Volti mogi e sconsolati. Quelli di Simone Inzaghi, José Mourinho e Vincenzo Italiano. Ritratti pallidi e infelici delle sconfitte di Inter, Roma e Fiorentina nelle tre competizioni europee. Risultati simili, sensazioni simili. Sensazioni come la frustrazione per esserci andati davvero vicino, visto che tutte le squadre della Serie A che erano arrivate fino in fondo in Europa sono state battute per un misero scarto.
Se, infatti, la Roma ha perso ai calci di rigore, Inter e Fiorentina sono state disarcionate per un punto e dopo aver giocato uno scontro diretto di tutto rispetto, mettendo in campo orgoglio ma anche abnegazione e voglia di far bene, senza mai nascondersi. Se nerazzurri erano chiaramente sfavoriti sulla carta, giallorossi e viola hanno provato a far valere la determinazione in due incontri più equilibrati da quanto dicevano i valori in campo. Alla fine, però, l'Italia è rimasta con un pugno di mosche. Un pugno assestato nello stomaco e che fa male.
Bicchiere mezzo pieno

Anche un pugno di mosche nello stomaco, però, a volte può essere propedeutico per ripartire. Basta non cadere del tutto a terra e riprendersi subito, consapevoli che in qualche modo si è arrivati fino all'ultimo incontro e che sui ring più importanti d'Europa il pugile italiano potrà tornarci. Al di là delle teorie relative a possibili coincidenze astrali, infatti, i percorsi delle tre italiane nel continente hanno rispecchiato un andamento familiare, con approcci alla partita volti a trarre il massimo profitto dal poco materiale a disposizione.
Perché se la Fiorentina ha provato sempre comunque ad attaccare in una competizione come la Conference nella quale poteva fare la voce grossa, Inter e Roma hanno stupito in Champions e in Europa League, dove molte rivali avevano rose più solide e preparate per puntare alla finale. Ed è per questo che oggi in Italia va visto il bicchiere mezzo pieno. Un bicchiere di nettare che potrà dare la spinta giusta nell'immediato futuro, un futuro che può prendere ispirazione da quanto visto negli ultimi mesi.
Fiducia
Perché, al di là dei meriti di tecnici come Inzaghi, Mourinho e Italiano, tre interpreti diversi del ruolo di stratega, i percorsi realizzati dalle italiane in queste competizioni così serrate sono comunque da elogiare. Non si arriva a una finale per caso e giocarsela alla pari è un privilegio ma al contempo un merito. E nessuna delle tre rappresentanti tricolori ha demeritato nell'atto ultimo, quello che stabilisce chi vince.
Una vittoria, o un en plein di trionfi, avrebbe cambiato poco. Perché dopo il trionfo ai Mondiali del 2006 la nazionale italiana ha fatto malissimo, eccezion fatta per un exploit all'Euro 2012, dove comunque la finale è stata persa in malo modo. Viene da pensare, dunque, che queste tre sconfitte possano essere paradossalmente più utili per rialzare definitivamente la testa e riportare il calcio italiano in auge. La fiducia in un movimento troppo fermo da anni è tornato a scorrere. E chissà che stasera la nazionale under 20 non possa smuovere ulteriormente questo sentimento con un trionfo nella finale di categoria contro l'Uruguay.