Con due moduli praticamente a specchio, Udinese e Verona hanno fatto il loro debutto in campionato in quella che è una sfida praticamente diretta tra due compagini che in primis cercheranno la salvezza. I padroni di casa sono sembrati più attivi a inizio gara, con il mediano Lovric voglioso di cucire il gioco e due volte di seguito incaricato di calciare un corner dalla destra sul quale la difesa avversaria è dovuta stare attenta.
Al 22esimo, su uno sviluppo dalla destra, un cross arretrato arrivava fino a Zemura, che a rimorchio calciava alto nella principale occasione iniziale. In quel frangente i bianconeri avevano acceso il motore per aumentarne i giri, con Solet che cercava anche di aggregarsi all'azione offensiva entrando da sinistra. Le idee erano scarse da ambo i lati, e solo dopo il 40esimo l'Hellas si svegliava un po' con due conclusioni velleitarie di Bernede, altissima, e di Giovane, che finiva tra le mani di Sava.
Corner decisivi
Il secondo tempo ha visto gli ospiti provarci con più convinzione, specialmente con il loro attaccante brasiliano, che dopo cinque minuti ha scaldato i guantoni del portiere rumeno con un sinistro secco ma centrale. Ed era sempre lui a far tremare la traversa con una fiondata poco dopo. Ma, come spesso accade, nel miglior momento arriva la sveglia. Neanche due minuti dopo, infatti, sull'ennesimo corner di Lovric, stavolta da sinistra, Kristensen svettava sul mucchio selvaggio per battere Montipò e portare avanti i padroni di casa.
Rinvigorita dal vantaggio, la squadra di casa non si chiudeva, andando invece alla ricerca del raddoppio. E dopo l'ora di gioco il neo entrato Zarraga prendeva in pieno una traversa clamorosa con un tiro da fuori. Gli ospiti, però, avevano il grande merito di continuare a crederci, e al 73esimo un altro calcio d'angolo li premiava: era Giovane a crossare da sinistra generando la zampata volante di Serdar, che anticipava il proprio marcatore.
La voglia dei friulani, però, non veniva smorzata, e all'82esimo era il subentrato Hassane a ruggire con veemenza. La sua botta di destro da sinistra, però, era nuovamente imperfetta e grattava la barra trasversale difesa da Montipò. Si trattava dell'ultima vibrazione di un incontro che finiva pari, accontentando entrambe le partecipanti. O, forse, nessuna delle due.