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Esclusiva Poborský | La Lazio, l'Inter e il 5 maggio: "Avevo promesso a Nedved una doppietta"

Karel Poborský con la maglia della Lazio (e contro l'Inter)
Karel Poborský con la maglia della Lazio (e contro l'Inter)ČTK - Flashscore by Canva
Il 5 maggio 2002, il campione ceco segnò due gol ai nerazzurri che erano arrivati in testa alla classifica all'ultima giornata di campionato. Lo scudetto, però, lo vinse la Juventus di Nedved, suo grande amico: "Pavel mi ha chiamato subito dopo la partita, dal pullman della squadra dove stavano festeggiando il titolo".

Il nome di Karel Poborský è indissolubilmente legato alla sfida tra la sua Lazio e l'InterIl 5 maggio del 2002, infatti, il calciatore ceco segnò i due gol più famosi della sua carriera, sebbene non i più importanti da un punto di vista meramente sportivo per la propria squadra. 

Era l'ultima giornata di campionato e la classifica vedeva i nerazzurri in testa con un punto di vantaggio sulla Juventus e due sulla Roma. Ed è anche per questa ragione che la riva biancoceleste del Tevere aveva chiesto ai propri giocatori di scansarsi e regalare lo scudetto all'Inter.

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Quello che la Curva Nord dell'Olimpico voleva evitare è che a proclamarsi campione d'Italia, per il secondo anno consecutivo, fosse la Roma di capitan Francesco Totti.

L'ex centrocampista del Manchester United, però, non ne volle sapere di scendere in campo per perdere e rispose colpo su colpo ai nerazzurri, minandone le sicurezze e consegnando il titolo alla Juventus del suo amico Pavel Nedvěd.

Attualmente Poborský collabora come opinionista con Canal+ Sport, emittente che trasmette la Premier League in Repubblica Ceca e Slovacchia, e ha accettato l'invito di Diretta/Flashscore News di chiacchierare sulla sua avventura a Roma e ricordare quel fatidico 5 maggio: "Non ricordo di aver segnato altre doppiette nella mia carriera".

Quando arrivò a Roma, la Serie A era il campionato più importante del mondo e la Lazio era la squadra campione in carica. 

"Mi sono trasferito in inverno, a metà stagione, e inizialmente non volevo lasciare il Benfica. Ma il loro interesse era enorme. Attilio Lombardo era l'ala destra della Lazio all'epoca e stava praticamente finendo la sua carriera. È per questa ragione che la società voleva risolvere la situazione il più rapidamente possibile. L'intero trasferimento si concluse in una settimana. Ricordo con affetto il mio periodo lì: la Lazio è un club enorme e il campionato italiano era fantastico a quei tempi. Avevamo giocatori della nazionale italiana in squadra, grandi giocatori argentini, la qualità era immensa".

È stato Nedvěd a convincerla a trasferirsi alla Lazio? 

"È stato lui a dare il via al primo contatto. Mi ha chiamato dicendo che la Lazio stava cercando un centrocampista destro e mi ha chiesto se fossi interessato, se la società dovesse procedere con le trattative o se non fosse una cosa che avrei preso in considerazione e non ci provassero nemmeno. Naturalmente, la sua presenza è stata uno dei fattori che ha aumentato il mio interesse. Io e Pavel ci conoscevamo da tempo, avevamo giocato insieme in nazionale, ed era la prima volta, giocando all'estero, che avrei avuto un compagno di squadra ceco nello spogliatoio di un club".

Qualche mese più tardi, però, Nedvěd si trasferì alla Juventus. È vero che l'ha chiamata subito dopo la tua doppietta all'Inter?

"Certo, eravamo sempre in contatto. Ci siamo sentiti anche il ​​giorno prima. Mi ha detto che il titolo si sarebbe deciso il giorno dopo e, quindi, di dare il massimo. Scherzando gli risposi: 'Non preoccuparti, li batteremo domani, farò due gol e lo scudetto sarà tuo'. E poi è andata davvero così! Non ricordo di aver mai segnato due gol in una partita in nessun altro momento, sicuramente non in Serie A. Pavel mi ha chiamato subito dopo la partita, dal pullman della squadra dove stavano festeggiando il titolo".

Alcuni tifosi della Lazio vi chiesero di perdere contro l'Inter per non rischiare che a vincere lo scudetto fosse la Roma. Nello spogliatoio cosa vi siete detti? 

"Era un argomento di discussione importante tra di noi. Avevamo parecchi giocatori argentini che avevano molti amici all'Inter. Gli italiani, invece, tifavano di più per la Juventus, dove avevano compagni di squadra della nazionale e la Juve, più in generale, è il club con più tifosi in Italia. E sul fatto che ci fossero fondamentalmente due fazioni ci scherzavamo su".

Quella fu la sua ultima partita con la maglia Lazio. Cosa accadde nei giorni successivi e come ricorda il suo addio a Roma?

"Andò tutto molto velocemente. Non ricordo se dovevamo andare in nazionale o in vacanza, ma in ogni caso, partimmo tutti la mattina dopo. Anche perché, dato che non arrivammo in alto in classifica, non c'era nulla da festeggiare".

Sapeva già che sarebbe tornato in Repubblica Ceca o ha provato a rimanere all'estero e magari in Italia?

"In quel momento avevo già un accordo con lo Sparta Praga. La situazione alla Lazio era complicata. L'allora proprietario, Sergio Cragnotti, ebbe dei problemi legali e, se non erro, il club finì per essere acquisito da una banca. Fu un periodo difficile. Praticamente non avevo nessuno del club con cui negoziare, perché la società aveva altre cose di cui preoccuparsi in quel momento".

Quel giorno segnò anche Simone Inzaghi che ora allena proprio l'Inter. Avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato un tecnico di così grande successo?

"Sinceramente, no. Era un tipo piuttosto silenzioso ed è così ancora oggi. Certo, a bordo campo mostra le sue emozioni, ma in conferenza stampa parla sempre in modo colto e riflessivo. All'epoca, era dura per lui. Giocava poco, ma era il nostro dodicesimo uomo. Il centravanti titolare era Hernán Crespo. Era una brava persona, ho un ottimo ricordo di lui".

La finale di Champions League
La finale di Champions LeagueFlashscore

Siete ancora in contatto? Le piacerebbe che a vincere lo Scudetto e la Champions fosse la sua squadra? 

"No, non ci sentiamo. Mi godrò la finale di Champions League senza troppe emozioni, visto che non ho una "mia" squadra lì. Il PSG è incredibilmente forte, ma ho visto anche come l'Inter è arrivata in finale e devo ammettere che hanno costruito una grande squadra. Una squadra che funziona e che sa esattamente come giocare. Sarà sicuramente una finale interessante. Per quanto riguarda la corsa allo Scudetto, vedo il Napoli come favorito, anche perché ha avuto il vantaggio di non partecipare a nessuna competizione europea e, quindi, ha più energie. Direi proprio che vinceranno loro".