Berrettini: "Amo giocare la Coppa Davis ma non sono né Sinner né Alcaraz, andrebbe cambiata"

Matteo Berrettini
Matteo Berrettini TIZIANA FABI / AFP

Il tennista romano parla in sala stampa dopo il successo che ha dato il punto dell'1-0 all'Italia, parlando anche di Sinner e Musetti e dei calendari che complicano la stagione.

Al termine del match vinto contro Rodionov che ha dato all'Italia il punto dell'1-0 sull'Austria, Matteo Berrettini ha parlato in conferenza stampa, difendendo la sua amata Coppa Davis

"Da quando sono piccolo, da quando giocavo nei circoli di Roma, mi piaceva giocare la coppa a squadre, mi piaceva giocare la Serie B, C, B, A1, A2, Coppa delle Regioni, tutto quello che c'era da giocare a squadra mi piaceva tantissimo". 

Qualcosa che sembra stridere invece con le scelte di Sinner e MusettI, forse per l'età più giovane e il nuovo formato meno affascinante della coppa, ma Matteo evita di fare distinguo: "Credo che anche Jannik e Lorenzo abbiano un attaccamento alla maglia molto importante, lo hanno dimostrato negli anni precedenti. Ci hanno scritto, sono stati vicini a noi nella preparazione a questa partita, e sono sicuro che lo faranno oggi, a prescindere dal risultato. Non mi sento di dire di vivere in una maniera diversa, posso parlare per me e dico che sono sempre fiero e orgoglioso di giocare perché, ripeto, soprattutto adesso nel tennis italiano ci sono 15 ragazzi che meriterebbero la convocazione e essere tra quelli è un motivo di orgoglio".

"Non sono né Jannik né Carlos"

Una Coppa per nazioni che non assegnando punti Atp rischia di essere presa sotto gamba dai top player:  "Ovvio che io, per fortuna o sfortuna, per sfortuna direi non sono Carlos e non sono Jannik  - dice Matteo - ho programmi diversi, impegni diversi, quindi capisco che per loro sia molto, molto intensa. Nonostante Carlos volesse giocarla, il suo corpo gli ha detto: Carlito, fermati un attimo".

Le parole di Berrettini
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"Il tennis - continua l'azzurro - si sta evolvendo e la fisicità è sempre più intensa. Non so se ve ne accorgete anche voi, ma a me quando vedo giocare quei due mi sembra di stare in un flipper, cioè è una roba veramente, veramente veloce. Il mondo va sempre più veloce e noi giochiamo sempre più tornei, sempre più settimane, sempre più giorni e per la  salute dello sport non è proprio il massimo".

Motivo per cui, appunto, si assiste alle defezioni di campioni come Sinner e Alcaraz. Non c'è però secondo Matteo una soluzione sicura: "Accorciare il calendario secondo me una cosa necessaria. Però capisco che ci sono degli interessi dietro, quindi... È stato fatto un cambiamento alla vecchia Davis, io ho avuto la fortuna di giocarla, anzi di essere convocato, ed erano tre giorni veramente intensi. Probabilmente non si può tornare al tre su cinque, sarebbe secondo me uno sforzo troppo grande, ma si può trovare una maniera per far sì che i migliori del mondo siano sempre presenti".