Più che un sergente di ferro, Antonio Conte è un generale di quelli che ci tiene a ogni dettaglio. E, soprattutto, che quando si affeziona a un soldato, non ci rinuncia praticamente mai. Convocato 17 volte e messo in campo da titolare in 16 occasioni, Scott McTominay è diventato subito il factotum del tecnico salentino. Amante dell'intensità del calcio di Premier League, l'allenatore del Napoli ha aspettato fino al termine del mercato per avere l'incursore del Manchester United.
E i risultati attuali confermano quanto la sua pazienza e perseveranza siano serviti. Da quando è entrato in campo vestito di azzurro, lo scozzese non ha più smesso di essere considerato un titolare. E non solo per il suo curriculum quanto per la sua caratteristica unica di attaccare lo spazio, fungendo da attaccante aggiunto. Il tutto corroborato da un senso della posizione straordinario e un'abnegazione nel correre avanti e indietro fuori dal comune.
Tuttofare
Titolare nel primo big match della stagione, lo scontro di Torino con la Juventus finito 0-0, il britannico ha avuto un impatto devastante nella squadra azzurra. Tanto da far cambiare a Conte il modulo di gioco, passando a un 4-3-3 che permettesse di esaltarne proprio le caratteristiche atletiche e fisiche. Perché se Lukaku è il perno del gioco offensivo, le incursioni di McTominay sono fondamentali per creare superiorità, visto che Politano e Kvaratskhelia agiscono molto larghi.
Primo nel pressing avversario ma anche primo a proporsi per rompere le linee di difesa avversarie, lo scozzese fa la spola tra area rivale e la propria metà campo, dando prova di un senso della posizione unico e anche di una rarissima capacità di copertura. E il suo essere tuttofare trova riscontro nella sua duttilità tattica: partito quasi da seconda punta alle spalle dell'attaccante belga, è oggi una mezzala che copre le discese sulla sinistra del georgiano o del suo sostituto David Neres.

Spaccapietre
Uno stantuffo solido e scattante lo scozzese, la cui cultura del lavoro e il cui slancio dopo anni da collante ai Red Devils gli hanno permesso di integrarsi praticamente subito in Serie A, un campionato storicamente poco accogliente per i giocatori provenienti dalla Premier. Ma McTominay, che in estate ha voluto fortemente giocare al Maradona, si sta dimostrando anche un goleador importante. Il perché è presto detto: i suoi tre gol in 15 incontri di campionato, hanno sempre sbloccato una situazione di 0-0. Si tratta, dunque, di acuti difficilissimi e importanti, quelli che pesano più degli altri.
Lo scozzese ha aperto le marcature quasi subito nel match vinto per 3-1 sul Como, ha poi interrotto l'ottimo momento di arrembaggio dell'Inter nel primo tempo della sfida al vertice a San Siro (finita 1-1) e ha siglato il gol della vittoria nell'inceppata partita in casa del Torino. Un contributo unico il suo, da autentico spaccapietre. Per di più, è stato da un suo colpo di testa su corner che Di Lorenzo ha sfondato la difesa del Lecce nella risicata vittoria per 1-0 di fine ottobre. E anche nella disfatta contro l'Atalanta era stato tra i migliori, colpendo il palo sullo 0-1 per gli ospiti. Nelle ultime prestazioni, invece, è stato fondamentale dal punto di vista dell'equilibrio tattico e ha anche offerto a Lukaku l'assist per il gol del momentaneo pari a Udine, dal quale poi è partita la rimonta azzurra.
Giocatore simbolo anche della nazionale scozzese, McTominay è già un leader tecnico del Napoli che oggi è primo in classifica e finisce l'anno in un modo inaspettatamente felice per quanto visto fino a giugno. Per Conte non esiste un giocatore di movimento più imprescindibile, come visto anche dal fatto che nel tiratissimo scontro col Venezia di sabato scorso per il match winner Raspadori è stato sacrificato Anguissa e non lui. Scott, forgiatosi nel freddo della parte più ruvida della penisola britannica, è il luogotenente assoluto per un generale dalle tante battaglie.