Flashback, Juve-Roma e l'immortale "Er gol de Turone": quando Viola diede del geometra a Boniperti

Il presidente della Roma, Dino Viola (a destra)
Il presidente della Roma, Dino Viola (a destra)Torino/Archivio storic / LaPresse / Profimedia

Juve-Roma è una partita storica, ricca di aneddoti e sfide tra campioni, da Falcao e Platini a Totti e Del Piero, ma l’episodio che più di tutti è rimasto impresso nella memoria, per le polemiche furiose che scatenò, è quello del famoso gol non convalidato a Turone: i dieci centimetri più famosi della storia del calcio italiano

Negli anni '80 i re del calcio italiano si chiamavano Gianni Agnelli, patron della Juventus, e Dino Viola, presidente della Roma. Una sfida tra poteri economici e politici che vedeva il primo, presidente della Fiat, icona elegante del capitalismo italiano e del "potere del Nord", e il secondo portabandiera della Capitale: un ingegnere e imprenditore che, toscano di origini, finì per diventare un simbolo della città stessa con la sua presidenza. 

Vicino politicamente alla Democrazia Cristiana di Giulio Andreotti, che lo fece eleggere come senatore, la leggenda narra che fu proprio "Il Divo" a suggerirgli l'acquisto di Paulo Roberto Falcao, la stella brasiliana che aiutò la Roma a contrastare lo strapotere della Juventus in campionato, riuscendo a sugellare quelle fantastiche annate con la vittoria dello scudetto nel 1983 con Niels Liehdholm in panchina. Due anni prima però il sogno era svanito per questione di... centimetri.

"Er gol de Turone"

Era il 10 maggio al Comunale, il vecchio stadio della Juventus. A tre giornate dalla fine del campionato la capolista ospita la Roma del tecnico svedese, sulla quale ha un punto di vantaggio. Una partita determinante e attesissima, tanto che lo stadio fa registrare il record d'incasso con 480 milioni di lire. In campo una sequela di campioni: da una parte Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, dall'altra Falcao, Conti, Pruzzo, Ancelotti. Sulle panchine, due mostri sacri: Giovanni Trapattoni e il "Barone", Niels Liedholm.

Com'era logico aspettarsi la sfida è dura, aspra, ma l'arbitro Paolo Bergamo la dirige con polso fermo senza mostrare sudditanza psicologica nella tana dei padroni del campionato: al 17' della ripresa non ci pensa due volte prima di espellere Furino per un'entrata eccessiva. 

Con la Juve in dieci la Roma capisce che può azzannare l'avversario strappando due punti che la proietterebbero in testa, avvicinandola così al tricolore dopo 41 anni di attesa. Dieci minuti dopo l'espulsione arriva l'occasione buona: cross di Bruno Conti, sponda di testa di Pruzzo e volo d'angelo di Maurizio Turone detto "Ramon" perché piccolo e moretto, buon difensore che da quel momento però diventerà leggendario.

La palla si infila alle spalle di Zoff, Bergamo prima convalida il gol, poi vede il guardalinee Sancini con la bandierina alzata: "Innestai la retromarcia e annullai, non potevo fare altro", ricorda l'arbitro. "Presi la decisione giusta - resta convinto Sancini -. Ero in linea e in mente ho un flash nitido: Turone oltre la linea della palla al momento dell’assist di testa di Pruzzo". 

Le polemiche della moviola, il "Telebeam" truccato

L'episodio controverso restò tale anche dopo, viste le poche telecamere in campo per via di uno sciopero. Carlo Sassi alla moviola della Domenica Sportiva sentenziò la posizione irregolare di Turone, ma le polemiche non cessarono perché la Juventus, passato lo spavento, in quella partita riuscì a mantenere il risultato ancorato sullo 0-0, strappando un punto che lasciò la classifica invariata. Una spartizione della posta fondamentale, visto che poi con le vittorie contro Napoli e Fiorentina i bianconeri vinsero lo scudetto con due punti di vantaggio proprio sulla Roma.

"Er gol de Turone" però rimase lì, immobile nella memoria dei tifosi della Lupa anche negli anni successivi. Nemmeno il trionfo del 1983 riuscirà a far dimenticare quel giallo, tanto che nel 1986 la nuova tecnologia per la moviola "Telebeam" tornò sull'argomento per dimostrare che era valido con i metodi scientifici, decretando: Turone era in gioco di dieci centimentri.   

Finita? Macché. Si parlò di videocassette scomparse, e nel 2013 "il padre della moviola" Carlo Sassi tornò sull'argomento dicendo che le immagini del Telebeam furono "aggiustate negli studi Rai di Roma" per far sì che il gol sembrasse valido, scatentando le risposte di Gianfranco De Laurentiis, giornalista di Rai 2, e di Massimo De Luca, ex direttore di Rai Sport e conduttore della Domenica Sportiva.

La furia dei tifosi e il righello del geometra

Er gol de Turone diventerà così una specie di "cold case" italiano, un mistero insoluto sul quale ogni tanto piace ritornare, e forse va bene a tutti così, visto che con le attuali tecnologie forse si potrebbe avere un'analisi più precisa. La rete annullata sarà al centro anche di un documentario "Er gol de Turone era bono" del 2022, diretto da Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet. 

L'episodio verrà preso negli anni a seguire a simbolo del potere "politico" bianconero infarcendosi di leggende, come quella che vuole l'onorevole tifoso giallorosso Andreotti commentare: “Da credente quale sono, purtroppo mi rendo conto che le vie del Signore sono finite, mentre quelle di Agnelli sono infinite”. 

La decisione che allora esacerbò gli animi dei tifosi, fu in realtà presa dai protagonisti con eleganza. Viola a fine campionato parlò di scudetto perso per "questione di centimetri", e così il presidente della Juventus Giampiero Boniperti gli fece recapitare un righello d'argento con un messaggio: "Caro Dino, le invio lo strumento con il quale potrà verificare esattamente ciò che è accaduto in campo". Un gesto al quale il presidente della Roma replicò inviando un altro il righello: "Caro Giampiero le rammento che io sono ingegnere e che quindi tocca a lei, geometra, il compito che mi suggerisce".

Ironia e sarcasmo d'altri tempi. Oggi in epoca di Var ci sarebbero forse più certezze, ma le discussioni non mancherebbero comunque. Solo che finirebbero sui social tra insulti e persino minacce di morte. Il gol di Turone può essere così visto come uno spartiacque tra due ere, il calcio del passato con le decisioni sul campo e il calcio moderno con il Var, ma con un unico e immortale trait d'union: le polemiche arbitrali.