Allegri: due anni senza vincere e nessun addio in vista, ma la storia del club dice altro
Quindici sconfitte tra campionato, coppe europee e Coppa Italia, o meglio sedici se si considera anche quella avvenuta nei tempi supplementari contro il Siviglia in Europa League. Un'offerta poverissima in termini di gioco offensivo che milioni di supporters non possono più digerire. Una progressiva involuzione di alcuni giocatori, a tratti irriconoscibili. E un rapporto tra società, squadra e tifosi ridotto ai minimi termini.
Non c'è dubbio che la stagione della Juventus, sotto il punto di vista dei risultati e di quello che comunica il campo, sia stata oggettivamente e decisamente negativa e culminerà con zero titoli da aggiungere in bacheca.
Eppure l'allenatore dei bianconeri, Massimiliano Allegri, non è al momento stato sollevato dal suo incarico come molti chiedono ormai da mesi con il diffusisismo hashtag #Allegriout che circola moltissimo sui social network. E non sembra neanche così certo che lo farà al termine di quest'annata così deludente.
Di certo, non ci sarà una separazione per sua volontà.
Il motivo non è solamente quello relativo all'oneroso contratto che lega il tecnico toscano al club piemontese per altri due anni, e che sicuramente negli scorsi mesi è stato uno dei fattori che hanno frenato un suo esonero prematuro dopo alcune sconfitte molto pesanti (il 2-0 sul campo del Maccabi Haifa ad ottobre o il 5-1 su quello del Napoli a gennaio) che hanno scontentato e non poco gli appassionati juventini.
La particolare situazione vissuta dalla Juventus nell'ultimo periodo, tra crisi societaria e penalizzazioni inflitte dalla giustizia sportiva, ha sicuramente aiutato Allegri nella sua permanenza in panchina: mandarlo via durante un periodo così tribolato sarebbe potuto diventare un rischio ulteriore, una mossa distruttrice più che riparatrice.
Oltre al caos imperante attorno al club, anche la mancanza di una vera e propria dirigenza ha evitato a lungo che Allegri potesse essere messo in dubbio durante i tanti passi falsi della sua stagione da tecnico. In quella che è stata indubbiamente una fase decisionale passiva del board bianconero, tra addii e volti nuovi poco pratici delle vicende calcistiche, l'addio di Allegri è stato troppo poco contemplato anche a causa di altre ben note priorità a cui tenere conto.
L'allenatore toscano, scelto dal dimissionario Presidente Andrea Agnelli, d'altronde nel maggio 2021 era stato considerato l'usato sicuro a cui affidarsi ciecamente per raddrizzare le sorti di una squadra che con Andrea Pirlo in panchina si era qualificata in Champions League a fatica, solamente grazie al suicidio del Napoli all'ultima giornata di campionato contro il Verona.
Ma rispetto a Pirlo, come dimostrano i numeri, ha fatto peggio.
Il malumore del popolo bianconero non poteva certo bastare perchè il tecnico livornese potesse essere cacciato, per giunta a stagione in corso, anche se pare che Allegri avesse già avuto qualche legittimo contestatore tra i membri della dirigenza ormai dissolta, su tutti il vice Presidente Pavel Nedved.
Se il suo primo ciclo si era concluso quasi di comune accordo, alla fine di una stagione, la 2018/2019, comunque culminata con la conquista del titolo nazionale, il suo secondo ciclo potrebbe concludersi in maniera tutt'altro che simile, ma a causa di un biennio piuttosto fallimentare sotto ogni punto di vista e che neanche le vicende giudiziarie riuscirebbero più a giustificare.
D'altronde, chi non vince, alla Juve non trova posto. Nella storia bianconera è sempre stato così: dopo due stagioni senza alzare trofei si viene cacciati. L'unica eccezione risale a quasi cento anni fa, riguarda l’ungherese Jeno Karoly che dopo un biennio privo di vittorie 1923-1925 venne riconfermato per la stagione seguente, la 1925/1926.
Defilatosi Agnelli, contro la conferma di Allegri ci sarebbero i 'nuovi' volti dirigenziali della Juventus come il Chief Football Officer Francesco Calvo, rientrato alla Juventus dopo l'addio dell'ex Presidente, e i probabili innesti futuri di cui si parla tanto, come il direttore sportivo Cristiano Giuntoli più volte accostato ai bianconeri di recente.
Al di là dei rapporti personali, per stabilire chi resterà al timone della Vecchia Signora sarà inevitabile conoscere il prosieguo delle grane provenienti dai tribunali, che decideranno il futuro della squadra: la non partecipazione alle coppe europee e una grossa penalizzazione in campionato potrebbero indirizzare parecchio le prossime mosse e le scelte di chi dovrebbe sbarcare in bianconero.