Kaio Jorge riceve Diretta.it dal centro sportivo di allenamento del Cruzeiro, dove il 22enne sta concludendo una stagione di riscatto molto positiva. Durante l'intervista il suo sorriso è costante, e il suo italiano ottimo e fresco, a dimostrazione del fatto che non dimentica il paese dove ha vissuto per tre anni, tra Torino e Frosinone. Attualmente concentrato sul suo club, con il quale ha giocato la finale di Sudamericana, dove è andato in gol, non nasconde la sua voglia di tornare in Europa.
Cosa ti manca più dell’Italia?
Ah, mi manca un po' il freddo, onestamente (ride).
Come il freddo?
Qui in Brasile fa veramente molto caldo, facciamo festa quando scende la temperatura! Quindi sì, mi manca il freddo dell’Italia. Ma non solo.
Avrai lasciato sicuramente degli amici.
Certo. Sia a Torino sia a Frosinone. Mi mancano anche loro, così come il cibo.
Il tuo piatto preferito?
La tagliata di carne, simile alla nostra brasiliana. E poi la pasta, ovvio. Ma in bianco eh, sono un atleta (ride).
I tuoi amici con i quali ancora ti senti chi sono?
Miretti e altri ragazzi della mia età. Alla Juve anche Dybala e il mio connazionale Danilo, che è ancora lì. Quando mi sono infortunato alla Juve mi hanno aiutato tanto, e devo dire che mi mancano. Un altro grande amico è Soulé, con il quale sono stato benissimo a Frosinone.
Con Dybala e Soulé veniva fuori la rivalità argentino-brasiliana?
(Ride), hai voglia. Ci prendevamo sempre in giro. Continuamente.
Facevate qualche sfida, ad esempio sulle punizioni?
Anche, ma non solo. Quando giocavano Brasile-Argentina scommettevamo anche 200-300 euro a volta (ride).
Chi era il tuo idolo da adolescente?
Erano due, Cristiano Ronaldo e Ronaldinho.
Con CR7 hai condiviso un po’ di tempo alla Juve prima che andasse via alla fine dell’estate 2021.
Ho avuto questa fortuna. E con lui ho imparato tanto, anche se siamo stati insieme meno di due mesi. Fu molto gentile e disponibile con me. Non dimenticherò mai cosa mi disse un giorno in palestra: “È dalla preparazione che sorgono le opportunità”. È una frase che da quel momento porto sempre con me.
Com’era vederlo allenarsi?
Arrivava all’allenamento prima di tutti. Io mi presentavo sempre un’ora prima dell’orario stabilito, ma lui era già lì a fare la cyclette o a fare riscaldamento.
Credi che giocherà il Mondiale del 2026 a 41 anni?
Certo, per me lui potrà giocare anche a 45 anni!
Magari potresti affrontarlo ai Mondiali allora.
Il mio obiettivo è quello. Voglio provarci, anche perché il Brasile adesso non ha tanti centravanti. E io gioco più in profondità rispetto a Gabriel Jesus, che ama giocare più spalle alla porta.
Alla Juve sei arrivato a 19 anni e quasi subito catapultato in prima squadra.
Quando sono arrivato a Torino ho immaginato un sacco di cose, pensavo di essere subito titolare. Poi ho visto che c’erano giocatori più esperti di me e più pronti a giocare. E ovviamente ho rispettato le gerarchie. Ma è una sensazione diversa da quella che si sente in Brasile, dove un giovane che spicca viene messo subito tra i titolari. E aspettare la mia opportunità senza giocare è stato difficile.

Credi che senza il grave infortunio che ti ha fermato per oltre un anno adesso potresti stare ancora alla Juve?
Sì, certo. Secondo me potrei essere lì come altro centravanti alternativo a Vlahovic, che oggi è l’unico attaccante. Seguo ancora alcune partite della Juve, nonostante il fuso orario. E quindi vedo Vlahovic lì come unico attaccante e penso che avrei potuto dare una mano…
Come ne sei uscito?
