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Napoli, il "miracolo" di un Conte da record: dal ko all’esordio alla conquista dello Scudetto

Antonio Conte esulta dopo il gol di Raspadori in Napoli-Fiorentina
Antonio Conte esulta dopo il gol di Raspadori in Napoli-FiorentinaGiuseppe Maffia / NurPhoto / NurPhoto via AFP
Con leadership carismatica e scelte audaci, Antonio Conte ha ridato identità e ambizione al Napoli. In una sola stagione, ha guidato gli azzurri a un trionfo che sembrava impensabile appena dodici mesi prima. Vincendo lo scudetto a Napoli, il tecnico salentino è riuscito a trionfare sulla panchina di tre squadre diverse, nessuno finora c'era riuscito in Serie A.

Con i risultati di oggi il Napoli si è laureato campione. Uno scudetto, il quarto della sua storia, arrivato dopo aver vinto in casa contro il Cagliari rendendo inutili i tre punti conquistati contemporaneamente dall'Inter a Como. Un successo, quello partenopeo, che ha la firma di Antonio Conte, vero artefice di quello che lui stesso ha definito un "miracolo".

Prima alla Juventus, poi all'Inter e ora al Napoli. Il tecnico salentino ha vinto lo Scudetto sulla panchina di tre squadre diverse, un record: nessun allenatore infatti prima d'ora c'era riuscito. Si sono fermati a due infatti Fabio Capello, Giovanni Trapattoni, Arpad Weisz, Fulvio Bernardini, Tony Cargnelli e Nils Liedholm.

Quando Antonio Conte ha preso in mano il Napoli, pochi avrebbero scommesso su una rinascita così rapida e spettacolare. La squadra partenopea, reduce da un periodo turbolento, sembrava distante anni luce dalla gloria. Le macerie lasciate dalla stagione precedente, tra incertezze tattiche e instabilità emotiva, erano ancora evidenti. Ma in appena un anno, l'ex allenatore della Juventus, del Chelsea e dell'Inter ha trasformato il Napoli in una macchina da guerra, riportando il club al successo in Serie A. 

A guardare la classifica, sembra quasi irreale: il Napoli ha conquistato il titolo con una determinazione straordinaria, frutto di una visione tattica incrollabile, di una gestione psicologica impeccabile e, soprattutto, di un lavoro di squadra che ha cementato un legame profondo tra la squadra e i suoi tifosi come mai prima d'ora.

 

Il primo miracolo di Conte: acquisti mirati e visionari

L’arrivo di Antonio Conte al Napoli suscitò inizialmente dubbi e scetticismo. La sua carriera, arricchita da successi e imprese memorabili, e il suo temperamento deciso, avevano fatto pensare che solo club con risorse immense potessero prosperare sotto la sua guida.

Eppure, in un Napoli segnato da anni di incertezze tra il pre e il post-Spalletti, l’arrivo di Conte si rivelò una vera e propria rivoluzione. Un allenatore in grado di infondere una mentalità vincente, rigore e disciplina in un gruppo che ne aveva disperatamente bisogno.

La stretta di mano simbolica tra Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte
La stretta di mano simbolica tra Aurelio De Laurentiis e Antonio ConteFrancesco Pecoraro / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFP

Una volta giunto a Castel Volturno, Conte non esitò a chiedere rinforzi a Aurelio De Laurentiis. Consapevole del valore del tecnico salentino, il presidente partenopeo si mostrò pronto a soddisfare le sue richieste, deciso a investire per costruire una squadra all’altezza delle sue ambizioni. Ma l’estate che seguì fu tutt’altro che tranquilla per il Napoli, travolto dalla questione Osimhen. Il nigeriano, in rotta con la società e relegato fuori rosa durante la preparazione estiva, creò più di una grana per il club.

Superato l’intoppo Osimhen, che volò in prestito in Turchia, la dirigenza azzurra poté finalmente concentrarsi sui rinforzi. E, come sempre accade sotto la guida di Conte, il primo obiettivo fu chiaro: Romelu Lukaku. Un giocatore che, sotto il suo comando, aveva sempre reso al massimo. Ma Conte non si fermò qui: chiese rinforzi per ogni reparto, puntando su un difensore da affiancare a Rrahmani e su un centrocampista box-to-box per sostituire Zielinski.

Il primo colpo fu l’ex capitano del Torino, Buongiorno, seguito da un mirato intervento per Brescianini del Frosinone, ormai promesso sposo del Napoli. Tuttavia, proprio sul più bello, l’Atalanta si intromise nella trattativa e, con tempismo perfetto, strappò il giocatore dalle mani dei partenopei. Costretto a ripensare alla sua strategia, il Napoli si concentrò su un altro obiettivo che, per Conte, rappresentava il vero colpo del mercato: Scott McTominay.

Le statistiche di McTominay in Serie A
Le statistiche di McTominay in Serie AOpta by Statsperform / Giuseppe Maffia / NurPhoto / NurPhoto via AFP

Il centrocampista scozzese, ai margini dello United, vide finalmente la sua occasione di rilancio a Napoli. Con 30 milioni, il trasferimento fu ufficializzato, e con lui arrivarono anche il velocissimo David Neres, Billy Gilmour e Rafa Marin, completando un mercato che diede nuova solidità e qualità alla squadra. Il resto, come si suol dire, è storia.

Dall'avvio shock alla cessione di Kvara: Conte oltre ogni ostacolo

Eppure, il debutto di Antonio Conte sulla panchina del Napoli sembrava preannunciare un altro difficile capitolo. Il 3-0 subito dal Verona al Maradona fece tremare molti tifosi, generando dubbi sul futuro del tecnico salentino. Quella settimana si rivelò particolarmente complessa per Conte, che, tuttavia, riuscì a diagnosticare rapidamente i problemi e a mettere in atto una svolta fondamentale.

Da lì in poi, il Napoli iniziò a correre a ritmi vertiginosi. Otto vittorie nelle prime dieci giornate misero subito in chiaro le intenzioni della squadra: l’obiettivo era chiaro, non c’era spazio per indecisioni.

Ma l’Atalanta, nell'undicesima giornata, fece calare una realtà dura sui partenopei, infliggendo un pesante 3-0 in trasferta che interruppe temporaneamente il percorso di crescita. A quel punto, anche l’eliminazione dalla Coppa Italia lasciò segnali di difficoltà. Tuttavia, Conte non si perse d’animo. Con determinazione, continuò a concentrarsi solo sul campionato, e così facendo riuscì a raddrizzare la situazione. Le vittorie contro Fiorentina, Atalanta e Juventus, un paio di pareggi importanti contro Roma e Inter, consolidarono una posizione di vertice che sembrava ormai inarrestabile.

Nel mezzo di questa corsa incredibile, però, arrivò una cessione che avrebbe potuto minare seriamente le ambizioni: Kvaratskhelia volò al PSG durante il mercato di gennaio. La perdita della stella georgiana avrebbe potuto destabilizzare chiunque, ma non il Napoli di Conte. Nonostante qualche lamento, il tecnico si concentrò sul presente e, con astuzia, trovò in David Neres il sostituto ideale del 77, restituendo alla squadra una dimensione offensiva di grande qualità.

Il resto della stagione? Una cavalcata trionfale: il Napoli ha perso solo una partita nel 2025, un dato che sottolinea chiaramente la mentalità vincente che Conte ha infuso nel gruppo. Mentre l’Inter, impegnata su più fronti, inciampava in alcuni passi falsi, il Napoli ne approfittava, tornando prepotentemente in cima alla classifica e blindando il titolo, grazie a una continuità che ha sorpreso anche i più scettici.