Con il corpo del delitto ancora caldo e una scena del crimine ancora da riordinare, forse è necessario far passare un po' di tempo prima di esprimere giudizi e fronteggiare ipotesi su quello che sta succedendo alla Juventus di Thiago Motta.
L'eliminazione dalla Coppa Italia per mano di un Empoli che, almeno come intenzioni pre gara, sembrava addirittura voler lasciare passare i bianconeri schierando una formazione imbottita di giovani e seconde linee e conservare le energie per il campionato, rischia di avere conseguenze ben più di gravi di quelle già inevitabili dopo una debacle così altisonante.
Più che altro perché ormai non può più considerarsi un crollo casuale ed episodico: la sconfitta rimediata ai rigori (ma anche il pareggio nei 90 minuti è da reputarsi un grave incidente di percorso) si somma infatti alla rovinosa eliminazione dalla Champions League contro un avversario modesto e, globalmente, al trascinarsi di una stagione che di fatto non si è mai impennata come era nelle intenzioni.
E che ad oggi rischia di ritorcersi contro al tecnico italo-brasiliano, che sembrava essere in grado di cancellare facilmente i brutti ricordi del triennio di Allegri e ora invece rischia di fare peggio.

Dopo un inizio di stagione incoraggiante, nonostante i pareggi in serie e i legittimi dubbi sulla consistenza di un gruppo nuovo e inesperto, l'impressione è che contrariamente a quanto si sperava, più si prosegue verso la fine e più affiorano perplessità e lacune che in un primo momento potevano essere legittiamente perdonate.
2025 iniziato malissimo
Il 2025, l'anno che era stato designato come quello della tanto attesa consacrazione e del raccolto dei frutti di una lunga semiina, si è aperto con i tre ko in una settimana (Milan in Supercoppa, Napoli in campionato e Benfica in Champions League), tre sberle che hanno minato le certezze con cui la Juventus sembrava essere arrivata mentalmente integra sino a gennaio e che invece si è riscoperta fragile.
Le crepe della prima sconfitta in Serie A e la conseguente perdita dell'imbattibilità in campionato dopo una prestazione a due facce di difficile comprensione, e la conseguente brutta figura europea contro i portoghesi sono state solo le avvisaglie di una crisi vera e proprio materializzatasi da lì a poco, e inizialmente mascherata da alcuni risultati prestigiosi (vittoria nel Derby d'Italia e sul difficile campo di Como) che avevano oscurato gli evidenti passi indietro nella proposta di gioco e nell'identità di squadra, lampanti nella disfatta di Eindhoven.

Pro e contro del mercato invernale
L'identità di squadra che anche il mercato di gennaio ha contribuito a sgretolare: l'addio seppur programmato da mesi dell'esperto Danilo, l'arrivo di Kolo Muani che ha subito scalzato il principale realizzatore Vlahovic e l'inserimento dei due oggetti misteriosi Alberto Costa e Kelly per certi versi hanno provocato la caduta di ulteriori certezze, al netto ovviamente delle preziose reti realizzate dall'ex PSG e dal senso di profondità ridato alla rosa.
Se prima c'era molta fiducia sulla maturazione della squadra secondo una parabola lineare, adesso è totalmente in discussione. Non solamente da parte dei tifosi, che delusione dopo delusione stanno scendendo dal carro guidato da Thiago Motta, ma anche dallo stesso allenatore, che post Empoli si è lasciato andare ad uno sfogo duro ma di difficile comprensione, mascherato da una sana autocritica.

Dodici partite di Serie A e tre del Mondiale per Club ci separano dalla fine di questa stagione ad oggi fallimentare viste le premesse iniziali, in cui la squadra sembra peggiorare partita dopo partita e per cui i motivi per rimanere ottimisti sono ben pochi. L'incubo di aver gettato al vento l'ennesima annata, anche dopo ingenti investimenti economici, rimane, e a voler seguire il trend delle ultime settimane è lecito aspettarsi ancora il peggio.