Orfana di un Roberto Carlos lasciato partire troppo presto, l'Inter targata Massimo Moratti ha vagato per anni, tra la fine del vecchio e nuovo secolo, alla ricerca di un terzino sinistro dalla notevole spinta. E proprio quell'esigenza così impellente ha trascinato i nerazzurri ha effettuare il secondo e infelice scambio con i cugini del Milan nell'estate del 2002. Uno scambio che vide Clarence Seedorf passare da una sponda all'altra del Naviglio per permettere a Francesco Coco di vestire il nerazzurro.
L'esigenza di un terzino sinistro di livello, qualcosa che mancava da troppi anni, ingannò l'allora dirigenza interista, che già un anno prima aveva fatto partire Andrea Pirlo, mai valorizzato per via dei tanti fantasisti in rosa, per il più muscolare Andrés Guglielminpietro, fortemente voluto da Hector Cuper, suo connazionale sulla panchina nerazzurra. Valorizzato l'anno prima nel prestito a Brescia da Carlo Mazzone, che lo aveva trasformato da mezzapunta in regista, il bresciano sarebbe poi esploso in rossonero l'estate successiva.
Una mediana fantasiosa
Il motivo? L'arrivo a Milanello proprio di Seedorf, il cui estro fu utilizzato dall'allora tecnico milanista Carlo Ancelotti per ideare un centrocampo offensivo e creativo sostenuto da un Gennaro Gattuso al top della sua forma. Con un incontrista al 100%, l'allenatore di Reggiolo comprese che Pirlo poteva fungere da metodista davanti alla difesa e che l'olandese potesse passare da trequartista svagato a mezzala ordinata. Il tutto con un Rui Costa schierato trequartista per aumentare notevolmente il tasso tecnico della squadra.
E così, dopo il terribile scivolone finale della stagione 2001-02, quando l'Inter perse all'Olimpico uno Scudetto che aveva praticamente in mano, dall'altro lato di Milano iniziò a formarsi la leggenda di una squadra rossonera che con Pirlo e Seedorf, due 'scarti' nerazzurri, avrebbe vinto due Champions League e uno Scudetto in quattro anni. Con la regia del bresciano e le capacità fisiche, atletiche e tecniche dell'olandese, Ancelotti costruì forse la più bella delle sue creature dal punto di vista del gioco. Il tutto a causa delle necessità dell'Inter di puntare su un Coco che fu effimero nella sua esplosione in rossonero e non mantenne le promesse una volta approdato all'Inter.
Affari sballatissimi
Per non parlare poi di Guly, voluto fortemente da Cuper in quanto più fisico e duttile di Pirlo, al quale lo stesso allenatore argentino non aveva visto il potenziale di gran faro del centrocampo. Ancora oggi, quando si gioca un derby tra Inter e Milan, in tanti da ambo i lati ricordano, con umore diverso, quanto la poca accortezza della dirigenza interista fu nefasta in quei due affari. E non solo perché lo scarso romanticismo di Cuper, uno che aveva fatto fuori addirittura Ronaldo il Fenomeno, non aveva permesso di comprendere le potenzialità dei due centrocampisti.
Il motivo della rabbia interista, infatti, era di aver praticamente offerto ai rivali di sempre le prestazioni di due calciatori top che avrebbero poi scritto la storia del Milan. Anzi, più che storia verrebbe da dire leggenda. Perché ancora oggi, nonostante in questo momento i nerazzurri siano la squadra più forte di Milano, i tifosi rossoneri si fanno beffe di loro per quei due affari totalmente sballati che hanno permesso al Diavolo di diventare ancora più grande.