Celtic Park si prepara a vivere una notte che, per tradizione, profuma di big match. Nel sesto turno della fase a girone unico di Europa League tocca a Celtic e Roma scuotersi da un avvio europeo a rilento e capire davvero quale direzione vogliano prendere da qui a primavera.
Una tradizione da grandi palcoscenici, dicevamo. Ma la verità è che nei primi cinque turni né gli scozzesi né i giallorossi hanno dato la sensazione di voler mettere la vecchia coppa Uefa al centro del proprio progetto stagionale. Il Celtic è ventunesimo con sette punti, frutto di due vittorie, due sconfitte e un pareggio; la Roma di Gasperini - che per la trasferta a Glasgow recupera Angeliño - è quindicesima con nove, figli di tre successi e due ko. Due percorsi paralleli, entrambi segnati da una certa discontinuità di rendimento.

Detto questo, le ultime uscite europee raccontano una storia diversa. La Roma ha superato la capolista Midtjylland – appaiata ora in vetta da Lione e Aston Villa – mostrando finalmente il volto della squadra che vuole competere davvero. Il Celtic, dalla sua, ha risposto con un colpo pesantissimo in Olanda contro il Feyenoord, segno che quando gli scozzesi entrano con il giusto spirito possono mettere in difficoltà chiunque.
Discontinue
Il problema è capire quanto le due squadre possano e vogliano essere continue. In campionato, la Roma arriva da due scosse violente: il ko casalingo con il Napoli e la sconfitta, ancora più preoccupante, in casa del Cagliari. Un doppio inciampo che pesa soprattutto perché la squadra era riuscita a toccare la vetta della Serie A e ora deve inseguire – a tre punti dall’Inter, a quattro da Milan e Napoli – senza più margini di deconcentrazione.
SEGUI TUTTE LE NOTIZIE DI GIORNATA LIVE
Dall’altra parte, il Celtic è reduce da un capitombolo fragoroso: la sconfitta contro gli Hearts che gli è costata il primato in classifica. Gli Hearts sono saliti a 35 punti, il Celtic è rimasto a 32, con una gara da recuperare che potrà eventualmente rimettere le cose in equilibrio. Ma anche qui, come per la Roma, il tema è l’identità: quando il livello di attenzione si abbassa, la squadra si espone, perde solidità e finisce per pagare ogni dettaglio.
Il confine
Ed è per questa ragione che Celtic–Roma diventa molto più di una semplice partita del girone. Non siamo in un momento della stagione in cui si assegnano i titoli, ma da questo momento in poi si potrebbe già cominciare a segnare il confine tra chi può e vuole arrivare in primavera con l’ambizione di giocarsi qualcosa e chi, invece, rischia di rimanere schiacciato dalle proprie fragilità.
Celtic Park farà, come sempre, la sua parte: uno degli stadi più iconici d’Europa, un ambiente che spinge, travolge, vive la partita come fosse un derby ogni singola volta. La Roma dovrà reggere l’urto emotivo e trasformarlo in energia. Il Celtic dovrà dimostrare di non essere solo atmosfera ma anche sostanza.
Una gara che può cambiare il percorso europeo di entrambe ma che, inevitabilmente, dirà molto anche sul futuro immediato nei rispettivi campionati. Perché quando dicembre inizia a scivolare verso il 2026, le stagioni cominciano a prendere forma. E partite come questa possono indicare in che direzione si sta andando.
