“L’Italia va ai Mondiali. I calciatori sono forti e Gattuso ha qualità di spessore, è stato molto bravo a far giocare insieme le due punte e trovare la grinta. La sua ricerca del carattere e del fisico è stata decisiva contro Israele, quella partita l’ha vinta lui senza dover per forza lavorare dal basso e ha delle soluzioni interessanti”. Così si è espresso Luciano Spalletti, ex commissario tecnico della Nazionale, intervenuto al Festival dello Sport di Trento.
L'ex allenatore di Roma, Inter e Napoli è tornato sull'inizio delle qualificazioni in casa contro la Norvegia, quando i suoi persero per 3-0. “Siamo andati a giocare quella partita al termine di un campionato che ci aveva logorato, con l’Inter che aveva preso cinque gol tre giorni prima e tanti giocatori infortunati. Bastoni era in dubbio nella gara che ho giocato da esonerato, avevamo pochissimi calciatori e ha finito con grande sofferenza. Giocare quella gara in quel momento lì, non è la stessa cosa che avere la possibilità di scelta di venti giocatori di livello. Se non credessi nel movimento Italia, non sarei diventato Ct”.
Nel suo intervento, Spalletti ha poi riflettuto sul periodo trascorso alla guida della Nazionale e sugli errori commessi. “In Nazionale ho commesso l’errore di trasferirgli troppo questo mio sentimento e questo mio amore per il calcio. Ci sono successe delle cose e ho sentito dire delle cose, ma ho tentato di trasferirgli quel mio modo di vivere lo sport e la professione e lì ho sbagliato”.
Infine, un chiarimento sulla polemica avuta con Francesco Acerbi per la sua mancata partecipazione a un ritiro. "Lui aveva accettato la pre-convocazione: il giorno prima di stilare la lista dei giocatori gli ho telefonato e gli ho detto che aveva ragione perché il campo aveva detto una cosa chiara ed è ancora uno dei più forti. Lui mi ha risposto, dopo averlo chiamato più volte: ‘Se lei dice così, mi fa piacere e vengo'. Sono passati tre/quattro giorni, mi ha mandato un messaggio e mi ha detto ‘Io non vengo più’ e tirò fuori la questione di Juan Jesus, ma lì intervenimmo perché la situazione era delicata. Se è contento così, buon per lui, ma le cose non sono andate come le ha raccontate lui".
