C’è un filo conduttore che attraversa la carriera da allenatore di Gennaro Gattuso: ovunque sia andato, il tecnico calabrese ha trovato squadre in cerca di riscatto. Milan, Napoli, Valencia e Olympique Marsiglia: tutti club di grande tradizione, ma presi in mano in momenti di transizione. Ed è per questa ragione che hanno rappresentato per lui sfide difficili, più che opportunità di trionfo.
I numeri raccontano questa parabola con chiarezza: dal 2017 al 2024 Gattuso ha guidato i suoi club in 157 partite, ottenendo 78 vittorie, 37 pareggi e 42 sconfitte, con una media punti complessiva di circa 1,6 a gara. Il suo rendimento migliore è arrivato nella stagione 2020/21 con il Napoli, quando ha toccato i 2 punti di media e un 63,2% di vittorie, frutto di una squadra solida e propositiva, capace di segnare 86 gol in 38 gare. Ciononostante, anche allora sfuggì l’obiettivo Champions League, drammaticamente, all’ultima giornata.
Al Milan, tra il 2017 e il 2019, ha ricostruito un gruppo segnato dalla fine dell’era Berlusconi, portando equilibrio e spirito di squadra: 50% di vittorie e 1,8 punti a partita in 62 gare, numeri che certificano solidità, ma non ancora la svolta. Le parentesi successive a Valencia (2022/23) e Marsiglia (2023/24) sono state brevi e complicate: appena 27,8% e 31,3% di successi, medie punti basse e contesti difficili, segnati da crisi interne e risultati altalenanti.
Obiettivo superarsi
Oggi, da commissario tecnico dell’Italia, Gattuso affronta una sfida che somiglia a molte delle sue precedenti esperienze: un ambiente ferito, alla ricerca di nuova credibilità. L’Italia arriva da due Mondiali mancati e da un cammino di qualificazione segnato dopo la pesante sconfitta con la Norvegia, precedente al suo arrivo.
Da quando è sulla panchina azzurra, ha vinto entrambe le partite disputate, ma la strada resta in salita: Haaland e compagni sono lontani e la qualificazione diretta è molto complicata, lasciando all’orizzonte l’ipotesi dei playoff.
Per "Ringhio", così, è l'ennesima missione di riscatto, sicuramente la più importante della sua carriera. I suoi migliori numeri - 2 punti di media e 63% di vittorie - potrebbero non bastare per riportare l’Italia ai Mondiali.
Stavolta dovrà andare oltre, trovando la continuità che finora gli è mancata. Ma se c’è un tratto che lo ha sempre contraddistinto, è la capacità di trasmettere carattere, identità e orgoglio nei momenti di maggiore difficoltà. E l’Italia, oggi più che mai, ha bisogno esattamente di questo.
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