L’ultima, la più spettacolare: la salita finale della stagione, simbolo del Giro di Lombardia, che si corre all’inizio del freddo autunno. Nel 2018 Vincenzo Nibali, già vincitore dell’edizione 2015 e 2017, puntava a un nuovo successo, che sarebbe stato il modo perfetto per chiudere una stagione iniziata con la vittoria alla Milano-Sanremo.
Il campione siciliano però doveva fare i conti con un rivale di peso, Thibaut Pinot, che aveva scoperto la corsa italiana solo recentemente e se ne era subito innamorato. Il francese arrivava in Lombardia con le gambe di fuoco: a settembre aveva conquistato il Lagos de Covadonga e il Giro di Andorra. La settimana italiana che chiudeva la sua stagione confermava la sensazione di pienezza: a tre giorni dalla partenza da Bergamo, aveva alzato le braccia nella Milano-Torino, 24 ore dopo aver conquistato il secondo posto nei Trois Vallées Varésines dietro a Tom Skujins.
La gara entrò nel vivo sul Ghisallo. La Jumbo-Visma dette spettacolo in testa al gruppo, soffocando la Bahrain-Merida di Nibali, nonostante il vento vorticoso rendesse l’azione particolarmente insidiosa. A 50 km dall’arrivo, Primoz Roglic si portò in testa al gruppo e tentò la fortuna da solo sul muro di Sormano, approfittando della marcatura debole dei rivali, accumulando un vantaggio vicino ai 15 secondi.
Nibali sfruttò lo sforzo finale del compagno Franco Pelizzotti per riportarsi sullo sloveno, accompagnato da Pinot. Come spesso accade nelle classiche lombarde, la strada era stretta e la folla di spettatori e fotografi limitava la visibilità al minimo.
Una corsa decisa a Civiglio
Il duo tanto atteso contrattaccò, mettendo in difficoltà Primoz Roglic, che rimase comunque in vetta a pochi metri di distanza. Per Thibaut Pinot iniziò la parte più difficile: una staffetta contro due avversari esperti. Ma fu Vincenzo Nibali a perdere contatto all’uscita di una curva, riuscendo a salvarsi per un pelo. Un quarto corridore si unì alla testa della corsa: Egan Bernal riuscì a fare ponte con i primi, assumendosi tutti i rischi. Il quartetto corse insieme per 25 chilometri, mentre Civiglio incombeva e, nonostante una piccola salita inedita alla fine, la corsa si sarebbe decisa lì.
Lucido ed esultante, Pinot diede la scossa al gruppo. Già allo stremo, Roglic perse slancio rapidamente, mentre Bernal dovette abbandonare la testa della corsa. Solo Nibali riuscì a seguire il corridore dei Vosgi e a prendere il comando, ma lo “Squalo di Messina” si fermò a metà salita, colpito da un colpo di calore che lo costrinse a versarsi una tanica d’acqua in testa. Nonostante i compagni di squadra avessero rallentato il gruppo inseguitore, distante solo una quarantina di secondi, il siciliano rimase senza energie e dovette chiedere una bottiglia all’assistenza.
Fu raggiunto dal gruppo di inseguitori, mentre Pinot ripartì e accumulò un vantaggio di 40 secondi. Grazie alla presenza di Ion Izagirre, Nibali trovò le risorse per contrattaccare a 2 km dal traguardo, conquistando il secondo posto.
Davanti a sé, Pinot festeggiò il suo folgorante successo sulle rive del Lago di Como. A 28 anni, vinse la sua prima e unica Monumento, 21 anni dopo Laurent Jalabert, l’ultimo francese a trionfare. Diventato “italiano” nella seconda parte della carriera, il “Tibopino” si sarebbe ritirato su queste stesse strade nel 2023, da eroe popolare, celebrato dal pubblico per il suo talento e la sua determinazione.