Il calcio, o soccer come lo chiamano oltreoceano, sta vivendo un periodo d’oro negli Stati Uniti. Oggi è il quarto sport nazionale, dietro a football americano, basket e baseball, quest’ultimo insediato prepotentemente in terza posizione. Basti pensare che tra i giovani sotto i 18 anni è oggi il secondo sport praticato. Inoltre circa il 12-15% degli americani si dichiara tifoso di una squadra di calcio (era meno del 4% negli anni '90).
E i prossimi due anni saranno fondamentali per la crescita del calcio in America. La prossima estate gli Usa saranno la casa del primo Mondiale per Club, mentre l’anno dopo toccherà alla Coppa del Mondo 2026 (si giocherà oltre che negli Usa anche in Canada e Messico).
Uno sport in forte ascesa grazie anche a un lavoro lungo e costante, alimentato spesso dalla passione degli emigrati europei, e dei loro discendenti, che non hanno mai abbandonato l’amore per la palla rotonda preferendola a quella ovale o a spicchi.
Questione di famiglia
Tra questi c’è anche la famiglia di Charlie Stillitano, fresco presidente dello Spezia Calcio. Carmelo, all’anagrafe, è stato uno degli artefici della crescita del calcio negli Stati Uniti. Dagli inizi, nella Italian American Soccer League, lega organizzate dalla comunità italoamericana e messa su da suo padre intorno al 1972, fino alla gestione di uno dei tornei più importanti al Mondo come l’International Champions Cup, competizione estiva che fino all’era pre-covid riuniva negli Stati Uniti e in Asia tutti i migliori club europei.
Nel mezzo tanta esperienza accumulata nei grandi eventi come l’organizzazione della Coppa del Mondo del '94 “periodo in cui ho imparato il business del calcio”, per poi diventare Direttore General dei New York/New Jersey MetroStars dove ha fatto suoi la gestione dei giocatori e l'aspetto economico dello sport.

Un curriculum di prim’ordine che è oggi al servizio di una delle società più interessanti del panorama cadetto, lo Spezia per l’appunto: “Mi sento come se stessi tornando a casa - afferma con un filo di emozione Stillitano - Sono cresciuto in una famiglia in cui il football — cioè il calcio — era l’unica cosa che contava”.
Una passione tramandata dal papà a cui va il ricordo commosso del neo presidente: “Se mio padre fosse ancora vivo sarebbe orgoglioso di me. Ricordo ancora quando l’Italia perse la semifinale del Mondiale nel 1990. Ero allo stadio quel giorno e alla fine della partita chiamai a casa, in America, con i gettoni dalla cabina telefonica. Rispose mia madre e disse ‘Stai bene?’. Non riuscivo a parlare e mi passò mio padre al telefono. Entrambi non riuscivamo a parlare. Piangevamo soltanto”.
Oggi per Stillitano il calcio è un lavoro: “Un lavoro ma non in senso negativo. Per me è ancora football, è ancora calcio, quello che mi faceva piangere. Nel '94 ho iniziato questa avventura e mio padre non c’era più. Un'avventura che è andata oltre l’essere un tifoso. Oggi lui sarebbe felice di vedermi qui”.
Pelé e la maglia regalata
E proprio negli anni 70, quando il calcio negli Stati Uniti muoveva i primi passi, Stillitano ebbe un incontro che non avrebbe mai dimenticato. Dopo una partita d'esibizione tra il Santos e la Lazio, il mitico Pelé volle regalargli la sua maglia, ma Charlie rifiutò deciso: "Non la voglio, mi ha spezzato il cuore", disse quel giorno, ricordando la sconfitta dell'Italia per mano del Brasile al Mondiale del 1970.
Anni dopo il destino lo volle ancora al fianco di Pelé, da amico, assieme a pranzo e Stillitano riavvolse il filo dei ricordi proprio davanti al "Mito". “Sei l’unico che abbia mai rifiutato la mia maglia”, disse Pelé sorridendo. “Ma non l’avresti rispettato quel bambino se fosse stato falso”, fu la risposta. Una lezione di coerenza, e di amore vero per il calcio. Giorni dopo Pelé, senza comunicare nulla, gli recapitò una cornice con all'interno la sua maglia della nazionale brasiliana autografata.
L'idea Spezia
Aneddoti e ricordi che rendono ancora più speciale la presenza di Stillitano nel calcio italiano e in Serie B. La proprietà dello Spezia, guidata da Thomas S. Roberts, verso la fine d'aprile ha deciso di rilevare il club dall’australiano Paul Francis (che a sua volta, pochi mesi prima, lo aveva acquistato da un altro americano, Robert Plantek, ndc). Una decisione maturata grazie anche alla pluriennale e internazionale esperienza di "Charlie" nel mondo del pallone.

