali d'Italia, dove sciupò un set point nel primo, l'altoatesino si è ritrovato due set avanti contro il favorito spagnolo, campione in carica del torneo.
Dopo una prima parte di gara disputata ai limiti della perfezione, l'azzurro ha patito in maniera eccessiva lo smacco mentale dei tre championship point consecutivi annullati (o forse meglio dire sprecati) nel terzo e si è sciolto progressivamente, incalzato dalla furia dell'iberico che, punto dopo punto, ha rimontato e sconfitto il rivale in maniera travolgente, e nello stesso tempo, crudele.
Il rifiuto di accettare la sconfitta da parte di Alcaraz (e la capacità di dare il massimo in condizioni disperate) e il breakdown psicologico di Sinner (già vittima di altre beffe da parte del murciano) non sono stati dei temi che si sono esauriti sulla terra rossa del torneo francese, anzi. Sono stati gli ingredienti alla base della contesa successiva.
Il tennista di Sesto a Wimbledon ha convertito tutta la negatività accumulata in corpo per infliggere al rivale una sconfitta storica, rivelando a tutti una forza d'animo per certi versi inedita: reduce da 5 ko consecutivi, sotto di un set e contro il campione uscente, Sinner ha trovato energie e pazienza per strappare ad Alcaraz il titolo dell'All England Club e prendersi una piccola grande rivincita. Un'operazione tutt'altro che scontata.
Nuovo torneo, nuovi stimoli
La sfida numero 15 tra i due prevede nuove e rinnovate logiche: Sinner vorrà vendicare la brutta figura di Cincinnati, quando si è ritirato dopo appena 23 minuti regalando all'avversario un titolo 1000, Alcaraz avrà sicuramente intenzione di concludere al meglio uno Slam in cui non ha perso ancora un set, rifacendosi della batosta inglese.
Ma non è finita qui: a differenza dei due precedenti stagionali, i due si contendono la vetta del ranking, e chi vince occuperà la posizione numero 1 della classifica ATP. E poi ancora, c'è un precedente che l'azzurro non avrà sicuramente dimenticato, il quarto di finale dell'edizione 2022 quando venne sconfitto in cinque set nonostante un match point nel quarto.
Che finale sarà
Tutto quello già successo in passato oggi conterà zero, così come il tifo del rumoroso pubblico dell'Arthur Ashe: al netto dei pronostici, impossibili da decifrare, i due antagonisti dovranno rendere al meglio se vorranno alzare al cielo il trofeo.
Si gioca alle 14, caldo e umidità potrebbero essere dei fattori così come il tetto, che potrebbe essere chiuso come già accaduto ieri per la finale femminile.
Sinner, dal canto suo, è troppo dipendente dal servizio e dovrà mantenere certe percentuali se vuole giocarsela al 100% (e lo si è visto a Wimbledon). Alcaraz invece dovrà evitare errori gratuiti e momenti di paralisi, cercando di essere più continuo possibile anche a costo di essere meno spettacolare.
Ma niente influirà come i grandi punti, le stoccate impreviste e gli scambi prolungati, e come verranno gestiti da entrambi a livello di testa.
Dove e quando vedere la finale
Per l’atto conclusivo degli US Open è comunque tutto pronto. La finale si giocherà domenica 7 settembre, alle 14.00 locali (le 20.00 italiane). Come detto l’Arthur Ashe Stadium di Flushing Meadows sarà il palcoscenico della finale tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, una sfida che promette spettacolo.
L’incontro sarà trasmesso in chiaro su SuperTennis (canale 64) e in diretta sui canali Sky. Gli appassionati potranno anche seguirlo in streaming sulle piattaforme SuperTennix e NOW TV.