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OPINIONE: per trionfare al Roland Garros come Panatta, Sinner contro Alcaraz non deve fare il Borg

Carlos Alcaraz (dx) e Jannik Sinner (sx)
Carlos Alcaraz (dx) e Jannik Sinner (sx)HIBAUD MORITZ, DIMITAR DILKOFF / AFP
Il tennista romano vinse a Parigi battendo in finale l'americano Solomon, ma restano leggendarie le sue vittorie contro il dominatore Bjorn Borg sulla terra rossa francese. Uno scontro che può insegnare qualcosa anche ai due contendenti di oggi.

Era la domenica del 13 giugno 1976 quando il primo italiano salì sul tetto di Parigi nell'era Open. Adriano Panatta in finale incontrò Harold Solomon, con cui aveva già avuto screzi due settimane prima agli Internazionali Roma (vinti dall'azzurro in finale contro "il poeta" Vilas) ed ebbe la meglio in quattro set col punteggio 6–1, 6–4, 4–6, 7–6, bissando così in terra francese il successo nella capitale come già successo a Pietrangeli nel 1960. 

A distanza di quasi 50 anni, 49 per l'esattezza, Jannik Sinner ha la possibilità di ripetere quel trionfo. Di fronte c'è però Carlos Alcaraz, il favorito numero uno su questa superficie, che ha già impedito all'altoatesino l'eventuale accoppiata Roma-Parigi, sconfiggendolo nella finale degli Internazionali. Era un Sinner comunque non al meglio, che tornava dalla lunga sospensione e cercava di ritrovare se stesso, con l'unico obiettivo in fondo di recuperare il ritmo partita e prepararsi al meglio per il grande appuntamento del Roland Garros.

L'azzurro a questa finale arriva da una vittoria chirurgica contro Novak Djokovic, battuto in tre set con la solidità dei più grandi, senza strafare ma senza neanche concedere molto all'avversario affidandosi al servizio e al gioco da fondo. Con il dovuto rispetto alla vecchia leggenda Nole, però il ragazzo di Murcia è oggi un ostacolo molto più ostico su questa superficie, e servirà una vera impresa per salire sul trono di Parigi. Sinner è finora andato avanti come "un robot", come l'ha definito Bublik dopo la sconfitta ai quarti, e come un Terminator ha il target di eliminare tutti quelli che incontra sulla sua strada per...vincere il Roland Garros. Operativamente impeccabile finora, visto che non ha lasciato un set agli avversari. Però contro lo spagnolo il "cyber killer" potrebbe trovare il virus che manda in errore il sistema.

La "kryptonite" di Sinner

Sulla terra battuta Alcaraz è infatti una specie di kryptonite anche per la corazza inscalfibile e temprata alle alte vette come quella dell'altoatesino. Proprio pensando a Panatta, si potrebbe quasi fare un parallelo con quanto succedeva tra l'ex tennista romano e Bjorn Borg, dominatore a Parigi con sei edizioni vinte in otto partecipazioni. Le uniche sue sconfitte arrivarono proprio contro il nostro Adriano, che aveva la capacità di mandare in tilt (non sempre, ci mancherebbe) il suo computer con variazioni di ritmo continue, smorzate, slice. Cioè un po' quanto succede tra Sinner e Alcaraz su questa superficie, con i due tennisti che amano prendersi a martellate da fondo quasi dando vita a una prova di forza, ma con lo spagnolo che alternando cambi di ritmo e colpi riesce spesso a mettere in crisi l'azzurro.

Gli ultimi quattro scontri diretti sulla terra battuta
Gli ultimi quattro scontri diretti sulla terra battutaFlashscore by Enetpulse

Niente di così strano, dopotutto stiamo parlando del numero 1 e del numero 2 nella classifica Atp, il massimo che il tennis odierno può esprimere, e la superficie conta molto in casi in cui le differenze sono così sottili. Basta vedere l'onnipotenza di Nadal sulla terra rossa anche contro due fenomeni come Federer e Djokovic. Una superiorità che si inverte invece su superfici più veloci come il cemento, dove l'azzurro è in vantaggio. Una "lacuna" (se così si può chiamare), quella della terra battuta, di cui Sinner è consapevole e, infatti, si può dire che l'allenamento a cui si sta sottoponendo da mesi è proprio mirato a migliorare le performance su questa superficie. 