“Tom è una persona di cui mi fido. Quando i problemi finanziari sono venuti a galla l’ho chiamato per coinvolgerlo. Gli ho detto ‘Qui ci sono persone davvero affidabili. Il mister sta facendo un grande lavoro con la squadra, e il club non sta spendendo tanto’. Quindi Tom, come me, l’ha vista come una grande opportunità. La società è davvero ben gestita. Hanno fatto un ottimo lavoro sia sul piano calcistico che su quello economico”, afferma il neo presidente che poi aggiunge: “Tutto ciò che vogliamo fare è dare una mano. Non vogliamo creare confusione, né smuovere le acque. Vogliamo solo assicurarci di contribuire a stabilizzare il club”.
"Garanzia" Stillitano
La società ligure dunque sembra essere in buone mani, tutto questo mentre la squadra continua la sua marcia verso i playoff di Serie B. Lo Spezia sta disputando un campionato di tutto rispetto e finirà la regular season tra le prime quattro, cosa che gli consentirà di giocare direttamente le semifinali, saltando il primo turno degli spareggi: “Il nostro progetto funzionerà solo se riusciremo ad arrivare in Serie A. Ma non abbiamo fretta. Se non ci arriviamo quest’anno, non è la fine del mondo. Non abbiamo pianificato di arrivare subito nella massima serie. Ma ovviamente il nostro obiettivo è centrare la promozione, se non quest’anno, il prossimo o quello dopo, e poi stabilizzarci”.

La decisione di Roberts di investire nel calcio italiano è stata dettata non solo dalla passione per il calcio, ma anche dalla certezza di poter contare sull’esperienza e sui contatti di un manager come Stillitano.
“Tom è stato molto chiaro quando ha accettato di buttarsi in questa avventura. Mi ha detto ‘Non ho bisogno di te per il denaro. Non ho bisogno di te per la gestione operativa vera e propria, ma ho bisogno di te per la tua competenza calcistica. ‘Non conosco il calcio italiano e ho bisogno di uno come te.’. Per questo ho accettato. Tra me e me ho pensato 'Sarebbe davvero uno spreco. Tutti i contatti che ho costruito, tutte le relazioni che ho creato.’. Penso di poter davvero aiutare Tom, e credo di poter aiutare anche il club e la comunità. Ho già contattato molte persone, ma non voglio dire ancora chi”, aggiunge con un mezzo sorriso.
Gli auguri di Mendes, Ferguson e Rummenigge
E tra i big del calcio mondiale che si sono complimentati con Stillitano per il suo nuovo ruolo, oltre ai nostrani Del Piero, Pirlo e Maldini anche icone come il potentissimo procuratore Jorge Mendes, il Ceo del Real Madrid José Ángel Sánchez e icone del calibro di Karl-Heinz Rummenigge e Sir Alex Ferguson: “Sicuramente i messaggi di Sanchez e Ferguson mi hanno emozionato”, continua Stillitano.

Adesso dopo le parole, il neo presidente sarà chiamato a mostrare i fatti. Gli obiettivi sono ambiziosi e Stillitano non si nasconde: “Sì, si può sognare in grande, ma mantenendo i piedi per terra. L’allenatore, i giocatori e la struttura del club sono molto solidi. Penso che, se guardiamo tutto con gli occhi di Tom come investitore, ci siano molte opportunità sul lato commerciale. Ma prima di tutto, quello che sogniamo è diventare una squadra stabile di Serie A”.
Obiettivo Atalanta
L’obiettivo a lungo termine è diventare una squadra stabile in Serie A, come Udinese, Torino o Verona, ma il "sogno ultimo è essere come l'Atalanta", svela Stillitano. “Lavoreranno certamente sul lato commerciale, sfruttando la bellezza dell'area (Cinque Terre) per attrarre turismo e far crescere il brand a livello internazionale. Ma dobbiamo concentrarci prima di tutto su una cosa: calcio, calcio, calcio. Perché se non vinci non piaci a nessuno".
Per Stillitano, abituato da sempre a muoversi tra passioni e progetti internazionali, Spezia può diventare molto più di una semplice tappa. “È curioso – sorride concludendo – sono nato in una famiglia di origini calabresi, di Gioia Tauro, il più grande porto del Mediterraneo. Sono cresciuto a Elizabeth, New Jersey, il principale snodo portuale del Nord-Est americano. E ora eccomi qui, in un’altra città di mare". Un nuovo viaggio, in un’altra città portuale: uno di quei luoghi da cui si parte, si ritorna, ma soprattutto si costruisce.
