A vederlo bene, o anche di sfuggita, Rasmus Hojlund non risponde propriamente all'archetipo del terminale offensivo preferito da Antonio Conte. Ai 191 centimetri di altezza corrispondono infatti 79 chili di peso, e la sua indole atletica da velocista non lo rende un centravanti boa come Romelu Lukaku, del quale prende il posto al Napoli, almeno nel novero degli attaccanti.
I pochi giorni dall'infortunio del belga, protagonista della cavalcata del quarto scudetto, alla fine del mercato, hanno dunque obbligato la società azzurra ad andare di fretta. E, dettaglio non meno importante, a sborsare una cifra totale intorno ai 50 milioni di euro. 20 in meno di quelli spesi due anni fa dal Manchester United per prenderlo dall'Atalanta. A 22 anni, e dopo due stagioni interlocutorie a Old Trafford, lo scandinavo ha l'occasione del riscatto. Nonostante tutto.
Verticalità e profondità
Nessuno, Conte per primo, si aspetta che il danese sia l'alter ego del massimo goleador di sempre del Belgio o possa volare in cielo come Lorenzo Lucca, di dieci centimetri più in alto. Ragion per cui è ovvio che anche il Napoli dovrà adattarsi alla verticalità di Hojlund, quando quest'ultimo sarà in campo. Furioso nella progressione, lo scandinavo ha già dimostrato con l'Atalanta quanto possa essere letale in campo aperto. Ed è per questo che con lui in campo Kevin De Bruyne potrebbe fungere da fionda, se piazzato, come si immagina, alle sue spalle.
La sua intesa fuori dal campo con Scott McTominay, con il quale ha legato molto proprio a Old Trafford, potrà inoltre essere chiave a livello ambientale. Il suo debutto, però, è per ora il più grande punto interrogativo, dato che sarà a disposizione del tecnico salentino solo da metà della prossima settimana e dovrà non solo scrollarsi di dosso settimane di una preparazione stantia ma anche entrare nei meccanismi tattici azzurri.

Conte, è risaputo, non ama gli esperimenti, specie a campionato già iniziato. L'unica eccezione è stata proprio il centrocampista scozzese, entrato nell'undici partenopeo dopo tre partite e mai più uscitone. Hojlund dovrà dunque prima lottare contro se stesso e far evaporare quell'alone negativo che lo ha accompagnato con i Red Devils, che oggi emanano un fievole miagolio invece di ruggire come lo hanno fatto fino all'addio di Alex Ferguson nell'estate del 2013, quando all'Old Trafford si vinse l'ultima Premier.
Goleador wannabe
Fino a questo momento, numeri alla mano, il nativo di Copenaghen ha vissuto solamente una stagione in doppia cifra in campionato, ossia la prima col Manchester United, quando realizzò 10 reti in 30 incontri. L'ultima annata, invece, è stata povera da questo punto di vista, dati i soli quattro centri in 32 incontri. Al netto delle convinzioni tattiche di Ruben Amorim, che lo ha bocciato insieme ai vari Garnacho, Rashford, il 22enne non garantisce ancora tante reti.
È altrettanto vero, però, che il suo rivale nell'attacco azzurro, almeno nel breve periodo, è quel Lucca che nelle prime due apparizioni ufficiali in campionato ha deluso come terminale offensivo. Oltre a non sembrare sulla stessa onda del demiurgo De Bruyne, che lo ha fulminato con lo sguardo in un paio di letture effettuate in ritardo.
Per la squadra
La verità principale, però, è una e sola. In Italia Conte non ha mai avuto bisogno di un bomber da oltre 20 reti a stagione per imporsi. Se l'anno scorso in campionato gli sono bastati i 14 gol (e 10 assist) di Lukaku, nelle due prime stagioni in cui trionfò con la Juventus vide arrivare a quota 10 prima Matri e poi Vucinic, mentre nella terza fu trascinato dai 19 centri di Tevez, un fenomeno ma non propriamente un centravanti, e dai 16 di Llorente.
Hojlund, dunque, dovrà giocare con e per la squadra, magari favorendo gli inserimenti proprio di McTominay e Anguissa, oltre che dello stesso De Bruyne. Con Politano a crossare e Lang o Neres a partita in corso, la sua mancanza di abilità nel colpo di testa potrebbe essere un punto debole per gli azzurri. Eppure, l'età e il potenziale sono dalla sua parte. Del resto, a 30 anni compiuti, anche un'ala come Mertens ha imparato a diventare un bomber.