Parola d'ordine: variazioni

L'altoatesino non ha mai amato la terra battuta, è sempre stato un giocatore da campi veloci, e questo - come ha detto ultimamente anche il suo coach Darren Cahill - è un problema perché "uno che non ama la terra battuta, che non gioca molto su quella superficie, fa fatica a fare esperienza". Si tratta infatti di allenare meno "piccole cose che rendono la terra battuta speciale: cambi di direzione, movimenti, palle corte". Ciò, insomma, su cui Alcaraz eccelle. Un po' come eccelleva Panatta che riusciva a mettere in crisi anche un mostro come Borg (resterà anche l'unico Slam vinto dal romano, e in genere da un italiano nell'era Open prima di Sinner). 

Un'anomalia se vogliamo, visto che gli italiani sono in genere più abituati a questa superficie, essendo quella più utilizzata nel nostro paese, e danno il meglio proprio qui. Al di là di Panatta, o tornando indietro nel tempo, Pietrangeli, pensiamo ad esempio a Fognini. Una sinergia terra battuta-azzurri presente anche in campo femminile con Errani, Pennetta, Paolini. A proseguire la tradizione in campo maschile c'è ora Musetti, che infatti ha un gioco - se vogliamo - meno potente ma molto più simile a quello di Alcaraz, visto che entrambi amano variazioni di ritmo, smorzate e slice. 

Contro il tennista di Carrara, affrontato venerdì in semifinale, lo spagnolo ha sofferto nei primi due set prima che un infortunio penalizzasse l'azzurro, perché per lui era come giocare a specchio. La sensibilità del braccio e anche una certa forza mentale raggiunta dall'italiano negli ultimi tempi, ha sorpreso più volte il tennista di Murcia, che però atleticamente è ancora un passo avanti. E infatti ha portato l'estremo Lorenzo, tanto che lo stiramento muscolare è stato quasi inevitabile. 

In finale Alcaraz soffrirà invece sicuramente il martellamento di Sinner, la precisione dei suoi colpi, il servizio più potente, e da un punto di vista atletico sarà messo ancora più a dura prova, ma potrebbe non essere sufficiente per scalzarlo dal trono di Parigi. Proprio come nella semifinale dello scorso anno, vinta dallo spagnolo in cinque set. Sinner dovrà inventarsi qualcos'altro.

La sfida degli opposti 

I due amici, due tennisti che si conoscono bene, trovano nella sfida che li vede opposti l'input e l'opportunità per quello step in più, come ammesso tra l'altro da entrambi. Un continuo "spiarsi" e confrontarsi per migliorare. E Sinner ha dimostrato di saper migliorare continuamente e in modo impressionante, quasi come una AI alimentata dal machine learning. Non ci sono punti ciechi nella sua preparazione. È un miglioramento continuo: fisico, tecnico e tattico. Essere riuscito ad esempio a migliorare così tanto un colpo in teoria difficile da perfezionare come il servizio, fa capire quanto l'altoatesino sia capace con l'allenamento di apprendere ed eseguire sul campo.

Alcaraz invece ha un tennis più impulsivo, se vogliamo "naturale, con i pro e i contro che questo comporta. Sinner ha detto ultimamente di avere "una tempesta" dentro quando gioca, anche se non la mostra, Alcaraz invece la fa esplodere in campo per caricarsi. Due temperamenti, due stili di gioco opposti. Ed è questo, un po' come quel Panatta-Borg, o un McEnroe-Lendl, che rende la sfida ancora più avvicente.

Anteprima Sinner-Alcaraz
Flashscore

Il titolo è ovviamemente un po' provocatorio. Sarebbe fantastico se Sinner riuscisse ad avvicinarsi alla prestazioni di Borg su questa superficie che non ama, visto che lo svedese era un dominatore. Per il momento però l'obiettivo dell'azzurro è colmare il gap con lo spagnolo sulla terra più prestigiosa del circuito e completare così il suo perfezionamento. Per avere una possibilità in finale non dovrà subire quei cambi di ritmo e quelle variazioni come lo svedese contro Panatta, ma rispondere con un gioco più vario del solito. Per tutto ciò che comporta oggi, per Sinner questa finale sul Philippe-Chatrier è - aspettando Wimbledon - il match più importante della sua carriera. Vincendolo, dimostrerebbe che nessun obiettivo gli può essere precluso.

Marco Romandini - Caporedattore Diretta News
Marco Romandini - Caporedattore Diretta NewsFlashscore