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Esclusiva | Verratti: "Non so se tornerò in Nazionale, Zeman il miglior tecnico che ho avuto"

Marco Verratti
Marco VerrattiDávid Pavek / Flashscore

Flashscore ha incontrato in Qatar l'ex calciatore del Paris Saint Germain che si è aperto a 360 gradi: dal suo addio alla Nazionale, al suo passato a Parigi e al suo futuro a Pescara. Leggi la nostra intervista esclusiva.

Dopo aver lasciato il PSG, ora è alla tua terza stagione in Qatar. Come descriverebbe il campionato e cosa la ha portato qui?

"Qui c'è sicuramente un altro tipo di calcio però alla fine il calcio è sempre quello, in mezzo al campo ti diverti, a me basta una palla e dei compagni di squadra e mi diverto. Mi trovo molto bene. Differenze forse più nella cultura, poi il calcio qui è più tranquillo mentre in Europa è più vita o morte, se perdi la domenica in settimana sei morto mentre qui è più tranquillo. Fuori dal campo sto conoscendo una nuova cultura, un altro stile di vita ma mi trovo davvero molto bene".

Le ultime stagioni di Verratti
Le ultime stagioni di VerrattiFlashscore

Probabilmente è il più grande giocatore italiano a non aver mai giocato in Serie A. Pensa che un giorno questo potrà cambiare?

"Nel calcio non si sa mai, per adesso ho un contratto qui, sto bene qui e la mia famiglia sta bene qui. Alla fine sono ancora un po' giovane per il calcio, ho ancora un po' di anni, non ho avuto mai infortuni grazie a Dio quindi mi sento ancora bene e vediamo in futuro se c'è la possibilità".

Ha giocato l’ultima partita con la Nazionale nel 2023: sta pensando a un ritorno in vista del Mondiale?

"Non lo so questa è stata un po' una decisione mia quando sono venuto in Qatar. I miei figli sono rimasti a vivere a Parigi quindi il periodo Nazionale è l'unico periodo in cui posso vedere i miei figli. Come dicevo prima per me il calcio è la passione più grossa ma i miei figli vengono sopra tutto. Per adesso penso che continuerà così". 

Ha esordito nel grande calcio nella sua città natale, Pescara, sotto la guida del leggendario Zdeněk Zeman. Quali ricordi ha di lui?

"Per me è stato il migliore che ho avuto. Penso che anche per un giovane passare sotto Zeman è una benenedizione. È un allenatore preparatissimo che ti fa capire tutte le cose che ci vogliono nel calcio. La corsa, la tattica, la tecnica: è una persona che mi ha dato tanto e penso che se ho potuto compiere tante cose nel calcio è molto merito suo". 

È ancora in contatto con lui?

"Delle volte sì, quando c'è il compleanno o a Natale cerco di scrivergli un messaggio, poi nel calcio delle volte ti allontani ed è difficile stare in contatto, però è un allenatore a cui voglio molto bene e di cui ho tantissimi ricordi".

Di recente ha investito nel Pescara. Cosa la ha spinto a fare questo passo e quali sono i suoi obiettivi con il club?

"Per me è stato un rendere qualcosa indietro al club che mi ha dato tutto. Comunque è un club piccolino che ha fatto anche sacrifici per me, mi è sempre stato dietro e mi ha sempre fatto crescere in una maniera perfetta. Danno le strutture, c'è di tutto per diventare un grande giocatore a Pescara. È stata una dimostrazione per ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me e voglio continuare a far crescere il Pescara, dare tutto ai ragazzi del posto, ma anche al di fuori della Regione in termini di strutture, per continuare a crescere e giocare a calcio".

Ha vinto l’Europeo con l’Italia durante il periodo del COVID: quali sono i suoi ricordi di quel torneo?

"Per me è stato forse la soddisfazione, l'emozione più grande che ho provato nel calcio. Vincere per la Nazionale penso sia qualcosa di unico, perché comunque l'Europeo è d'estate e sai che tutta la tua famiglia, i tuoi figli e i tuoi amici sono tutti insieme nella piazza del paese guardandoti, è un unico tifo e non c'è più Inter, Milan, Juve, tutto per la Nazionale, è stata un'emozione spettacolare. Poi vincerla a Wembley contro l'Inghilterra è stato fantastico, è un ricordo bellissimo che ho e me lo porterò dietro per sempre".

È una leggenda al PSG, terzo per numero di presenze: quali sono i suoi ricordi più belli in quel club?

"Ho passato 11 anni lì, dai 19 ai 31 anni che sono gli anni penso più belli della vita di una persona: l'adolescenza, cresci, sono diventato uomo, ho conosciuto persone che mi hanno fatto comprendere che la vita bisogna viverla bene, con rispetto e con educazione. Oltre ai trofei è stata la mia vita, dove mi sono formato e dove sono diventato più uomo, i miei figli sono nati là,  vivono ancora là. È stata una città e un club che mi ha dato tutto, per me il PSG è un insieme di ricordi bellissimi, solo di ricordi belli anche se non abbiamo vinto la Champions League, ci sono stati momenti difficili ma per me è un ricordo stupendo".

Segue ancora tutte le partite del PSG?

"Ogni volta, sì. I miei figli sono tifossimi del Paris Saint-German, ho molti amici ancora lì e lo guardo sempre. Lo guardo sempre, voglio che vincano, conosco Nasser, stiamo molto tempo qui insieme anche a Doha e quindi lo seguo sempre. Con i miei figli sono obbligato! Non ho chiesto niente al club, ho fatto gli abbonamenti io da solo per i miei figli quindi continuo a seguirlo con grande piacere".

Com’è stato condividere lo spogliatoio con così tante stelle mondiali? Ha giocato con Messi, Neymar e Mbappé, che proprio in quegli anni è esploso come campione.

"Ognuno di loro ha un carattere diverso. Io sono sempre andato d'accordo con tutti perché ho un carattere buono, normale, tranquillo e ho avuto un bellissimo rapporto con tutti. Però, ognuno era diverso dall'altro, per esempio Messi è una persona semplicissima, non sentivi questa cosa che 'giochi con il più forte del mondo', perché è il più forte del mondo e della storia per me, però ha un carattere semplice, è sempre il primo a uscire a fare l'allenamento, uno che ha ancora piacere a fare il torello, a fare tattica, è una persona stupenda e ho avuto un bellissimo rapporto con lui e ce l'ho ancora. Neymar è uno che vive la vita piena, sempre col sorriso quindi è uno che ti contagia. Quando stai con lui ridi sempre, è una persona molto generosa e abbiamo passato momenti bellissimi. Kylian è uno che è sempre pronto, vuole arrivare, ha questa fissa che vuole essere il miglior al mondo. Sicuramente non ha la tecnica di Messi, però è uno che mi ricorda un po' Ronaldo il brasiliano, uno che in mezzo al campo può ammazzare la partita da un momento all'altro". 

Il PSG ha vinto la Champions League l’anno scorso: che emozioni ha provato guardando la finale?

"Ero andato a vedere allo stadio la finale insieme ad altri miei amici di Parigi ed è stato come un sollievo dopo questi anni, soprattuto per il club e per il presidente. Ero veramente felice per loro, perché so quello che hanno passato e mi sono trovato dentro, quindi tutte le persone che lavorano li da tantissimi anni sapevo che volevano vincere questa coppa, quindi è stato un sollievo anche per me che ero fuori quindi immagino per loro quindi sono molto felice che sono riusciti a vincerlo".