Juve, Udinese piegata senza affanni: la squadra di Spalletti vola ai quarti con i "regali" di Palma

L'esultanza di Manuel Locatelli
L'esultanza di Manuel LocatelliValerio Pennicino / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFP

La Vecchia Signora archivia l’ottavo di finale di Coppa Italia contro l’Udinese con una prestazione sicura e autoritaria. I padroni di casa trovano il vantaggio grazie a un autogol e chiudono il match con un rigore, entrambi causati da Palma, protagonista in negativo della serata.

Il primo ottavo di finale di Coppa Italia si chiude nel segno della Juventus, protagonista di una prestazione brillante, matura e autoritaria.

La squadra di Luciano Spalletti, compatta e concentrata, mette al tappeto con apparente semplicità l’Udinese di Kosta Runjaic, piegata 2-0 da un autogol e un fallo da rigore causato da Palma, trasformato poi da Locatelli.

Con questo successo, i bianconeri staccano il pass per i quarti di finale, dove li attende la vincente di Atalanta-Genoa, in campo domani alle 15.

Vantaggio e dominio territoriale

Dopo il minuto di raccoglimento per la scomparsa di Nicola Pietrangeli, il match si accende subito. La Juventus, priva di Vlahovic dopo il pesantissimo infortunio, si affida a David per reggere il peso dell’attacco: una scelta obbligata, sì, ma che non toglie sicurezza ai bianconeri.

In realtà il primo spartito offensivo lo suona il solito Kenan Yildiz, protagonista di un avvio brillante: al 6’ non arriva per un soffio su un cross teso di Cambiaso, all’11’ costringe Sava alla prima parata complicata della serata dopo una sterzata corta e un destro a giro dal limite. Al 21’ è ancora lui a far tremare lo Stadium, con un’altra conclusione che sfiora il palo alla destra del portiere friulano. L’Udinese guarda, compatta ma troppo passiva, mentre la Juve cresce, prende metri, impone ritmo e fiducia. È una squadra che occupa il campo con naturalezza.

Il gol, infatti, arriva proprio con quella leggerezza che appartiene alle squadre in pieno controllo. McKennie pennella un cross tagliato, Palma prova ad anticipare il taglio di David ma finisce per deviare nella propria porta: un autogol sfortunato, ma perfettamente coerente con l’inerzia del match. È il 23’, ed è 1-0.

Da lì in poi è un monologo. Le statistiche raccontano una Juventus padrone della partita, con il baricentro stabilmente nella metà campo friulana. Cambiaso si prende la scena sulla destra: prima un tiro respinto in area, poi un’altra conclusione murata, sempre con l’impressione di poter spaccare la partita da un momento all’altro.

Il match si infiamma definitivamente poco dopo la mezz’ora. Ehizibue trova un varco a sorpresa, effettua un pallonetto sublime e firma la rete, ma l’esultanza dura un istante: l'esterno olandese scattava in evidente fuorigioco. L’Udinese si illude, lo Stadium tira un sospiro di sollievo. Pochi minuti più tardi è David a segnare una vera prodezza: diagonale da posizione impossibile, palla all’angolino, Stadium in estasi… finché la bandierina non sale. Il VAR conferma l’offside, anche se resta più di un dubbio: le linee sembrano tracciate sul difensore sbagliato, e la sensazione è che il gol potesse anche essere buono.

La squadra di Spalletti metabolizza in fretta la delusione e prova comunque a chiudere il primo tempo all’attacco: Cambiaso e Kelly riprendono a spingere, le loro conclusioni vengono ancora respinte dalla difesa friulana, ma il messaggio resta nitido. La Juve ha la partita in mano. L’Udinese resiste, lotta, si compatta, ma non esce mai davvero dal guscio.

Palma, l’uomo chiave (involontario) della disfatta friulana

La ripresa si apre con la Vecchia Signora che riparte esattamente da dove aveva lasciato: ritmo alto, idee lucide e un controllo mentale della partita quasi totale. I friulani provano timidamente a riaffacciarsi in avanti, con Zaniolo che al 47’ costruisce una giocata potente e pulita – due juventini saltati, destro violento da fuori area – ma la palla sfila a lato mentre Di Gregorio osserva senza affanni. La Juve, invece, continua a creare e a mordere. Yildiz, immancabile nel suo repertorio, al 54’ prova ancora il suo classico tiro a giro, stavolta largo, ma utile a ribadire che l’inerzia del match resta bianconera.

Gli unici brividi arrivano dagli infortuni: prima Koop sbatte a terra e resta a lungo dolorante alla spalla (rientrerà poco dopo), poi Gatti al 55’ accusa un fastidio al ginocchio e deve abbandonare il campo. Al suo posto entra Locatelli, cambiando l’assetto ma non l’intensità della Juve. Runjaic risponde con un doppio cambio: fuori Zarraga e Zaniolo, dentro Miller e Iker Bravo, nel tentativo di dare freschezza e imprevedibilità.

Ma è sempre la Juventus a dettare la legge del gioco. Al 65’ costruisce un’azione perfetta: David fa correre Cabal sulla sinistra, cross teso del colombiano per McKennie, ma il tiro dell’americano è troppo centrale e Sava respinge. L’azione, però, non finisce lì: il VAR richiama Fourneau, perché prima del cross Palma - lo stesso dell’autogol - affonda un pestone netto su Cabal. Le immagini sono inequivocabili. Rigore, ammonizione e nuova serata da dimenticare per il difensore friulano.

Le statistiche del match
Le statistiche del matchFlashscore

Dal dischetto si presenta Locatelli, entrato da pochi minuti: rincorsa corta, piatto sicuro, Sava spiazzato. È il 2-0 Juventus, è il colpo che chiude la partita e la qualificazione. Lo Stadium festeggia - nonostante il gol negato ad Openda nel finale -, la squadra di Spalletti vola ai quarti di finale.