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Christophe Galtier assolto dopo il verdetto della procura di Nizza

Galtier il 15 dicembre.
Galtier il 15 dicembre.VALERY HACHE/AFP
Mentre il mondo del calcio è in fibrillazione da stamattina per la sentenza della Corte Europea, anche il tribunale penale di Nizza ha emesso il suo verdetto sul processo all'ex allenatore del PSG Christophe Galtier.

Il processo si è svolto la scorsa settimana e ora sappiamo cosa è successo a Christophe Galtier. Come riportato in particolare dal quotidiano L'Équipe e da RMC Sport giovedì pomeriggio, il tribunale penale di Nizza ha deciso di assolverlo, anche se il pubblico ministero aveva chiesto una pena detentiva di un anno con la condizionale e una multa di 45.000 euro.

Processato per discriminazione e molestie, soprattutto nei confronti di calciatori musulmani, Galtier, ex allenatore del Nizza, è stato assolto oggi al termine di un processo trasformatosi in un regolamento di conti personale. "Nessuno dei due reati contestati è stato accertato", ha chiarito il tribunale penale di Nizza, pronunciando la sentenza.

Il commento dopo la sentenza

"È un sollievo. Da molti mesi le odiose accuse rivolte a Christophe Galtier avevano causato danni significativi alla sua vita di uomo e alla sua carriera professionale. Stavamo vivendo una situazione di angoscia. Vogliamo che questa decisione sia vista come un'assoluzione, ma anche come una completa riabilitazione. Che la calma torni a Christophe, ai suoi cari e alla sua famiglia", ha detto uno dei suoi legali dopo la sentenza.

La vicenda

La vicenda era cominciata in aprile con la pubblicazione di un'e-mail del maggio 2022 di Julien Fournier, allora direttore generale, all'azionista, il gruppo britannico Ineos. Nella mail Galtier veniva accusato di pretendere meno "neri e musulmani" in squadra e di ribellarsi nei confronti dei giocatori che si rifiutavano di sospendere il Ramadan nei giorni delle partite, come aveva fatto con i musulmani del Lille nella stagione precedente, in cui aveva vinto il campionato.

"Questa decisione della Corte è un richiamo all'ordine: la giustizia si fa nelle aule di tribunale, nel contesto di un dibattito contraddittorio, non in dei talk show a tarda notte o su YouTube da due pseudo-giornalisti", ha sottolineato l'avvocato Martin.