Esclusiva | Begovic, il portiere goleador: "Oggi il migliore al mondo è Donnarumma"

Asmir Begovic in azione con il Leicester
Asmir Begovic in azione con il LeicesterČTK / imago sportfotodienst / Graham Hunt

Ora al Leicester, Asmir Begovic, autore di un gol da 92 metri, si avvicina alle fasi finali della sua carriera da calciatore dopo oltre 250 presenze in Premier League. Il portiere bosniaco ha ripercorso la sua carriera con Flashscore.

In un’intervista esclusiva, abbiamo parlato con lui del periodo allo Stoke e al Chelsea, del celebre gol che ha segnato, dei migliori attaccanti che ha affrontato e molto altro.

Come sta andando la stagione per il Leicester e per te personalmente?

"È stata una stagione un po’ altalenante, ma il nostro obiettivo è chiaro: tornare in Premier League. Siamo ancora pienamente in corsa. L’ultima settimana è stata positiva, abbiamo raccolto sette punti su nove, e ora ci aspetta un periodo natalizio intenso in cui possiamo davvero spingere."

Dopo tanti anni nel calcio professionistico, cosa ti motiva ancora a giocare?

"Amo ancora il calcio e l’ambiente di squadra. Mi piace provare a vincere e far parte di qualcosa di importante. Fisicamente sto ancora bene, e se il progetto e la squadra sono giusti, sono felice di continuare. C’è tempo per smettere, quindi non ho fretta."

 

Al Leicester sei principalmente il secondo portiere. Questo ruolo prevede anche il supporto ai più giovani?

"Sì, c’è anche questo aspetto. Da giocatore esperto, sono felice di trasmettere la mia esperienza e aiutare i portieri più giovani. La leadership è importante: dare l’esempio aiuta tutta la squadra."

Statistiche di Begovic dal 2020
Statistiche di Begovic dal 2020Flashscore

Guardando indietro, quali sono stati i momenti più importanti della tua carriera?

"Portsmouth è stata fondamentale. Sono arrivato a 16 anni e sono cresciuto passo dopo passo tra prestiti e varie esperienze. Lo Stoke City è stato il club dove mi sono affermato in Premier League e in nazionale. Il Chelsea è stato il salto al livello più alto, lottando per i trofei e giocando in Champions League.

"Queste tre squadre, in quest’ordine, sono state decisive per la mia carriera."

Hai trascorso il periodo più lungo allo Stoke City. Come ricordi quegli anni?

"Con grande affetto. È stato un periodo di successo e, per certi versi, abbiamo fatto più di quanto ci si aspettasse. Avevamo uno stile tutto nostro, che si adattava ai giocatori, alla città e ai tifosi. Tutto funzionava e insieme abbiamo raggiunto grandi risultati."

Lo Stoke era noto più per l’efficacia che per lo spettacolo. È una definizione giusta?

"Eravamo molto efficienti e determinati. Il calcio si può giocare in tanti modi e il nostro spirito di sacrificio, l’unione e la mentalità erano eccezionali. Tutti ricordano le rimesse lunghe e i calci piazzati, ma abbiamo anche mostrato qualità nei momenti giusti."

Hai segnato un gol da 92 metri con lo Stoke. Che ricordo hai di quell’episodio?

"È stato totalmente inaspettato. Se mai immagini di segnare da portiere, pensi a un pareggio all’ultimo minuto, non dopo dieci secondi dall’inizio. Solo col tempo capisci quanto sia stato raro e speciale".

Non hai esultato molto. Perché?

"In parte per rispetto verso il portiere avversario, in parte perché non sapevo come reagire. Non sono uno che mostra grandi emozioni in campo."

Passare dallo Stoke al Chelsea ha significato accettare un ruolo da riserva. Come hai vissuto quella scelta?

"Il Chelsea era campione in carica, José Mourinho era l’allenatore ed era l’occasione per mettermi alla prova al massimo livello. Non ho alcun rimpianto. È stata una delle migliori decisioni della mia carriera".

