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Juve come Manchester United? Analogie e differenze tra nobili decadute, mentre Tudor si gioca la panchina

Igor Tudor discute con Damien Comolli e Francoid Modesto
Igor Tudor discute con Damien Comolli e Francoid ModestoProfimedia

Come in Premier League, così in Serie A, due club storici come Juventus e Manchester United sembrano lontani dai fasti di un tempo. Mentre la proprietà dei Red Devils, stufa dei continui cambi, ha però deciso di confermare Ruben Amorim indipendentemente dai risultati, Igor Tudor si gioca il posto nelle prossime uscite.

Il paragone azzardato tra i due club viene fatto dal Times, che si chiede: "Che aspetto ha un club ‘finto’ di pesi massimi? Se si prende, ad esempio, il Manchester United come modello, allora la Juventus contemporanea regge il confronto: ha attraversato più cambi di gestione negli ultimi cinque anni rispetto allo United e ha lo stesso magro bottino di titoli nazionali: due, i due trionfi in Coppa Italia del 2021 e del 2024”.

C'è da dire che tra i due club, che tra la metà degli anni '90 e primi 2000 dominavano i loro campionati e si sfidavano in Champions, c'è ancora una differenza: la Juventus in qualche modo arriva a disputare sempre la Champions League, se si resta solo alle faccende di campo, mentre i Red Devils latitano nella massima competizione europea, e comunque i bianconeri sono stati protagonisti in Italia con nove scudetti e in Europa con due finali anche successivamente, al contrario del club di Manchester che ha visto la sua epopea finire con l'addio di Sir Alex Ferguson.

Valzer di panchine 

Se ancora la Juventus non è disastrata come il Manchester United, però sicuramente non gode di buona salute. Ad accostare i due club anche un altro dato che nella storia del club piemontese era piuttosto inusuale, il cambio allenatore. Come fanno notare i colleghi inglesi, infatti, "sono passati cinque anni da quando la Juventus ha vinto l’ultimo di quelli che sono stati nove scudetti consecutivi, sei da quando ha superato la fase a eliminazione diretta in Champions League. In quel periodo - continua il Times - ci sono stati cinque allenatori diversi e l’attuale, Igor Tudor, nominato per sostituire l’esonerato Thiago Motta lo scorso marzo, sta affrontando apertamente il fatto di aver iniziato questa stagione con un bilancio inferiore a quello di Motta, arrivato 12 mesi fa". 

Valzer di dirigenti

Un cambio della direzione tecnica che tra l'altro è stato accompagnato spesso a Torino da una rivoluzione dirigenziale, a dimostrazione che i problemi sono più profondi. È dall'addio di Marotta in seguito alle frizioni per l'acquisto di Cristiano Ronaldo che il club bianconero non trova pace. Fabio Paratici senza la supervisione del suo direttore generale è andato a briglia sciolta combinando anche il disastro dello scandalo plusvalenze, e la promozione di Cherubini che ha preso il suo posto nel 2021 dopo un periodo di affiancamento, è finito con l'inibizione dello stesso nel medesimo affaire, motivo per cui la Juventus è stata costretta di nuovo a cambiare pelle al termine della stagione 2023-2024.

Nel frattempo in quella stagione a Torino era arrivato un pezzo da novanta, quello che doveva essere l'uomo della rinascita: Cristiano Giuntoli, fresco del titolo di campione d'Italia con il Napoli. Giuntoli stravolge tutto, dopo un periodo di convivenza forzata con l'allora tecnico Allegri, decide di investire per il futuro allenatore della Juventus su Thiago Motta, assecondandolo nelle scelte e ribaltando la squadra con acquisti costosissimi (Koopmeiners 60 milioni di euro, Douglas Luiz 50 milioni di euro, Nico Gonzalez 38 milioni di euro su tutti) e per farlo svende la "meglio gioventù" bianconera (Matias Soulè e Dean Huijsen su tutti). Risultato: un disastro. Motta esonerato a marzo 2025 e Igor Tudor chiamato come traghettatore per salvare la qualificazione in Champions League. Obiettivo raggiunto dal tecnico croato, che dopo il Mondiale per Club viene riconfermato alla guida, visti anche i rifiuti di Gian Piero Gasperini e Antonio Conte. 

Frizioni tra Comolli e Tudor

Al termine della stagione arriva anche l'esonero di Giuntoli che paga il fallimento di Motta oltre a quelli sul mercato. Al suo posto Damien Comolli, oscuro dirigente francese che come ultimo impiego aveva la presidenza del Tolosa. E come per Giuntoli con Allegri, la convivenza del nuovo arrivato con Tudor sembra diventata tutt'altro che idilliaca. Emblematico lo sfogo tra le righe del tecnico nella conferenza stampa prima del match Como-Juventus, al termine del quale arriverà la prima sconfitta dei bianconeri in campionato: "Non solo hanno speso molto, ma Fabregas ha potuto scegliere tutti gli acquisti, una bella cosa", come a dire che per lui non è stato possibile. Una battuta che susciterà la risposta dello spagnolo: "Ha detto che mi prendo tutti i giocatori, ma forse non gli hanno spiegato bene le cose… ".

Sembra chiaro però che la frase di Tudor non avesse come obiettivo colpire Fabregas ma proprio Comolli, visto che le richieste del tecnico non sono state esaudite: aveva chiesto un centrocampista (suggerendo il capitano dello Sporting Morten Hjulmand), un braccetto sinistro (il suo pupillo dell'OM Leonardo Balerdi) e un esterno destro, sono arrivati invece un'altra punta, Lois Openda, e un altro trequartista destro (Edon Zhegrova), inoltre per una plusvalenza di 2,5 milioni è stato venduto l'esterno destro che aveva iniziato a inserire come titolare, cioè Alberto Costa, per prendere il terzino del Porto Joao Mario. Tutti acquisti che il tecnico non voleva, e da qui lo scarso minutaggio dei tre (al di là dei problemi fisici per Zhegrova).

La panchina traballante del croato

Lo scontro tra il tecnico che per Comolli era il piano C e il croato che da ex giocatore aveva messo l'amore per la Juventus al primo posto nella sua scelta, sembra destinato a concludersi con l'ennesimo esonero, visti anche i risultati che hanno fatto registrare la prima sconfitta in campionato dopo cinque pareggi consecutivi. Lontani dall'euforia di un incredibile 4-3 allo scadere contro l'Inter, i bianconeri con l'umore a pezzi troveranno sulla loro strada due pericolose trasferte che potrebbero minare ancor di più la panchina già traballante del tecnico: il Real Madrid al Bernabeu in Champions League e la Lazio all'Olimpico in campionato.

Champions League: Real Madrid - Juventus (anteprima video)
Flashscore

Due partite che in caso di pesante sconfitta potrebbero dar luogo all'ennesima rivoluzione in panchina, mentre per quanto riguarda la stanza dei bottoni sembra ancora forte la posizione di Comolli, che a novembre assumerà pieni poteri e dovrà anche completare l'organico con un ds, dopo aver aggiunto Francois Modesto come direttore tecnico e Darren Burgess come "director of performance", una nomina quest'ultima che tra l'altro sembra aver trovato in disaccordo proprio Tudor.

Vedremo se la rifondazione instaurata da Comolli, che verosimilmente sceglierà anche il nuovo tecnico (la posizione di Chiellini, escluso dal Cda, sembra già perdere potere decisionale) consentirà alla Juventus di risalire la china, le ultime cinque stagioni invitano alla prudenza, se non addirittura a nutrire seri dubbi.