L’Italia è tornata a guardarsi allo specchio, e ancora una volta l’immagine riflessa è quella di una squadra smarrita, incerta, senza identità.
L’umiliante sconfitta contro la Norvegia ha riaperto ferite mai davvero rimarginate. E oggi, dopo pochi mesi alla guida della Nazionale, Luciano Spalletti è già sul banco degli imputati. Il suo progetto tecnico vacilla. E la sfida contro la Moldavia, in programma lunedì a Reggio Emilia, rischia di essere molto più che una semplice partita: sarà lo spartiacque che deciderà se andare avanti insieme o separarsi.
Nel post-partita di Oslo, sotto la pioggia e con gli occhi puntati sulla delusione collettiva, Spalletti ha chiesto a gran voce un confronto diretto con il presidente federale Gabriele Gravina. Quella che finora era stata una tensione latente si è trasformata in necessità di chiarimento. Il primo faccia a faccia c’è già stato, ma il giorno decisivo sarà martedì: il giorno dopo la Moldavia, quando le parole non basteranno più e si dovranno prendere decisioni.
Il progetto nato dopo l’addio improvviso di Roberto Mancini sembrava avere basi solide. Spalletti, reduce dallo Scudetto con il Napoli, era stato accolto come l’uomo della rinascita. Ma l’Italia continua a essere una squadra irrisolta, fragile, incapace di trasmettere una reale sensazione di crescita. Per questo motivo, ora tutto è in discussione. La panchina azzurra non è mai stata così in bilico.

I possibili successori: dal ritorno di Mancini a Pioli
E se Spalletti dovesse salutare, volontariamente o meno, la grande domanda è: chi potrebbe raccogliere la sua eredità? I pensieri, inevitabilmente, vanno subito a Roberto Mancini. L’uomo dell’Europeo 2021, l’ultimo a dare all’Italia un’identità vincente, è oggi libero dopo l’esperienza con l’Arabia Saudita. Il problema è che la ferita lasciata dall’addio dello scorso agosto è ancora fresca. E non sarà facile riavvicinare due mondi che si sono lasciati male.
Se invece si decidesse di cambiare strada, senza tornare sui propri passi, allora bisognerebbe fare delle scelte nette. C’è chi spinge per dare spazio a un tecnico giovane, capace di portare idee fresche e nuovi stimoli. Profili come Raffaele Palladino o Francesco Farioli sono visti con interesse: giovani, ambiziosi, legati a un calcio moderno. Anche altri ex campioni del mondo - da De Rossi a Gattuso, da Nesta a Pirlo - vengono osservati con curiosità. Ma il dubbio resta: in un momento tanto delicato, si può davvero affidare la Nazionale a chi non ha ancora accumulato sufficiente esperienza a livello internazionale?

Ecco perché, nella mente dei dirigenti federali, prende quota un’idea più solida: quella di affidarsi a un allenatore esperto, con spessore e una profonda conoscenza del calcio italiano. In questo senso, il nome di Stefano Pioli si fa sempre più concreto. L’ex tecnico del Milan rappresenta un profilo credibile sotto ogni punto di vista: equilibrato, pragmatico, capace di lavorare con i giovani e di dare ordine a una squadra in cerca di se stessa. Il fatto che sia stato accostato alla Fiorentina e alla Juventus negli ultimi mesi è la dimostrazione di quanto il suo nome sia ancora centrale nel panorama italiano.
I tifosi sognano Ranieri, sullo sfondo l'ipotesi CT straniero
C’è poi un’idea romantica, quasi utopica: Claudio Ranieri. Dopo aver salutato la Roma e il calcio, ha dichiarato di aver chiuso con le panchine. Ma la chiamata della Nazionale potrebbe cambiare tutto. Sui social, intanto i tifosi azzurri stanno già invocando il ritorno di Sir Claudio, salvatore della Roma e, per molti, l’unico davvero in grado di rimettere insieme i pezzi. Ranieri è amato, rispettato, e avrebbe la personalità per ricompattare un ambiente sfiduciato. Un traghettatore d’emergenza? Forse. Ma anche un simbolo, capace di restituire dignità e serenità a una Nazionale smarrita.
Infine, c’è l’ipotesi che per ora resta la più remota ma non totalmente da scartare: quella di un commissario tecnico straniero. Sarebbe una rivoluzione per il calcio italiano, che non ha mai davvero abbracciato questa possibilità, eccezion fatta per l’argentino Helenio Herrera negli anni Sessanta. Tuttavia, la situazione attuale potrebbe richiedere un cambio di paradigma. Profili come Gareth Southgate, Joachim Löw o Sergio Conceição hanno esperienza internazionale, conoscono i meccanismi delle Nazionali e potrebbero portare nuove metodologie e una ventata di freschezza a un movimento sempre più in difficoltà.
La verità è che prima di tutto bisognerà capire se Spalletti sarà ancora al suo posto tra pochi giorni. Solo dopo, si potrà pensare a chi potrà e dovrà prendere in mano il destino dell’Italia. Perché in ballo non c’è solo una panchina, ma molto di più. C’è un Mondiale da conquistare. E un’intera nazione che non può più permettersi di guardarlo da casa per la terza volta consecutiva.