Qual è stata la difficoltà maggiore nell’adattarsi a un grande club come il Chelsea?

"La pressione. Ogni partita contava, tutto veniva analizzato e il calendario era serratissimo. Dovevi adattarti in fretta".

È stato difficile accettare di non giocare ogni settimana?

"Molto difficile. Ero nel pieno della carriera e volevo giocare, ma lottare per i trofei e far parte di qualcosa di grande era una motivazione enorme."

Davanti avevi Petr Cech...

"Per me è il più grande portiere della storia della Premier League. Sostituirlo è stato un grande onore e una grande responsabilità. Ho il massimo rispetto per ciò che ha fatto".

Qual è l’aspetto più impegnativo del ruolo di portiere in Premier League, quello fisico o quello mentale?

"La parte mentale è enorme. Sei sempre sotto pressione e i tuoi istinti vanno contro la natura umana: devi andare verso il pallone, non allontanarti. Anche le richieste fisiche sono altissime, ma le basi e la ripetizione restano fondamentali."

Il portiere è davvero il ruolo più bello nel calcio?

"Per me sì. Fare una grande parata in un momento decisivo è la sensazione migliore che si possa provare in campo."

Quanto lavoro di preparazione c’è nell’affrontare attaccanti di altissimo livello ogni settimana?

"Tantissimo. Analizziamo gli avversari con video e dati, ma i grandi giocatori possono fare di tutto. Alla fine devi fidarti di te stesso ed essere pronto a tutto."

Chi sono stati gli attaccanti più difficili da affrontare?

"Cristiano Ronaldo nel suo momento migliore era semplicemente inarrestabile. Sergio Aguero era un incubo per i suoi movimenti e la sua freddezza sotto porta. Luis Suarez, Fernando Torres, Andy Carroll... La Premier League era durissima. Ogni settimana c’era una nuova sfida."

Begovic subisce gol da Sergio Aguero nel 2015
Begovic subisce gol da Sergio Aguero nel 2015PAUL ELLIS / AFP / AFP / Profimedia

La Premier League era più forte per gli attaccanti dieci anni fa rispetto a oggi?

"Per varietà e profondità, direi di sì. All’epoca c’erano tantissimi profili diversi: Rooney, Drogba, Suarez, Aguero, Defoe, Crouch. Gli attaccanti erano il vero punto di riferimento del gioco".

Come si è evoluto il ruolo del portiere durante la tua carriera?

"Oggi il portiere deve saper fare tutto: impostare, coprire lo spazio, giocare alto. Ma una cosa non è cambiata: impedire che la palla entri in porta. Le basi restano."

Oggi i portieri sono giudicati più severamente a causa dei social?

"Assolutamente. Tutto viene analizzato e condiviso subito. Non puoi nascondere gli errori, ma anche le grandi prestazioni vengono esaltate."

I dati e le statistiche possono a volte essere eccessivi?

"Sono utili, ma si può anche esagerare. Alla fine, però, devi giocare in modo naturale per 90 minuti."

Chi è il miglior portiere al mondo in questo momento?

"Gianluigi Donnarumma. Ci sono tanti grandi portieri, ma la sua continuità negli anni lo distingue."

Chi vedi favorito per il prossimo Mondiale?

"L’Inghilterra. Hanno un grande allenatore e tanta profondità. Se saranno tutti in forma, saranno tra le favorite."

Quanto pensi possa durare ancora la tua carriera?

"Valuto stagione dopo stagione. Forse questa sarà l’ultima, forse ne farò ancora una, vedremo."

Hai già dei piani per la vita dopo il calcio?

"Mi piace lavorare nei media, gestisco accademie per portieri e sono interessato ad allenare o a ruoli tecnici. Voglio restare nel calcio."

Che consiglio daresti ai giovani, non solo calciatori?

"Non smettete mai di inseguire i vostri sogni. Lavorate sodo, abbiate pazienza e credete in voi stessi. Non esiste un percorso preciso, le cose accadono quando devono accadere. Fare ciò che si ama è fondamentale."