Credo in Dio e questo mi ha aiutato. Ma oltre a Dybala e Danilo ho avuto vicino anche la mia famiglia, che è stata fondamentale. Onestamente credo che il periodo del lungo infortunio alla Juve sia stato il più difficile della mia carriera. Ho avuto molto dolore, molte complicazioni durante il processo di recupero. Ma sono diventato più forte a livello mentale, quel periodo mi ha forgiato.
Pensi che potresti avere una nuova opportunità in Europa?
Vorrei averla stando bene, certo. Ora mi sento sicuramente più pronto, e il mio obiettivo in generale è tornare a giocare in un campionato top europeo. Ma prima voglio fare la storia al Cruzeiro.
La tua stagione si è conclusa bene soprattutto in Copa Sudamericana. Nonostante la sconfitta in finale contro il Racing, dove hai segnato, sei stato autore di un gol in tutte le ultime cinque partite.
Volevo tornare in Brasile e dopo un periodo di vacanza c'è stato l’interesse del Cruzeiro, ho pensato di tornare a sentire il calore della gente. Il Cruzeiro è un gran club e sta tornando in auge dopo anni difficili e sono contento di farne parte.
E con la 9 del Cruzeiro, che fu resa celebre da un certo Luis Nazario da Lima, per tutti Ronaldo il Fenomeno…
Di lui non dimenticherò mai quando mi premiò ai Mondiali Under 17 che vincemmo col Brasile nel 2019. Non mi aspettavo di trovarlo lì, è stata una sorpresa bellissima vedere che mi avrebbe dato lui la medaglia. E ora ho la numero 9 del Cruzeiro, qualcosa che mi fa sentire importante.
Torniamo alla Juve. Cosa ti ha insegnato Massimiliano Allegri?
Allegri è stato una persona importante per me perché quando sono arrivato, come ho detto, volevo giocare subito. Lui mi ha detto: "Aspetta il tuo momento, allenati bene ogni giorno, impara dagli altri, dai più esperti". E dunque ho imparato ad avere un po' più di pazienza e a migliorare facendo allenamenti di alto livello con i miei compagni.
In quegli allenamenti cosa ti ha impressionato di più?
L'approccio competitivo di Chiellini, ovviamente. Lui picchiava tutti. Non gli importava che tu fossi giovane o esperto (ride).

Perché hai scelto la Juve?
Per la sua storia, per la sua grandezza. E prima di arrivare ho preso due-tre mesi di lezioni di italiano per arrivare al 70% pronto. Ancora oggi mi piace molto parlare l’italiano, ancora dico alcune parole nella vostra lingua quando parlo normalmente. Ma alcune non le posso dire (ride).
Ora alla Juve l’allenatore è Motta, brasiliano come te.
Secondo me è un bravo allenatore, ha fatto una stagione bellissima col Bologna e adesso con la Juve può arrivare molto lontano.
Ha avuto critiche in questo inizio di stagione.
Per me è normale che ci mettano del tempo a cambiare gioco rispetto ad Allegri, che era più difensivo. È un tipo di lavoro diverso, cambia tutto. Direi ai tifosi di avere un po' di pazienza.
Un altro nel mirino delle critiche è il tuo amico Danilo.
Sta vivendo un momento più complicato, anche con la nazionale brasiliana, ma tutti noi sappiamo la sua grandezza, la sua storia. Lui è un calciatore di qualità che riesce a dare una mano a tutti, sia ai giovani sia ai più esperti.
Un altro dei tuoi amici, Dybala, sta vivendo anch’egli un periodo duro.
Parliamo di uno dei giocatori più forti del mondo tecnicamente. Quando facevo allenamento con lui era difficile prendergli la palla, perché l’aveva sempre attaccata. Poi, è chiaro che con tanti infortuni è difficile. Ma quando Paulo sta bene è un giocatore che può vincere una partita da solo.
Ora l’altro tuo amico Soulé è con lui alla Roma. Si somigliano?
In parte, ma per me Soulé ama più correre in avanti prendendo l’iniziativa, mentre Dybala è più giocatore di squadra e ha un gran piede sui calci da fermo. Quindi per me sono diversi.E possono sicuramente giocare insieme.
Chiudiamo con una domanda secca. Chi è il miglior giocatore con cui hai giocato?
La risposta è sempre la stessa. Dybala. Insieme, ovviamente, a CR7.