Non è sicuramente un incontro storico come il derby d'Italia, ma Atalanta-Milan è uno di quei match che sta diventando sempre più uno scontro acceso e colmo di significato. Le due compagini lombarde non si sono mai risparmiate l'una contro l'altra, dando vita a delle gare ricche di gol ed emozioni contrastanti.
L'avvento di Gasp e l'Atalanta schiacciasassi
La Dea, conosciuta dal 2017 per le sue goleade in Serie A, è diventata magica sotto la guida di Gian Piero Gasperini, vero e proprio maestro del calcio italiano. Tutto ebbe inizio nell'estate del 2016, quando la società orobica affidò la panchina al tecnico di Grugliasco, cercando una svolta dopo decenni di alti e bassi. L'allenatore piemontese non solo ha costruito una macchina perfetta ma ha riportato la formazione nerazzurra, dopo 26 anni, in Europa League.
Da qui è cominciato il regno dell'Atalanta nel panorama calcistico italiano ed europeo, continuando a crescere con costanza e con l'aiuto di tanti giocatori tra giovani ed esperti, scovati in giro per il mondo dal superbo Giovanni Sartori, allora responsabile dell'area tecnica nerazzurra.
Con il passare degli anni il club di Percassi ha acquistato consapevolezza e denaro, non solo dalle cessioni record di giocatori esplosi sotto la guida del Gasp ma anche dai tanti bonus conquistati tra campionato e coppe europee.
Una crescita esponenziale che ha portato i bergamaschi al top della forma nel dicembre 2019, quando ospitarono un Milan in declino e in una situazione completamente opposta rispetto al roseo club orobico. 22 dicembre 2019: una data sicuramente impressa nella memoria di molti tifosi del Diavolo, il momentò in cui quest'ultimo toccò il fondo e risalì più forte di prima. Prima della rinascita, però, il team appena affidato a Stefano Pioli dovette subire una vera e propria demolizione al Gewiss Stadium di Bergamo.
Il tracollo del Milan e il ko a Bergamo
Una stagione, 2019/2020, fin dall'inizio travagliata per i rossoneri, con le dimissioni da direttore generale dell'area tecnico-sportiva di Leonardo e un cambio totale nell'organigramma: promozione a direttore generale per Paolo Maldini, ritorno di Zvonimir Boban e ingresso di Frederic Massara. Una prima rivoluzione per la squadra di Milano, affidata a Marco Giampaolo dopo la sua esperienza positiva alla Sampdoria.
Le cose non andarono però come sperato per i nuovi membri della società rossonera, i quali dovettero affrontare, oltre al peggior avvio in 81 anni, la stangata del TAS, che escluse il Milan dalla partecipazione all'Europa League (conquistata sul campo al termine della stagione precedente) per aver violato le norme del fair play finanziario durante i trienni 2014-2017 e 2015-2018.
Un vero e proprio terremoto che colpì una squadra in totale declino e reduce da annate fallimentari, presa in mano successivamente da Stefano Pioli, il 9 ottobre 2019. L'ex tecnico del Bologna affrontà una situazione complicata al suo arrivo, con uno spogliatoio spezzato in due e un collettivo troppo debole per competere con le altre big.

Sfortuna volle che, quel 22 dicembre 2019, il Milan affrontò, ancora in fase di ristrutturazione, un'Atalanta consolidata e in corsa per diventare il miglior attacco d'Europa. Una Dea guidata da capitan Papu Gomez e dal mago Josip Ilicic, due dei migliori calciatori della storia del club orobico, i quali formavano un tandem offensivo mai visto prima d'ora. Talmente fenomenale che i rossonero non videro la palla contro il 10 e il 72, autori di tre dei cinque gol complessivi (5-0) in quella che fu la peggiore sconfitta in campionato dal 1998 e la quarta sconfitta della stagione con cinque reti di scarto.
La conferma della Dea e la rinascita rossonera
Quel 5-0 tanto discusso e rimasto nella storia del calcio italiano aiutò enormemente entrambe le compagini. A Bergamo nacque una vera e propria stella di nome Atalanta, riconosciuta come una delle migliori realtà europee grazie alla stagione 2019/2020, conclusa con il secondo miglior attacco d'Europa con 98 gol e il record di punti, 78, di cui 43 solo nel girone di ritorno.
Una Dea stellare, consacrata tra le big della Serie A proprio dopo quella clamorosa vittoria arrivata tre giorni prima di Natale: una festa celebrata con gusto dalla compagine orobica, che continua tutt'ora a crescere e infrangere record sotto la guida dell'ormai storico Gian Piero Gasperini.
Nei giorni successivi all'incredibile tonfo fuori casa, invece, la società rossonera si riunì per cambiare drasticamente le cose. Toccato il fondo, Maldini&Co. decisero di cambiare totalmente pelle nella sessione di mercato invernale, richiamando il bomber Zlatan Ibrahimovic e l'esperto difensore Simon Kjaer e facendo piazza pulita con le cessioni, tra gli altri, di Suso e Piatek, due terzi dell'attacco titolare fino a quel momento.
Una decisione che cambiò le sorti del club rossonero, il quale, guidato dalla figura di Ibra, ritornò al vertice del calcio italiano arrivando a conquistare anche lo Scudetto nella stagione 2021/2022. Una crescita non solo di Pioli ma dei singoli all'interno dello spogliatoio del Milan, con Theo Hernandez e Rafael Leao, allora acerbi e sconosciuti, che diventarono con fiducia e qualche coccola due dei migliori perni del Diavolo.
Toccato il fondo, insomma, si può solo risalire, ed è quello che il Milan ha fatto dopo la debacle di Bergamo: una città che porta brutti ricordi ai rossoneri, scottati dalla pesante sconfitta che, i superstiti di quel 22 dicembre, hanno ancora legato al dito.