Cagliari-Bologna 0-2
Il Bologna continua la sua corsa con una vittoria convincente contro un Cagliari generoso ma fragile nei momenti chiave. Holm sblocca nel primo tempo dopo una lunga fase di dominio territoriale, poi ci pensa Orsolini, nella ripresa, a chiudere i conti con un sinistro chirurgico. Gli emiliani volano, mentre i sardi devono fare i conti con la seconda sconfitta nelle ultime tre gare.
La partita si accende presto: al 7’, Prati scuote la traversa con un gran destro dalla distanza, ma l’azione viene annullata per un precedente fallo su Holm. È solo il preludio al predominio territoriale del Bologna, che comincia a muovere palla con autorità, trovando in Bernardeschi il suo faro. L’ex juventino, schierato da Italiano al posto di Orsolini, è ispirato e costantemente nel vivo del gioco: al 10’ cerca la verticalizzazione per Castro, fermato da un pallone leggermente lungo, poi al 30’ costringe Caprile a una gran parata sul suo sinistro improvviso.
Il Cagliari, però, non resta a guardare. La squadra di Pisacane riparte con coraggio, puntando sulla velocità di Felici e sulla forza di Esposito in transizione. Al 26’ i rossoblù esultano per un istante quando Felici appoggia in rete dopo aver superato Ravaglia con un tunnel, ma il gol viene annullato per fuorigioco di Adopo: una fiammata che scalda il pubblico dell’Unipol Domus.
La risposta del Bologna arriva puntuale e cinica al 31’. Calcio d’angolo battuto con precisione da Bernardeschi, sponda aerea di Odgaard e tap-in vincente di Holm, che da due passi firma l’1-0. Un gol d’istinto e di posizione, che premia la maggiore fluidità di manovra degli emiliani.
I padroni di casa accusano il colpo ma non si spengono. Mina rischia grosso al 37’ con un disimpegno errato, poi rimedia in extremis spedendo in angolo. Al 42’ è ancora Felici a scuotere i sardi con una serpentina e un tiro velenoso che Ravaglia devia in tuffo, salvando il risultato.
La ripresa al “Dall’Ara” entra subito nei binari della concretezza: il Bologna cambia marcia, il Cagliari prova a reagire ma viene progressivamente risucchiato dalla pressione emiliana. Al 60′ i rossoblù operano un doppio cambio: dentro Orsolini e Lykogiannis per Miranda e Bernardeschi, mossa che segnerà il turning point della partita.
Il Cagliari si fa avanti al 67′ con una serie di cambi offensivi (fuori Mina e Prati, dentro Gaetano e Zè Pedro), ma il Bologna, nonostante qualche traballamento difensivo, si salva con bravura grazie a Miranda e compagni. Al 70′ Odgaard prova a sfondare al limite, chiuso però dalla difesa isolana. È un primo segnale che qualcosa può cambiare.
All'80′ arriva il momento che decide la partita: Orsolini, con freddezza e precisione chirurgica, lascia partire un sinistro letale dal limite dell’area che batte il portiere e scrive il 2‑0 per il Bologna. Un gol che spezza la resistenza del Cagliari e consegna tre punti vitali agli emiliani.

Nei minuti finali il copione è netto: il Bologna gestisce con ordine, abbassa i giri ma non si rilassa, mentre il Cagliari, pur generoso, non ha più energie e lucidità per ridurre lo svantaggio. Il triplice fischio certifica il momento positivo del Bologna (seconda vittoria consecutiva) e il momento di riflessione per il Cagliari, che incassa il secondo ko nelle ultime tre uscite.
Genoa-Parma 0-0
Il Genoa domina in dieci contro undici per oltre un tempo, ma non sfonda: merito di un Parma eroico e di un fenomenale Suzuki, decisivo in almeno quattro occasioni e con il rigore parato nel finale. La squadra di Cuesta resiste dopo l’espulsione di Ndiaye, soffre, lotta e strappa uno 0-0 d’oro. Ai rossoblù manca il guizzo, nonostante le fiammate di Malinovskyi e Vitinha.
