Carlo Ancelotti è stato scelto dalla federazione brasiliana per un solo obiettivo: guidare la Seleção alla conquista della sesta stella mondiale.
Un traguardo ambizioso, affidato a un allenatore che, durante la sua carriera, ha dimostrato di essere affidabile sia nei tornei della regolarità (è l'unico ad aver vinto i cinque campionati più importanti d'Europa), ma anche e soprattutto nelle coppe, la sua vera passione, come dimostrano le cinque Champions League conquistate tra Milan (2 da calciatore e altrettante da allenatore) e Real Madrid (tre dalla panchina): un record anche questo.
Ed è proprio su questo secondo aspetto che abbiamo deciso di soffermarci qui e ora, perché sulla panchina della Canarinha, il tecnico emiliano dovrà portare tutta l'esperienza che ha maturato nelle partite "a vita o morte", durante la sua lunga e gloriosa carriera.
Il maestro dei tornei a eliminazione
Senza tornare troppo indietro, nel tempo, concentriamoci sul suo ritorno al Real, quattro anni fa: su 26 partite disputate durante le fasi a gironi, Carletto, anzi, Carlinho, come lo hanno già soprannominato in Brasile, ne ha vinte 20 (76,9%). L'andamento nelle fasi a eliminazione diretta racconta, comprensibilmente, una progressiva riduzione dell’efficacia man mano che aumenta la pressione, ma con una lieta sorpresa alla fine: 100% di vittorie ai sedicesimi (4 su 4), 66,7% agli ottavi (8 su 12), 45,5% ai quarti (5 su 11) e 50% in semifinale (7 su 14). Le finali, però, continuano a essere un suo vero punto di forza: Ancelotti ha, infatti, trionfato nel 70% dei casi (7 su 10).
Quello che è certo è che sarà anche fondamentale tutta la sua abilità nel far esprimere i propri calciatori al massimo delle loro possibilità. Ed è proprio su questo secondo aspetto che concentreremo la seconda parte di questa analisi.
In vista delle due gare di qualificazioni ai Mondiali contro Ecuador e Paraguay, il tecnico emiliano affiderà le proprie sorti offensive alla leadership di Raphinha e Vinícius Júnior, mentre per alzare un muro a centrocampo ha deciso di ripescare Casemiro, un calciatore che conosce bene per averci lavorato assieme durante la sua prima esperienza a Madrid.
L'esplosione di Raphinha
Nella Liga 2024-25, Raphinha ha giocato 2844 minuti con il Barcellona, con il quale è stato protagonista di una stagione spettacolare (34 gol e 23 assist in 57 incontri), nonostante la scorsa estate fossero in molti a vederlo fuori dal progetto blaugrana.

Nel dettaglio, il suo apporto offensivo è stato di 0,57 gol ogni 90 minuti. La sua vera eccellenza, però, è nella creazione: 2,9 occasioni generate a partita. Stiamo parlando di un attaccante efficace anche nella frequenza dei tiri (3,6 ogni 90'), nei tocchi in area (6,2 ogni 90') e nella partecipazione complessiva al gioco (63 tocchi ogni 90').
Tenta 3,2 dribbling per gara e completa 3,3 azioni difensive ogni 90', segno di un coinvolgimento anche nella fase di non possesso. Insomma, i dati ci raccontano di un Raphinha come un esterno produttivo, costante e affidabile.
Missione possibile: recuperare Vinícius
Vinícius, dalla sua, ha accumulato 2257 minuti, 11 gol e 8 assist - 21 e 16 in tutte le competizioni - con il Real Madrid nel campionato di Liga 2024-25. Con 0,44 gol e 2,4 occasioni create ogni 90 minuti, il suo contributo offensivo si distingue soprattutto per dinamismo e pericolosità palla al piede.
Spiccano i 7,8 dribbling tentati e i 9 tocchi in area per partita: nessuno meglio di lui nei principali campionati europei. Tira 3,2 volte a partita e mantiene una presenza costante nel gioco con 58 tocchi.

In fase di non possesso, però, i suoi dati calano. E alla base dei risultati tutt'altro che brillanti del Real Madrid quest'anno c'è stato proprio il poco impegno a tutto campo degli attaccanti: 2,3 azioni difensive, nemmeno un duello aereo vinto e appena 2,8 possessi recuperati.
Vini, insomma, è un catalizzatore offensivo con importanti lacune nella gestione degli sforzi quando si tratta di correre verso la propria porta: un vero e proprio specialista dell’uno contro uno e nelle transizioni, ma con ampi margini di miglioramento sotto l'aspetto difensiva. E non ci sono dubbi sul fatto che, se lo vorrà, migliorerà.
Casemiro, la scommessa di 'Carlinho'
Ed è proprio con l'obiettivo di aumentare l'intensità senza palla della propria Seleçao che Ancelotti ha deciso di riportare Casemiro in nazionale. Il suo ritorno, però, è una scommessa che Carlinho dovrà vincere sul campo. Non sono in pochi, infatti, ad avere dubbi su quello che potrà essere il suo reale contributo.
Basta dare un'occhiata al rendimento del mediano brasiliano del Manchester United nelle ultime due stagioni in Premier League per rendersi conto di quanto sia diminuito il suo impatto palla al piede. E in una squadra chiamata a fare la partita praticamente contro la stragrande maggioranza degli avversari, è evidente che la sua involuzione sotto questo aspetto è preoccupante.

Nei 1985 minuti disputati in campionato nella stagione 2023-24, infatti, Casemiro ha registrato 236 carries (ossia le sue conduzioni con la palla per almeno 5 metri), con grande distribuzione sull’ampiezza del campo, incursioni offensive nella trequarti e numerose proiezioni in verticale. Le traiettorie coprivano spesso la metà campo offensiva, mostrando una certa libertà e un ruolo proattivo nella costruzione.
Nel torneo di Premier League 2024-2025 (1497 minuti), i suoi carries sono scesi a 133. Le conduzioni diventano più brevi e conservative con una riduzione significativa della sua presenza nella trequarti avversaria e con essa della progressione verticale che lo caratterizzava. Il suo gioco si è fatto più statico, ancorato alla protezione difensiva e meno utile alla transizione.

Il contrasto tra le due mappe è evidente: nel giro di un anno, Casemiro è passato da elemento dinamico a interprete essenzialmente posizionale.
E così, sembra chiaro che a convincere Ancelotti a riportarlo in nazionale siano stati le sue doti di equilibratore. In media, infatti, quest'anno, Casemiro si è reso protagonista di 12,1 azioni difensive vincenti, 2,3 duelli aerei vinti e 6,2 recuperi del possesso. Ottimi dati, non c'è discussione possibile in merito.

Il dubbio, però, sorge spontaneo: a cosa gli servirà recuperare la palla se una volta in un suo possesso non saprà che farsene? Ed è proprio questa una delle sfide più grandi che aspettano Ancelotti: aiutare il suo metronomo a fugare ogni perplessità sul suo conto.
