Collina a Washington: "Gli arbitri devono familiarizzare con la tecnologia" e apre al timeout

Un'immagine dell'evento
Un'immagine dell'eventoFabio Russomando

All'interno di un evento su arbitraggio e innovazione l'ex fischietto italiano racconta l'evoluzione del mestiere che ha svolto per anni e l'ha reso uno dei più famosi interpreti dell'era moderna.

Tra i relatori dell'evento Refereeing & Innovation tenutosi a Washington in attesa del sorteggio della Coppa del Mondo 2026, Pierluigi Collina è stato il protagonista del panel insieme a Johannes Holzmuller.

"Siamo circondati dalla tecnologia, usiamo la tecnologia molto di più rispetto a quanto eravamo abituati. Non avevo mai usato il microfono quando ero un arbitro, quindi per la prima volta ho ascoltato le conversazioni tra gli assistenti arbitrali, non quelli del V.A.R., e l'arbitro. Sono rimasto scioccato nell'ascoltarle".

Collina
Fabio Russomando

L'arbitro era quello della finale mondiale, Nestor Pitana. Un episodio che ha  scioccato che non pensava che gli assistenti avrebbero parlato così tanto con l'arbitro.

"L'arbitro aveva una personalità molto forte, nonostante ciò mentre arbitrava comunicava costantemente con i due assistenti, ricevendo consigli su cosa fare. E il fatto che i due giovani gli parlassero in continuazione (dicendogli di aspettare o sul come seguirsi a vicenda, dove andare e tutto il resto), mi ha stupito".

Imparare a convivere con la tecnologia

"Quindi è evidente che gli arbitri devono familiarizzare con questo. E questo non è sempre facile, soprattutto quando ti insegnano a fare cose diverse da quelle che devono fare ora. Anche solo per un piccolo aspetto".

"Quando sei un giovane arbitro, anche oggi, senza tecnologia, ti viene detto che devi difendere la tua decisione contro tutto e tutti. La decisione che hai preso è definitiva e devi attenerti a questa decisione. E poi, con la tecnologia, devi cambiare completamente approccio. Perché non devi difendere una decisione, ma devi presentarti davanti al monitor con una mente aperta. Perché se provi a difendere una decisione, guardando il monitor, trovi un modo per confermare quella che era la decisione iniziale. Quindi, non è facile".

Pierluigi Collina e Johannes Holzmuller
Pierluigi Collina e Johannes HolzmullerFabio Russomando

Arbitrare 30 anni fa e oggi

"L'ovvio è che sono vecchio perché mi ricordo di 30 anni fa, mi ricordi che sono un uomo anziano, ma grazie perché per me è stata la prima finale (Olimpiade di Atlanta nel 1996 tra Nigeria e Argentina), è stato un grande traguardo per me. È cambiato tutto radicalmente".

"Se torno a quegli anni, la sede degli arbitri era in Florida, visto che le Olimpiadi si tennero ad Atlanta, e ricordo le sessioni di allenamento mattutine e il preparatore atletico all'epoca, qualcuno che allenava qualche club o qualche college negli Stati Uniti. Era così che si allenavano gli atleti e non importava che tipo di atleti fossimo, se arbitri o giocatori di football americano, lui faceva la stessa cosa".

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"Provenivamo da quel tipo di esperienza. Oggi tutto è super professionale, tutto viene fatto con grande precisione, prendendosi cura di tutto e utilizzando ampiamente la tecnologia, non solo sul campo di gioco per il processo decisionale, ma anche nella preparazione".

"È cambiato il modo in cui cerchiamo di sviluppare l'arbitraggio perché non dobbiamo dimenticare che l'evento più importante per noi è la Coppa del Mondo, ovviamente dobbiamo essere pronti per la Coppa del Mondo, ma ci saranno altre Coppe del Mondo in futuro".

"Il nostro impegno è quello di sviluppare l'arbitraggio e direi di creare i Simon Marciniak e Tori Penso, che sono i due arbitri che hanno diretto le ultime due finali di Coppa del Mondo, del futuro. Quindi collaboriamo con la confederazione e le associazioni affiliate cercando di fornire loro tutto il supporto di cui potrebbero aver bisogno per sviluppare l'arbitraggio dalle basi fino ai vertici e poi fino al nostro vertice, che è la Coppa del Mondo".

Infine, una battuta sui finti infortuni e sulle perdite di tempo, con la Fifa determinata a ridurle il più possibile. Tra gli episodi più recenti, quello scoppiato dopo lo stop per soccorrere Donnarumma durante Manchester City–Leeds: il tecnico degli ospiti, Farke, ha accusato il portiere italiano di aver simulato un infortunio per consentire al suo allenatore di dare indicazioni alla squadra.

Un timeout creato di proposito, secondo gli avversari del City. E su questo tema Collina non si è sottratto, esprimendo chiaramente il suo punto di vista: “Personalmente non ho nulla in contrario all’introduzione dei timeout se questo è un problema per gli allenatori e permette di ridurre le perdite di tempo”.