L’avvio di gara è stato frammentato e avaro di emozioni. Dopo un paio di tentativi imprecisi la partita si incanala subito su binari duri. Tanti falli, poca fluidità, zero occasioni vere nei primi venti minuti. Almqvist e Estevez provano a dare ordine al Parma, ma Malinovskyi è il primo a prendersi davvero la scena: prima pennella una punizione perfetta per Vitinha, che colpisce di testa trovando una risposta super di Suzuki, poi si fa ammonire per un fallo tattico su Almqvist.
L’occasione per il vantaggio arriva proprio da un’idea del centrocampista ucraino, che pesca ancora Vitinha sul secondo palo: incornata precisa, ma Suzuki è reattivo e salva. Il Genoa cresce, spinto dalle giocate di Vitinha, sempre più ispirato tra le linee, e dal dinamismo di Ekuban, che però difetta di precisione.
Il Parma si fa notare solo a sprazzi: una bella giocata di Cutrone, che salta due uomini ma calcia debolmente, e poco altro. Poi il primo episodio che cambia l’inerzia del match: al 37’, Ndiaye sbaglia un controllo sanguinoso a centrocampo, si fa rubare palla da Malinovskyi e poi lo stende. Giallo inevitabile, e secondo dopo appena sei minuti: al 43’, finta di corpo di Vitinha, che lo manda fuori giri. Altro fallo, altro cartellino: espulso. Cuesta corre ai ripari, fuori Bernabé, dentro Valenti per riequilibrare la difesa.
Nel recupero il Genoa prova ad approfittare della superiorità numerica. Malinovskyi ci riprova dal limite, tiro murato, poi Vásquez ha una buona chance ma calcia a lato.

Il secondo tempo del “Ferraris” si apre sotto il segno dell’assedio. Il Genoa, forte della superiorità numerica dopo l’espulsione di Ndiaye nel finale della prima frazione, alza i giri del motore e spinge con insistenza, ma sbatte contro un Parma tutto cuore e contro Suzuki che oggi si è travestito da saracinesca.
L’avvio è un monologo rossoblù. Dopo appena tre minuti, Malinovskyi su punizione chiama Suzuki a una respinta coi pugni; sulla ribattuta ci prova Carboni, appena entrato al posto di Sabelli, ma il suo sinistro centrale è facile preda del portiere giapponese. È solo il primo di una lunga serie.
Il Parma stringe i denti e si rifugia dietro. Anche Cutrone, da punta, finisce per rincorrere e raddoppiare sugli esterni. Almqvist lascia il campo per Ordoñez, mentre dall’altra parte Vieira inserisce prima Venturino al posto di un buon Vitinha, poi cambia il tandem offensivo: fuori Ekuban e Frendrup, dentro Colombo e Ekhator.
Il Genoa alza ancora la pressione. Masini calcia forte da fuori, ma Suzuki risponde presente. Ancora Malinovskyi prova la conclusione dalla distanza: il numero uno del Parma è ancora strepitoso. Sulla ribattuta ci sarebbe Ekuban, ma Keita lo mura in extremis dopo una serpentina da applausi dell'attaccante rossoblù.
Il Parma si affaccia timidamente in avanti al 68’: Keita trova spazio a sinistra, mette in mezzo un rasoterra tagliato che attraversa tutta l’area, ma nessuno riesce a deviare in porta. È un lampo isolato in mezzo a un secondo tempo di sacrificio totale. Il Genoa attacca a testa bassa, ma trova sempre la linea difensiva emiliana attenta, e soprattutto un Suzuki perfetto anche nelle letture.
Nei minuti finali arriva il lampo che poteva cambiare il destino della partita. Ekhator sfonda in area e viene steso ingenuamente da Troilo al 95’: dal dischetto, il neoentrato Cornet si fa ipnotizzare da Suzuki, negando al Genoa la possibilità di conquistare i primi tre punti del campionato.
Alla fine, un punto d’oro per il Parma, conquistato con sacrificio e determinazione. Il Genoa, invece, recrimina per le tante occasioni sprecate: una squadra che crea tanto ma fatica ancora a trasformare le chance in gol.