Altri

Flashback | La magia del 4-1 all’Olimpico: Nedvěd tra Lazio e Juventus, il destino di una leggenda

L'esultanza di Crespo e Nedvěd durante Lazio-Juventus, 18 marzo 2001
L'esultanza di Crespo e Nedvěd durante Lazio-Juventus, 18 marzo 2001ČTK / AP / Profimedia

Il 18 marzo 2001, Lazio e Juventus si affrontarono in un match epico, con Pavel Nedvěd protagonista assoluto: la doppietta che demolì la Juve fu l’ultimo capolavoro del ceco in biancoceleste prima del clamoroso trasferimento alla squadra bianconera pochi mesi dopo.

La bellezza del calcio sta nella sua imprevedibilità, nella capacità di mescolare destini, trionfi e colpi di scena. E se una partita può raccontare l’essenza stessa di questa magia, quella giocata il 18 marzo 2001 tra Lazio e Juventus è forse l’esempio perfetto.

Protagonista assoluto della notte fu Pavel Nedvěd: l’uomo che, nella stessa stagione, avrebbe inflitto alla Juventus una delle sconfitte più pesanti della sua storia, per poi trasferirsi pochi mesi dopo proprio nella squadra bianconera. Un paradosso che ha scritto una delle storie più affascinanti del calcio italiano.

Ultimo capolavoro in biancoceleste: doppietta alla Juve e gloria all'Olimpico

Il match si disputa in un Olimpico in festa, gremito da 65.000 spettatori pronti a vivere una serata indimenticabile. La Lazio, campione d’Italia in carica, arriva dopo il trionfo al fotofinish del 2000, mentre la Juventus, pur fortissima da anni, ha visto scivolare il titolo proprio nelle mani dei biancocelesti nella stagione precedente.

Con sei punti di distacco dalla capolista Roma, la squadra di Carlo Ancelotti è ancora in corsa per lo Scudetto. Di fronte, però, trova una Lazio che non ha alcuna intenzione di cedere terreno: terza a cinque punti dalla Juve, esperta, solida e con uno scudetto già cucito sul petto.

Quel giorno, la Vecchia Signora si scontrerà con una Lazio che sarà trascinata da due giocatori che, più di tutti, scriveranno la storia: Hernán Crespo e, soprattutto, Pavel Nedvěd.

Dopo un inizio ad alta intensità, è la Lazio a graffiare per prima. Al 22’ Poborský sfonda a destra, serve basso Crespo che d’interno spinge il pallone in area. L’assist è perfetto. Ma lo è ancora di più il taglio di Nedvěd: una fucilata in corsa, un gol da vera e propria "Furia ceca". 

L’Olimpico esplode, la Juve accusa il colpo e risponde solo con i nervi: Davids falcia proprio Nedvěd. È ammonizione, ma soprattutto è il segnale di una Juve nervosa, frastornata. Si va al riposo sull’1-0, ma la scossa vera arriva pochi istanti dopo. Nemmeno undici secondi dal fischio d’inizio della ripresa, ed è di nuovo Lazio: Verón lancia lungo, Crespo addomestica di petto e scarica un sinistro letale. 2-0. L’Olimpico vibra. La Juve crolla.

Ancelotti prova a rimettere insieme i pezzi, ma al 58’ perde Davids: secondo giallo, ancora per un fallo su Nedvěd. L’uomo che ha innescato tutto. Eppure, nonostante l’uomo in meno, la Juve riesce a trovare una reazione con Del Piero, che al 61’ con una pennellata delle sue riapre il match, infilando il pallone nel sette dopo aver saltato Pancaro. Il 2-1 riaccende la speranza.

Ma la Lazio non è tipo da fermarsi. Dopo il gol del 10 bianconero, la squadra biancoceleste non perde la concentrazione e, al 21’, è di nuovo avanti di due gol con Crespo e Nedvěd che confezionano il 3-1. L’argentino appoggia il pallone al ceco, che con un movimento da fuoriclasse salta l'attuale allenatore juventino Tudor e batte ancora una volta Van der Sar. È una partita a senso unico.

A dieci minuti dalla fine, arriva il sigillo definitivo: Castromán, entrato da poco, serve un assist al bacio per Crespo, che non lascia scampo al portiere olandese con un destro preciso all’angolino. È il 4-1. La Juventus è annichilita. La Lazio ha conquistato la sua vittoria più bella della stagione, ed è tutto merito della Furia Ceca.

Il passaggio di Nedvěd: simbolo di due mondi

Eppure, in quella serata storica si celava un destino già scritto. Pavel Nedvěd, l’uomo che aveva inflitto alla Juventus una doppietta indimenticabile, avrebbe indossato pochi mesi dopo proprio la maglia bianconera. Il 5 luglio 2001 la Vecchia Signora, orfana di Zinedine Zidane passato al Real Madrid, investì 75 miliardi di lire per assicurarsi il centrocampista più ammirato della Serie A.

Un acquisto che sconvolgeva gli equilibri. La Lazio, travolta da problemi economici e tensioni interne, dovette cedere il suo simbolo. Un addio doloroso per il club e per i tifosi, che vedevano partire un giocatore diventato icona dopo cinque stagioni, 207 presenze, 51 gol e un patrimonio di trofei e fedeltà incancellabile.

Alla Juventus, Nedvěd diventò un leader, un centrocampista completo, capace di correre senza sosta, segnare e lottare, con quella folta chioma bionda entrata nella leggenda.

I nuovi acquisti della Juve nell'estate del 2001
I nuovi acquisti della Juve nell'estate del 2001ČTK / Profimedia

L’inizio, però, non fu semplice. In un ambiente ancora scosso dall’addio di Zidane, Nedvěd faticò a trovare la sua dimensione. Marcello Lippi lo schierò inizialmente largo a sinistra, con libertà di accentrarsi, ma il Nedvěd juventino sembrava un’ombra rispetto al devastante protagonista visto con la Lazio. Le critiche non tardarono ad arrivare e molti storsero il naso per l’ingente investimento.

Tutto cambiò a fine 2001, quando Lippi ebbe l’intuizione decisiva: posizionare Nedvěd dietro le punte, alle spalle della coppia Del Piero-Trezeguet. In quella posizione ibrida tra mezzala e trequartista, il ceco trovò finalmente il suo habitat naturale, conquistando libertà di movimento, spazi per inserirsi e il ruolo di leader tecnico.

Il primo gol in bianconero arrivò a dicembre, di testa contro il Perugia in casa. Ma il momento simbolo della sua rinascita fu alla terz’ultima giornata, nella trasferta di Piacenza: Juventus e Inter in corsa Scudetto, partita bloccata, fino a quel sinistro secco di Nedvěd che regalò i tre punti e rilanciò la rimonta, culminata poi con il tricolore all’ultima giornata, proprio come accadde con la "sua" Lazio nel 2000.

La “Furia Ceca” chiuse la prima stagione juventina con 4 gol, ma soprattutto con un ruolo ritrovato, un nuovo club e una missione precisa. Il resto, come si suol dire, è storia. Il leggendario Pavel chiuse la sua storia bianconera con 327 presenze, 65 gol, 77 assist e la conquista del Pallone d’Oro.