Sarebbe estremamente naif togliere importanza al contributo di Jannik Sinner, signore e dominatore assoluto della stagione tennistica 2024. Senza di lui l'Italia non avrebbe vinto le ultime due edizioni della Coppa Davis.
Tuttavia, anche lo stesso numero uno al mondo sarà d'accordo nell'affermare che così come lui è il supereroe invincibile col mantello sulle spalle, chi lo ha accompagnato in questa seconda ed emozionante avventura è l'eroe neorealista che ci lascia il bis di Málaga.
Neorealista perché si è rialzato dopo essere caduto: un po' per colpa sua, un po' perché il fato, invece di aiutarlo, ha deciso di accanirsi contro di lui non perdonandogli nemmeno il più piccolo degli errori commessi.
Neorealista perché è caduto quando aveva toccato il cielo, dopo aver raggiunto, nel 2021, la finale a Wimbledon ed essere diventato un vero e proprio fenomeno nazional-popolare degno di essere invitato sul palco dell'Ariston, ospite d'onore del Festival della canzone italiana.
La caduta
In quel momento, Matteo avrebbe potuto chiedere tutto e noi gliel'avremmo dato. A far capire che in Italia si stavano cominciando a fare le cose davvero bene nel tennis è stata proprio la sua esplosione. È alla sua ombra che Jannik è cresciuto diventando il più forte di tutti.
Ed è proprio dopo Sanremo che è cominciata la caduta dell'Icaro romano. E chi lo osannava di più quando era un idolo si è rivelato, poi, il suo peggior nemico nei momenti di difficoltà. Un po' come se non stesse aspettando che questo.
Il Covid gli impedì di ripetersi a Wimbledon nel 2022 e dopo doversi mesi di alti e bassi - soprattutto bassi - un infortunio alla caviglia lo mise fuori gioco all'Us Open dell'anno scorso, facendogli perdere anche la possibilità di disputare da protagonista la finale della Coppa Davis.
L'uomo all'angolo
Matteo, però, non si perse nemmeno un incontro dell'Italia mimando, dall'angolo, i colpi con i quali i suoi compagni di squadra mandavano al tappeto, ripresa dopo ripresa, i propri rivali, regalando all'Italia un trionfo atteso quasi 50 anni: "L'anno prossimo ci sarò anch'io".
Ed è andata proprio così. Prima di mantenere la parola data, però, Matteo ha ricominciato dal basso, non ha chiesto sconti, non si è nascosto, partecipando e dando lustro a tornei che, altrimenti, si sarebbero celebrati un anno anconra nell'anonimato.
Lui, però, aveva bisogno di sporcarsi, di togliersi i lustrini dell'Ariston e di tornare a combattere nel fango dei challenger (Phoenix) e degli Atp 250 (Marrakech) per ritrovare la consapevolezza del proprio tennis e meritarsi la convocazione di capitan Filippo Volandri grazie ai suoi 32 successi sui 44 incontri stagionali disputati. Un eccellente 72,7% di vittorie: solo in quattro hanno fatto meglio di lui.
"Comunque vada sono orgoglioso di te", aveva ammesso in un'emotiva lettera scritta e pubblicata sui social della Federtennis prima che iniziassero le Finals di Málaga: "Per me è una grandissima vittoria anche solo ritrovarmi di nuovo tra i convocati. Siamo tutti concentrati sull’obiettivo che, per il momento, è quello di battere l’Argentina e di continuare a fare gruppo".
La rinascita
Ed è proprio contro l'Albiceleste del tennis che Berrettini ha capito di poter diventare l'eroe della fase finale della Coppa Davis. Ad aggiungere phatos all'impresa, la scelta di Volandri di affidare il primo singolare non a lui ma Lorenzo Musetti che, però, è uscito sconfitto dalla sfida contro Francisco Cerundolo.
Poco male. E così, dopo aver spazzato via Baez, Sinner si è ritrovato a disputare il punto decisivo del quarto di finale proprio al fianco di Berrettini nell'incontro di doppio contro due specialisti come Gonzalez-Molteni che, però, sono stati costretti a cedere il passo in due set al ciclone azzurro.

Da quel momento in poi, l'Italia avuto più rivali. Il sorpasso di Matteo nei confronti di Musetti è stata una naturale conseguenza di quanto visto in campo e il romano non ha tradito: battuti Thanasi Kokkinakis e Botic Van de Zandschulp perdendo soltanto un set al tie-break contro l'Australia e inanellando un pazzesco 6 su 6 in Davis che lo ha reso il figlio più felice d'Italia.
L'abbraccio
L'abbraccio con papà Luca, subito dopo aver dato all'Italia il primo punto nella finale contro l'Olanda, è una sorta di abbraccio collettivo dato a tutti i tifosi azzurri, anche a chi non credeva in lui: "Avevo una voglia grandissima di tornare competitivo in Davis e rappresentare l'Italia insieme ai miei compagni. È stato il motore di tutto il mio 2024. Siamo tutti amici, un gruppo favoloso: è un successo che dedico alla famiglia, alle persone che mi sono state vicine e un po' anche a me stesso. Ho fatto scelte difficili".
Scelte che gli sono valse il ritrovato affetto dei tifosi azzurri, come dimostrano gli applausi e i cori festanti che ha ricevuto a Fiumicino all'arrivo da Málaga: "Grande Matteo! Bravo". Sì, Berrettini è di nuovo in cielo, ma proprio per questo non dovrà dimenticare di essere un eroe neorealista cosciente che una seconda caduta potrebbe essere anche quella definitiva.