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I tre giocatori chiave dello Scudetto del Napoli: dal baluardo difensivo alla torre d'assedio

Lukaku festeggia dopo il 2-0 al Cagliari
Lukaku festeggia dopo il 2-0 al CagliariIsabella BONOTTO / AFP
La centralità di Rrahmani, uno dei reduci del trionfo di due anni fa, è stata fondamentale per assicurarsi la vittoria finale. Il kosovaro forma la base della spina dorsale rinforzata dal furore guerriero di McTominay e da un Lukaku che, sebbene non più al top, è stato decisivo

Ogni gruppo che vince ha i suoi elementi fondamentali. Come la struttura architettonica che, al di là della composizione estetica, regge sui propri pilastri. E il Napoli che ha ottenuto il suo quarto Scudetto, il secondo in tre stagioni, è stato un esercito pieno di sergenti agli ordini del generale Antonio Conte. Senza nessuna individualità totalmente sopra le altre per virtuosismo, il muro costruito dagli azzurri è stato riempito con pazienza e costanza.

Come operai industriosi, i giocatori del tecnico leccese hanno messo a segno un piccolo miracolo, vista anche la partenza di Khvicha Kvaratskhelia a gennaio, senza alcun rimpiazzo adeguato. Su tutti, però, si sono distinti in tre. Tre giocatori totalmente diversi che, però, sono stati imprescindibili per il tecnico appena li ha avuti a disposizione.

Il muro kosovaro

Partendo dal basso, il primo è Amir Rrahmani, un difensore centrale di 31 anni da sempre eccessivamente declassato al ruolo di comprimario dei marcantoni che ha avuto affianco. In primis fu Kalidou Koulibaly, poi arrivò Kim Min-Jae, con il quale formò la coppia tricolore di due anni fa. Quest'anno, con un Alessandro Buongiorno non sempre operativo, il kosovaro ha compreso di non potersi permettere sbavature di alcun tipo. In campionato non ha saltato neanche una partita, diventando il giocatore con più minuti tra tutti, ben 3407.  

Invalicabile e sempre solerte nel comandare la linea difensiva, un compito a lui affidato da quando prese il posto del glorioso Raul Albiol, il balcanico ha messo una pezza ogni qual volta dovesse farlo. Autore di un gol importante come quello in casa del Genoa, ha servito anche tre assist. I due più importanti sono stati quelli per Scott McTominay in casa dell'Inter e quello di ieri sera per Romelu Lukaku sotto forma di lancio lungo a favorire il corridoio perfetto per il raddoppio. Leader silenzioso, si è anche ripreso dopo lo sciagurato autogol di Como, nell'ultima sconfitta azzurra ben 12 turni prima del trionfo.

Claymore

Per "Crua Chan" si intende quel grido proprio dei clan scozzesi durante le ribellioni verso gli invasori scozzesi. McTominay è nato e cresciuto nel Nord dell'Inghilterra, ma nel suo ventre vibra un rombo tutto Scot, proprio come il suo nome. Praticamente scartato dal Manchester United, dove aveva giocato in tutta la sua carriera, è sbarcato al Maradona per, come aveva egli stesso affermato, "vincere qualcosa". Detto, fatto. E in che modo. Da elemento indispensabile per Conte, che per lui ha prima cambiato modulo, favorendone le percussioni e gli inserimenti, e lo ha poi esaltato come attaccante ombra.

La mappa di calore contro il Cagliari
La mappa di calore contro il CagliariFrancesco Pecoraro / GETTY IMAGES / AFP / Stats Perform

Terzo giocatore di movimento per minutaggio in campionato dietro Rrahmani e capitan Di Lorenzo, il numero 8 azzurro si è immerso immediatamente nel nuovo ambiente, diventandone subito un idolo. 12 reti, quasi tutte per sbloccare lo 0-0, e sei assist, senza contare il rigore procuratosi contro la Juventus e poi trasformato da Lukaku per suggellare un trionfo essenziale nella rincorsa allo Scudetto. E una marea di km a partita, facendosi trovare ovunque, anche in difesa per prendere botte pur di evitare le reti avversarie.

Un calciatore mostruoso, dall'impatto devastante immediato in Serie A. L'MVP senza discussioni. La Claymore azzurra, in onore al nome della spada che gli scozzesi usavano per respingere gli invasori. Al suono di "Crua Chan", per molti traducibile in "carica, coraggio". Ma, il lessico, arrivati a questo punto, è solo un risvolto secondario. Soprattutto se, alla vittoria del bramato titolo, scoppi a piangere per terra. Come un vero guerriero.

Trascinatore

Un corpo di 191 centimetri per almeno 95 chili di peso. Quella di Romelu Lukau è una vera struttura da torre s'assedio. Quella sulla quale il capo architetto Conte ha fin da subito voluto far reggere il reparto offensivo della sua opera magna. Nonostante gli oltre 30 anni d'età e uno smalto non più luccicante come quello di un tempo, il belga ha comunque trascinato il carro azzurro alla vittoria. In campo per 36 partite su 36, ossia sempre da quando è approdato al Maradona per volere espresso del tecnico, che ha fatto scucire a De Laurentiis 30 milioni di euro per un ultra trentenne, ha zittito tutti con gol e personalità.

Le statistiche in Serie A di Lukaku
Le statistiche in Serie A di LukakuFlashscore

Al di là delle 14 reti, alcune delle quali fondamentali come quelle a Milan, Juve e Atalanta, ha infatti distribuito 10 assist, dando prova di poter fungere anche da raccordo offensivo. Si è adattato a giocare da solo in un tridente ed è stato ideale per dialogare con McTominay e Raspadori, suoi principali associati. Poi, si è messo in proprio per registrare l'assolo finale, un mix tra potenza e tecnica, col quale è andato via a due difensori per poi controllare in scioltezza e apporre il sigillo sul trionfo azzurro.

Seppur attempato e non più affilatissimo come un tempo, il belga è risultato determinante nella cavalcata azzurra. Muro maestro del nuovo Maschio Angioino ideato da Conte, ha scoccato lui l'urlo finale di un percorso faticoso ma, proprio per questo, più bello. Il quarto in 99 anni di vita del club azzurro.