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Lukaku: "Avevano dei dubbi su di me, per convincere De Bruyne sono bastate due telefonate"

Romelu Lukaku
Romelu LukakuCiro De Luca / NurPhoto / AFP
L'attaccante belga del Napoli si è aperto parlando del recente titolo di campione d'Italia col club azzurro. Tornando, inoltre, sulla sua rivalità con Ibrahimovic e raccontando come Conte lo ha cambiato, oltre a come ha influito nell'arrivo al Maradona del suo connazionale

"La gente aveva dei dubbi su di me, ma ero convinto che avremmo fatto qualcosa di speciale". Con queste parole, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, Romelu Lukaku ha fatto capire quanto sia stato importante per lui rilanciarsi al Napoli. Autore del gol del 2-0 nella sfida Scudetto contro il Cagliari, l'attaccante belga ha ricordato la gran festa per il titolo: "Tanta gente che festeggia, sorrisi, la gioia di una città. È stato bellissimo. Non avevo mai vissuto una festa così, un’esperienza unica". 

Il 32enne ha poi parlato del suo rapporto con Antonio Conte, uno dei suoi più grandi maestri: "Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco di apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte". 

Sullo Scudetto vinto, ha poi ammesso: "È stato speciale il percorso. Abbiamo lottato fino all’ultimo secondo. Le ultime tre settimane sono state super stressanti, con emozioni positive e negative che si mischiavano, su e giù come sulle montagne russe. Per questo è stato più bello".

Un rewind sulla sua ultima stagione: "Volevo fare meglio, quando sei ambizioso vuoi sempre fare meglio. Potevo fare di più: 14 gol e 10 assist possono essere un bel bottino ma non è il massimo, io cerco sempre di alzare l’asticella, non si può arrivare alla perfezione ma bisogna provare ad avvicinarsi. Ma sono contento, perché la squadra ha vinto". 

De Bruyne e Ibrahimovc

Quando viene interrogato sulla sua presunta influenza sull'arrivo di Kevin De Bruyne al Maradona, ha risposto: "Ho fatto giusto due chiamate, molto semplici. Gli ho spiegato cosa significa giocare qui, che siamo una squadra che vuole migliorare e confermarsi per l’anno prossimo. Sarà una grande sfida ma a lui piacciono le sfide". 

Su Zlatan Ibrahimovic, con il quale invece ha avuto alcuni screzi in passato, il centravanti belga ha poi voluto ribadire la sua postura una volta per tutte: "Non serve chiarire. Ma io ho rispetto per la sua carriera: è stato un giocatore unico". 

Orgoglio

Poi, una considerazione sul suo percorso umano, oltre che sportivo: "Sono l’uomo che volevo diventare. Ho dato l’opportunità a tutta la mia famiglia di andare a scuola e all’università. Nei momenti più belli della mia carriera erano sempre lì allo stadio: mia mamma, i miei figli, mio fratello. Guarda, sul mio cellulare c’è mia mamma che alza la coppa scudetto (la mostra, ndr). Vedi, è una rivincita".

E proprio sulla madre il belga si sofferma nuovamente: "Anche nella sofferenza, da adulto, lei mi ha sempre dato una spinta: “ricordati da dove veniamo”. Crescendo penso spesso a ciò che ho passato e mi scatta qualcosa, mi dà energia: io non voglio che i miei figli possano rivivere quello che ho vissuto io. Ora stanno bene, parlano già tre lingue a 3 e 7 anni. E io sono contento perché pure nel calcio ho tutto: sono nella squadra giusta, con l’allenatore giusto, nella società giusta. Si vede che anche il Napoli fa dei grandi passi in avanti ogni anno".