I giudici hanno considerato "rilevanti" i riferimenti fatti dal pubblico ministero al reato di falsa testimonianza e hanno ordinato a Julio Coria di lasciare l'udienza presso il tribunale di San Isidro in manette e sotto scorta della polizia.
L'accusa ha interrotto più volte la testimonianza della guardia del corpo e ne ha chiesto l'allontanamento dall'aula, evidenziando "contraddizioni e omissioni" nella sua versione, che hanno giustificato la richiesta di arresto per il reato di falsa testimonianza, che prevede una pena fino a 10 anni.
Coria ha detto di non aver parlato con Leopoldo Luque, neurochirurgo e medico personale di Maradona, ma la corte ha ascoltato i messaggi scritti scambiati tra i due prima e dopo il giorno della morte dell'ex giocatore, che la guardia del corpo ha detto di non ricordare.
Sostenendo che il testimone era "palesemente non veritiero", l'accusa ha chiesto l'arresto di Julio, che era presente il giorno della morte di Diego e ha praticato la rianimazione bocca a bocca alla stella del calcio fino all'arrivo dei medici.
Sette operatori sanitari sono sotto processo per presunta negligenza nella morte di Diego Armando Maradona, avvenuta il 25 novembre 2020, e potrebbero rischiare dagli otto ai 25 anni di carcere.
Il processo è iniziato l'11 marzo e dovrebbe durare fino a luglio, con due udienze a settimana e quasi 120 testimoni previsti; gli imputati negano la responsabilità per la morte del vincitore della Coppa del Mondo di calcio in Argentina nel 1986.
Diego Maradona, ex attaccante di Boca Juniors, Barcellona e Napoli, tra gli altri club, è morto all'età di 60 anni, vittima di una crisi cardiorespiratoria, in un letto medico di una residenza privata a Tigre, a nord di Buenos Aires, dove si stava riprendendo da un intervento di neurochirurgia per un ematoma alla testa.