A volte il calcio degenera in qualcosa di crudo, caotico e indimenticabile, come è successo dopo il colpo di testa di Virgil van Dijk nei minuti finali, che ha regalato al Liverpool un'agonica vittoria per 3-2 contro l'Atletico Madrid.
La storia è piena di momenti in cui il confine tra giocatori e tifosi è stato valicato in modo spiacevole, generando situazioni che nemmeno il miglior team di pubbliche relazioni potrebbe gestire.
Di seguito ripercorriamo come il rapporto tra pubblico e campo possa a volte diventare esplosivo.
Eric Cantona a Selhurst Park, 1995
Niente prima o dopo ha mai eguagliato la scena di Eric Cantona, con la storica maglia nera da trasferta del Manchester United, che propina un colpo di kung-fu a un tifoso a Selhurst Park.
Pochi istanti prima il francese era stato espulso per aver colpito il difensore del Crystal Palace Richard Shaw. Mentre si dirigeva verso gli spogliatoi, era stato provocato da Matthew Simmons, tifoso del Palace, le cui parole hanno provocato la storica reazione dell'allora numero 7 dei Red Devils.
Le conseguenze per il francese sono state pesanti: nove mesi di squalifica, una multa e lavori socialmente utili.
Eppure l’episodio ha anche consolidato lo status di Cantona come icona, con la sua celebre conferenza stampa sui gabbiani e i pescherecci che ha alimentato la leggenda.
Fu uno scontro tra genio e imprevedibilità, un episodio che la Premier League ama ricordare quando celebra i suoi miti.
Jamie Carragher sulla M62, 2018
Pochi personaggi nel calcio inglese godevano di una reputazione solida come Jamie Carragher, fino al marzo 2018, quando un alterco in autostrada ha trasformato la sua promettente carriera da opinionista.
Dopo la sconfitta del Liverpool per 2-1 a Old Trafford, Carragher è stato preso in giro da un’auto di passaggio mentre tornava a casa sulla M62, reagendo nel modo peggiore, sputando dal finestrino su una ragazza di 14 anni.
Il video è diventato virale, portando alla sua sospensione da Sky Sports e a una condanna unanime. L'ex difensore si è poi scusato più volte su ogni canale possibile – e con sincero rammarico – ma la macchia (di saliva) è restata.
Per un giocatore noto per la sua tenacia e freddezza, la caduta è stata tanto sorprendente quanto ingiustificabile – un po’ come uno dei suoi tanti autogol in carriera.
Eric Dier si lancia sugli spalti, 2020
La corsa di Eric Dier tra i seggiolini del Tottenham Hotspur Stadium, dopo la sconfitta ai rigori in FA Cup contro il Norwich, è stata più un gesto istintivo di protezione che di aggressività.
Vedendo suo fratello preso di mira da tifosi offensivi, il difensore ha scavalcato le barriere pubblicitarie e si è precipitato tra le file di sedili di plastica.
La sicurezza è intervenuta prima che la situazione degenerasse, ma l’immagine di un calciatore di Premier League in divisa e tacchetti che si arrampica sugli spalti è rimasta nella memoria.
La FA lo ha punito con quattro giornate di squalifica. L’allora allenatore del Tottenham, Jose Mourinho, ha difeso il gesto del giocatore, definendolo un atto di lealtà familiare.
Le azioni di Dier, seppur avventate, hanno mostrato la vulnerabilità umana dei calciatori di fronte alle provocazioni personali. La conferma che, alla fine, anche i giocatori restano persone.
Mario Balotelli e la folla digitale, 2014
Se le tribune possono essere esplosive, i social media sono come accendere un fuoco d’artificio in una lavatrice.
Il rapporto turbolento di Mario Balotelli con il calcio inglese è sempre stato sotto i riflettori, ma nel 2014 l'italiano si è trovato di fronte alle offese online.
Dopo aver pubblicato quello che lui definiva un messaggio contro il razzismo – seguendo in qualche modo l’esempio di stelle come Neymar, Luis Suarez e Sergio Aguero dopo che una banana era stata lanciata a Dani Alves durante una partita del Barcellona in Spagna – è stato sommerso da insulti per presunti stereotipi nel post, che conteneva riferimenti offensivi a persone nere, messicane ed ebree.
Come da copione, Balotelli non si è tirato indietro ma ha risposto, sfidando i detrattori a incontrarlo di persona e dicendo ad altri di “stare zitti perché mia madre è ebrea”.
La FA gli ha inflitto una multa e una giornata di squalifica, mentre l’episodio ha dimostrato che il conflitto tra giocatori e tifosi non avviene solo dal vivo: può accadere anche su Instagram o Twitter.
Paolo Di Canio e la lite in hotel a Southampton, 2013

Quando Paolo Di Canio allenava il Sunderland, si è trovato coinvolto in uno scontro insolito, non in uno stadio ma nel corridoio di un hotel.
Di ritorno con il suo staff a tarda notte, prima di una partita contro il Southampton, si è imbattuto in un gruppo di tifosi dei Saints, alticci, che festeggiavano un matrimonio.
Ci sono stati scambi di battute, gesti e l’intervento della polizia.
Da vero showman, Di Canio ha poi descritto l’episodio come “un momento divertente”, smentendo la rissa ma ammettendo che la tensione era reale.
“Hanno detto: ‘Vinciamo noi, segna Rickie Lambert’, e Fabrizio (il vice di Di Canio) ha risposto: ‘No, domani vinciamo noi.’ È finita così. Nessun calcio, nessuna rissa.” Naturalmente, la partita è finita 1-1.
La storia, comunque, parla di Di Canio allo stato puro: un po’ minaccia, un po’ commedia, un po’ teatro.
Anche lontano dal campo o dall’arbitro, si è ritrovato a fare i conti con i tifosi.