L'idea nasce per caso, in modo del tutto spontaneo, da una battuta durante un’intervista. Quando Gleison Bremer, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ammette che gli piacerebbe vedere Neymar fare il suo "ultimo ballo" alla Juventus, si accende immediatamente la fantasia dei tifosi bianconeri. Una suggestione, appunto, nulla più.
Nessuna trattativa in corso, nessun contatto concreto tra le parti. Ma bastano poche parole per far crescere l’eco, anche perché la Juventus, nella sua storia recente, un'altra suggestione impossibile l'ha trasformata in realtà: come dimenticare l’arrivo di Cristiano Ronaldo nell'estate 2018?
E se è successo una volta perché non immaginare che possa accadere ancora? Solo immaginare, però, perché la verità è che CR7 aveva appena vinto tre Champions League consecutive da protagonista assoluto, mentre Ney è, allo stato attuale, un ex calciatore.
E così, l’idea Neymar-Juve è figlia più dell’emotività e della passione che della realtà del mercato. Ma vale comunque la pena provare a riflettere – al netto dell’improbabilità – sui pro e contro di un’operazione del genere, oggi solo evocata quasi per scherzo.
I pro: immagine globale e ritorno mediatico immediato
Sul piano dell’immagine, Neymar sarebbe un colpo devastante. Non solo per la Juventus, ma anche per tutta la Serie A, che si ritroverebbe improvvisamente al centro della scena mediatica internazionale. L’ex stella di Barcellona e PSG - all'Al Hilal, con 7 sporadiche apparizioni e un gol, lo status di stella l'ha perso - è ancora oggi uno dei calciatori più seguiti al mondo, con un peso specifico enorme in termini di visibilità, marketing e ritorno commerciale. La sua sola presenza attirerebbe sponsor, accenderebbe riflettori e rimetterebbe la Juve al centro della scena.
In un contesto in cui i club puntano sempre di più sul valore del brand e sull’internazionalizzazione, Neymar rappresenta una figura magnetica. Il colpo CR7 dimostrò come il ritorno in termini di merchandising e visibilità possa, in parte, rendere meno rischioso di quanto si possa pensare - quantomeno in termini economici - un investimento del genere.
Neymar avrebbe un impatto simile, almeno all'inizio, grazie al suo appeal planetario dai mercati asiatici a quelli sudamericani e arabi. Un suo arrivo a Torino significherebbe biglietti venduti, magliette introvabili, visualizzazioni record. E, forse, anche uno slancio psicologico per un ambiente che ha bisogno di ritrovare entusiasmo.
I contro: un talento fragile e bizzoso
Lo scenario, però, cambia radicalmente se si guarda al campo. Neymar, da quando ha lasciato il Barcellona, non è più stato lo stesso. Al Paris Saint-Germain ha alternato lampi di classe a lunghi periodi d’assenza, collezionando infortuni, polemiche, tensioni con compagni e società.
Da ultimo, prima di tornare a casa, il passaggio in Arabia Saudita - che avrebbe dovuto segnare un cambio di passo - si è trasformato in un’esperienza marginale, segnata da un altro grave infortunio e dall'ennesimo quanto lungo periodo di inattività.

Dal punto di vista fisico, Ney non offre più garanzie. In carriera ha saltato tante, troppe partite, stagione dopo stagione, spesso nei momenti decisivi.
A ciò si aggiunge una percezione pubblica di discontinuità, capriccio e una certa allergia alla disciplina: non esattamente il tipo di profilo che si inserisce facilmente in un contesto come quello che sta cercando di creare Igor Tudor, dove si lavora sull’identità collettiva, sul sacrificio e sull’equilibrio tattico.
Conclusione: Bremer scherza, la Juve no
L’idea di vedere Neymar con la maglia bianconera affascina. È comprensibile, anche umano: Bremer ha fatto una battuta attivando, però, nell’immaginario collettivo juventino, le corde dell'orgoglio e della grandeur perduta. Ma alla Juve sanno bene che una suggestione deve restare tale.
Cavalcarla rischierebbe di trasformare una palla di neve lanciata con innocenza in una pericolosa valanga fuori controllo. La Juventus, oggi, ha bisogno di concretezza, sostenibilità e certezze. E Neymar, purtroppo, non rappresenta nulla di tutto questo. Sognare (e scherzare) è bello, ma anche pericoloso.