C’era un tempo in cui il Milan faceva sognare solo a leggere i nomi in rosa: Gattuso, Pirlo, Seedorf, Beckham, Ronaldinho, Ronaldo, Pato, Shevchenko, Inzaghi. Era un esercito di campioni, molti già al tramonto della carriera nella stagione 2008/2009, ma ancora capaci di illuminare la Serie A con giocate da applausi.
E come sempre accade in squadre così ricche, non tutti potevano giocare: Carlo Ancelotti doveva fare scelte, costruire gerarchie e decidere chi scendeva in campo. Dubbi e problemi di gestione c’erano anche allora, ma almeno chi giocava brillava. Oggi invece i ragionamenti di Allegri devono fare i conti con un impatto immediato e la necessità di rivoluzionare il gioco.
Il Milan di oggi ha mantenuto solo il nome leggendario: la competitività di una volta sembra lontana, ma almeno l’attacco e il centrocampo offrono nomi interessanti e rincalzi capaci di dare fantasia. In estate la dirigenza ha lavorato su due binari: acquisti richiesti da Allegri, come Rabiot, e scommesse o affari di prospettiva targati Tare & Co.
La difesa resta però il reparto più fragile: lacune evidenti e pochi rinforzi nella zona centrale, Odogu e De Winter. Ecco perché il vero laboratorio di Allegri sarà centrocampo e attacco, dove talento e gerarchie dovranno trovare un equilibrio immediato.
3-5-2 da rivedere
Il modulo di partenza pensato da Allegri è il 3-5-2, una scelta che protegge la difesa (che non convince comunque) ma limita le opzioni offensive. Saelemaekers corre instancabile a tutta fascia, mentre Estupiñán sembra ancora timido dall’altra parte.
Per liberare le corsie ai veri attaccanti, Leão e Pulisic, forse sarebbe meglio arretrare i terzini, sacrificando un po’ di brillantezza sulle fasce.

A centrocampo il rebus è complicato: Fofana e Loftus-Cheek sembravano le mezzali ideali, ma l’arrivo di Rabiot costringe Allegri a riorganizzare la linea. Ricci rimane una carta preziosa a gara in corso per dare freschezza e intensità.
In avanti, Nkunku vede la porta chiusa da Leão e Pulisic, con Giménez pronto a far ricredere la società come mina vagante.
4-3-3: perché no?
Un passaggio al 4-3-3 potrebbe rappresentare la soluzione più naturale per liberare spazio e dare ordine alle gerarchie in casa Milan. Sulla destra, Allegri ha diverse opzioni: De Winter come terzino più bloccato per permettere a Estupiñán di spingersi a sinistra, Saelemaekers più arretrato per garantire equilibrio senza rinunciare alla spinta, oppure il nuovo arrivato Athekame. Al centro della difesa, Tomori e Pavlović appaiono destinati a formare la coppia titolare, con Gabbia pronto a subentrare quando serve solidità o freschezza.
A centrocampo, Rabiot e Loftus-Cheek offrono dinamismo come mezzali, mentre Modrić o Fofana possono guidare la cabina di regia in base all’avversario e alla fisicità richiesta. E in avanti? Qui Allegri ha un ventaglio di opzioni intriganti: Pulisic a destra, Leão a sinistra e Nkunku come centravanti per attaccare profondità e creare confusione nelle difese avversarie.
In alternativa, Nkunku può giocare da ala sinistra, accentrandosi vicino al centravanti e liberando la corsia a Estupiñán, alla maniera di Rafa con Theo Hernandez: movimento continuo e imprevedibilità per destabilizzare la marcatura. Leão, dal canto suo, può agire come punta centrale, una soluzione già provata in allenamento e durante la sfida di Coppa Italia contro il Bari.
A gara in corso, il 4-2-3-1 potrebbe diventare un’opzione ideale per aumentare la pressione offensiva: Nkunku avanza sulla trequarti, Giménez entra come punta di peso e un centrocampista lascia spazio per rendere l’attacco più incisivo.
La stagione senza coppe europee si trasforma così in un laboratorio perfetto per Allegri: rotazioni, gestione dei minuti e cambi di assetto diventano strumenti preziosi per trasformare il talento in concretezza. Le gerarchie restano un rebus, ma il tecnico ex Juve ha davanti a sé l’opportunità di far convivere stelle e potenziali star, sperimentando combinazioni offensive senza perdere l’equilibrio. E per i tifosi rossoneri, ogni partita può diventare una piccola rivoluzione.