Solo due giocatori hanno raggiunto il traguardo dei 100 titoli in carriera: Jimmy Connors e Roger Federer. Stasera Novak Djokovic potrebbe entrare a far parte di questo club ultra-selezionato.
Non che abbia bisogno di questo record, vista la montagna di successi storici che ha già ottenuto. Ma aggiungere un'altra pietra miliare alla sua leggenda, in un momento in cui è già stato seppellito dai colpi della nuova generazione, sarebbe un vero e proprio fiore all'occhiello. A patto di battere Jakub Menšík.
Un duello che si è svolto solo una volta nel circuito ATP. Logico, visto che il ceco ha solo 19 anni ed è nuovo di zecca dal punto di vista professionale. Ma con questo magnifico torneo entrerà nella Top 30, e per di più ha già avuto modo di affrontare Nole, e persino di minacciarlo.
E questo in un Masters 1000, già sul cemento. A Shanghai, lo scorso autunno, in un quarto di finale di alto livello. Il ceco ha vinto il primo set, poi è esploso nel secondo, ma è rimasto una minaccia fino alla fine, prima che Djokovic spezzasse definitivamente la sua resistenza, non nascondendo il suo sollievo.
Meno di sei mesi dopo, Menšík è già un altro giocatore. Ma non ha affatto confermato i suoi progressi in Cina. Peggio ancora, dopo l'uscita al secondo turno a Indian Wells, è andato a giocare un Challenger nella Repubblica Dominicana, dove è caduto in semifinale contro Damir Džumhur. Come avrebbe potuto immaginare, dopo quella sconfitta, una carriera da potenziale vincitore di un Masters 1000?
In un momento in cui i nuovi grandi del circuito ATP sono sempre più giovani, lui non è ancora arrivato. Una sola finale (ATP 250 di Doha nel 2024), ma ben 7 piazzamenti tra i primi dieci all'età di 19 anni. L'ultimo di questi, in semifinale qui, è stato contro Taylor Fritz, dopo un match disarticolato ma che è riuscito a portare a termine, e che suggerisce che, oltre a questa prima finale importante della sua carriera, ha chiaramente svoltato in termini di gioco.

Menšík è innanzitutto un grande battitore che accumula ace: una media di oltre 13,5 in questa stagione. Bisogna risalire a un certo Giovanni Mpetshi Perricard per trovare un giocatore migliore. Solo che non tutti riescono a trovare il modo di trasformare quest'arma in vittorie. Eppure è quello che è riuscito a fare contro Fritz.
Ma anche con una simile potenza di fuoco, come potrebbe mai ottenere lo stesso tipo di prestazione contro il migliore in risposta della storia? Tanto più che non si troverà di fronte un Djokovic qualsiasi: un Nole rinvigorito, passato dalla terribile sconfitta con Botic van de Zandschulp a Indian Wells a un torneo perfetto: nemmeno un set perso, vittorie in controllo e l'impressione che la macchina Novak sia tornata.
Prima non è stato certo così. La sconfitta con Alexander Zverev nella semifinale degli Australian Open, la sconfitta con Matteo Berrettini a Doha e la sconfitta a Indian Wells, sono state tre sconfitte di fila per la prima volta dal 2018. Da qui l'impressione della fine di un ciclo, uno stato di cose che Djokovic ha felicemente ribaltato a Miami.
La sua semifinale contro Grigor Dimitrov è stata esemplare. Contro un avversario su cui ha un enorme vantaggio psicologico, ha impiegato tre partite per entrare in partita prima di scatenare il rullo compressore. Troppo forte, troppo solido, troppo potente: come ha fatto a ritrovare un livello così alto in così poco tempo?
E per di più oggi ha la possibilità di conquistare finalmente il 100° titolo che gli sfugge da quando, l'estate scorsa, ha vinto l'unico trofeo mancante nella sua bacheca, la medaglia d'oro olimpica. A una sola partita dalla fine, e di fronte a un avversario che non ha mai giocato una partita di tale importanza, il destino di questa finale sembra già deciso. A meno che...
A meno che l'ATP Tour non ci consegni la nuova rivelazione che tanto piace a tutti. Una speranza che sembra sul punto di esplodere in faccia al mondo, e che lo potrebbe fare nella finale di un Masters 1000 contro uno dei più grandi giocatori della storia. Sarebbe bellissimo, venderebbe. Ma non oseremmo mai scommettere contro Novak Djokovic. Se Jakub Menšík vuole mettersi tra il serbo e la storia, dovrà semplicemente fare la più grande partita della sua giovane carriera.