Lo scorso 14 novembre, la Roma chiese a Claudio Ranieri di rimandare i propri propositi di godersi la pensione per salvare la "sua" squadra dall'autodistruzione: "Sarei tornato soltanto per la Roma", assicurò il tecnico romano e romanista nel giorno della sua presentazione.
Non era la prima volta che sedeva su quella panchina, ma quello su cui non ha mai voluto lasciare dubbi è che sarebbe stata l'ultima. Nonostante un ruolino da marcia da prima della classe, infatti, Ranieri ha messo in chiaro che non sarà lui ad allenare la Roma nella prossima stagione.
Il tecnico capace di vincere la Premier League con il Leicester nella stagione 2015/2016, però, prima di calare il sipario sulla propria carriera e salutare definitivamente i tifosi giallorossi, vuole fare un'ultimo regalo alla Roma: la Champions League.
Intesa come qualificazione alla prossima edizione, s'intende. Un obiettivo che al suo arrivo era una chimera e che, invece, partita dopo partita è diventato non solo reale, ma anche ampiamente alla portata, soprattutto se la squadra manterrà il ritmo che l'ha caratterizzata dall'arrivo di Ranieri.
Da DDR a Ranieri
Torniamo un attimo indietro per analizzare, grazie ai dati Opta messi a disposizione di Diretta, come sia cambiata la situazione da quando il tecnico del Testaccio ha sostituito, lo scorso autunno, Ivan Juric che, a sua volta, aveva preso il posto di Daniele De Rossi.
Non è questa la sede per mettersi a discutere se sia stata giusta o meno la decisione di esonerare, dopo appena quattro partite di campionato, un allenatore al quale, pochi mesi prima, avevi fatto firmare un triennale. E nemmeno a ipotizzare cosa sarebbe successo se DDR fosse rimasto al suo posto.

Qui parliamo di numeri - freddi, ma sempre molto espressivi - e per quanto riguarda le prime quattro giornate di Serie A, la Roma ha totalizzato tre punti, frutto di altrettanti pareggi con due gol fatti e tre subiti a una media di 0,8 punti a partita.
La situazione statistica è leggermente migliorata con il tecnico croato che, eprò, degli otto incontri diretti ne ha vinti tre e tutti in casa, ottenendo anche un pareggio e quattro sconfitte per un 37,5% di trionfi e una media di 1,3 punti a partita che, al massimo avrebbe portato la Roma a conquistare la salvezza senza patemi. Negativo anche il bilancio tra i gol segnati (12) e quelli incassati (14).
Al ritmo delle prime
La salvezza, però, non era l'obiettivo della società e questo Ranieri, reduce da quella conquistata a Cagliari, lo sapeva bene. Il suo grande pregio, però, è stato quello di non promettere altro che non fosse il suo lavoro e la sua completa dedicazione.
Ebbene, dopo 22 gare di campionato in sella, il suo bilancio è molto eloquente: grazie alle 14 vittorie (8 in casa e 6 fuori per un complessivo 63,6%) e ai cinque pareggi - e, quindi, alle sole tre sconfitte - la sua media punti (2,13 per match) è molto simile a quella delle prime della classe, con le quali, senza un avvio stagione così disastroso, avrebbe potuto lottare per il titolo (il Napoli ha una media punti di 2,17 e l'Inter di 2,08 a partita). Decisamente positiva anche la differenza reti: 35 segnate e 15 subite.
Rimonta Champions
Ora, però, non è il caso di pensare a quello che avrebbe potuto essere, bensì bisogna concentrarsi su quello che potrebbe essere. E la verità che quando mancano quattro turni al termine del campionato, la sensazione è che delle squadre ancora in corsa per il quarto posto, quella giallorossa sia la più in forma.

La Roma, però, ha ancora un paio di punti da limare rispetto alla quarta piazza che, per il momento, è appannaggio della Juventus che ha approfittato del passo falso del Bologna a Udine. Bianconeri e rossoblu, tuttavia, si sfideranno questo fine settimana al Dall'Ara e se la squadra di Igor Tudor non dovesse riuscire a vincere, quella di Ranieri avrebbe l'opportunità, battendo la Fiorentina, di mettere le mani sul quarto posto.
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E tornando ai numeri, ci accorgiamo come né Vincenzo Italiano (1,8 punti a partita) né lo stesso tecnico croato della Juve (2 punti a partita nei cinque match diretti) abbiano un ritmo pari a quello di un Ranieri sempre più consapevole che se dovesse vincere tutte le gare da qui alla fine avrebbe molte possibilità di fare quell'ultimo, splendido regalo alla sua Roma.
