Stasera a San Siro va in scena una partita che, sulla carta, non dovrebbe spostare gli equilibri. Eppure, per l’Italia di Gennaro Gattuso, pesa come poche altre.
La matematica è crudele: servirebbe una vittoria con almeno nove gol di scarto per superare la Norvegia in vetta al girone e staccare il pass diretto per il Mondiale, evitando i playoff che tanto spaventano.
Missione ai confini della fantascienza. L’ultima volta che gli Azzurri ne segnarono nove risale al 18 novembre 2019, il 9-1 all’Armenia nelle qualificazioni per Euro 2020. Per trovare invece una vittoria con un margine simile si deve affondare lo sguardo nel bianco e nero del 1948: 2 agosto, Olimpiadi di Londra, Italia-USA 9-0.
Una partita che vale più della classifica
Ma a San Siro, questa sera, non è la statistica a interessare: è il senso profondo della sfida. Per Gattuso, la gara contro la Norvegia è un banco di prova gigantesco, molto più rivelatore della classifica. Dopo cinque partite contro avversari di media levatura - vittorie sì, ma dense di critiche e piccole incrinature - arriva finalmente un avversario che appartiene alla nuova aristocrazia europea.
La Norvegia vola: dodici successi nelle ultime quattordici partite, 33 gol segnati e appena 4 subiti nelle sette gare del Gruppo I. Una macchina moderna, feroce, che muove gli uomini in campo come un puzzle perfettamente incastrato. E davanti un arsenale da togliere il fiato: Haaland, capocannoniere delle qualificazioni con 14 reti, più Sørloth e il genio di Ødegaard (assente per infortunio), capaci di trasformare ogni pallone in un’imboscata.

Per l’Italia, invece, la sfida è svelare il proprio carattere. Quello che Gattuso, arrivato in silenzio, ha rimesso al centro: 18 gol in cinque partite, metà dei quali nel quarto d’ora finale. Ma al di là dei numeri, il CT vuole trasferire la sua anima alla squadra: un gruppo che non muore mai, che accelera quando gli altri sbuffano.
Il peso della notte sta soprattutto qui. "Ringhio" cerca risposte emotive, oltre che tattiche. Prima di tutto per “vendicare” il pesantissimo 3-0 incassato (da Spalletti) a Oslo all’andata, ma soprattutto per capire chi sa reggere la pressione, chi si nasconde, chi combatte, chi sbaglia e poi trova la forza di rialzarsi. Perché a marzo arrivano i playoff, e lì non è concesso sbagliare. Dopo le ferite ancora aperte con Svezia e Macedonia del Nord, all’Italia - che manca dal Mondiale dal 2014 - non è più permesso crollare.
E allora San Siro diventa un laboratorio a cielo aperto: si provano meccanismi, rotazioni, coppie d’attacco, pressioni, letture difensive, mentalità. La classifica può pure rimanere identica, ma l’identità deve uscire più forte, più definita, più credibile.
La notte di Haaland e il vero esame della difesa
E poi c’è quel duello che illumina tutto. Haaland, sua maestà del gol: 53 reti in 47 presenze in nazionale. Una creatura mitologica del calcio moderno.
San Siro lo accoglierà come si accoglie un imperatore, con quel misto di timore e ammirazione che si riserva ai fenomeni veri. Per la difesa azzurra è il test supremo: misurarsi con lui significa capire davvero a che punto è la crescita della nuova Italia. Come reagirà il reparto arretrato, insomma, dirà molto più di qualsiasi risultato.
Nessuno, comunque, si nasconde: non sarà una serata semplice. La qualità offensiva norvegese, quasi certamente, lascerà il segno, e i famosi nove gol resteranno nel cassetto dei sogni romantici. Ma il messaggio che Gattuso ripete da giorni è cristallino: l’Italia non deve arrendersi mai.
Che il girone dica secondo posto e playoff, poco importa. Ogni duello e ogni tiro a San Siro serviranno a costruire un pezzo di fiducia. A chiarire quali soluzioni funzionano davvero. A cementare un’identità che, in vista di marzo, deve essere solida come il marmo.
