Non smette più di vincere e di stupire la nuova Inter di Cristian Chivu, trionfante anche sul campo dell’Union St. Gilloise e ora saldamente in vetta al girone, a punteggio pieno e con numeri da fuoriclasse: nove gol segnati, zero subiti, tre successi in altrettante gare europee.
Una macchina perfetta quella nerazzurra, capace di soffrire nei primi minuti della notte di Bruxelles per poi ribaltare il copione con la freddezza delle grandi squadre. Il 4-0 finale non è solo un’altra vittoria: è la settima consecutiva in tutte le competizioni, l’ennesima dimostrazione di forza e continuità di un gruppo che, ora, sembra non conoscere pause.
Union coraggiosa, Inter glaciale
Non è stato un primo tempo qualunque, quello andato in scena al Lotto Park: è stata una storia con due capitoli distinti e quasi opposti. Nei primi venti minuti l’Union St. Gilloise ha imposto il proprio ritmo con coraggio, pressing alto e pericoli continui; negli ultimi dieci, invece, l’Inter ha tirato fuori la spietata lucidità delle grandi squadre, colpendo due volte con la precisione di un chirurgo.
Fin dal fischio d’inizio, i belgi hanno scelto di aggredire, non di aspettare. Nessuna timidezza, nessun rispetto reverenziale: tre minuti bastano per accendere l’allarme nella metà campo nerazzurra. David salta De Vrij e costringe Sommer alla deviazione in angolo, poi la pressione si fa martellante, tanto che la difesa dell’Inter deve ricorrere ai riflessi del portiere e perfino a un intervento provvidenziale di Lautaro sulla linea di porta per evitare lo svantaggio. È un avvio tambureggiante, che costringe Chivu a riordinare le coperture mentre il centrocampo fatica a respirare e a trovare profondità.
Il copione rimane il medesimo: il St. Gilloise pressa alto, compatto, e sfrutta ogni uscita non perfetta dei centrali interisti per tentare il contropiede. Le azioni belghe sono verticali, spesso sulle fasce, e costringono l’Inter a serrarsi, a chiudere gli spazi centrali. I nerazzurri provano a reagire con pazienza: qualche spunto di Carlos Augusto, un paio di accensioni di Dumfries sulla destra e le prime combinazioni a cercare Lautaro. Ma la manovra fatica, manca l’ultimo passaggio e i tiri da fuori non impensieriscono seriamente Scherpen.
Al 15′ e oltre, le occasioni più nitide sono ancora dei padroni di casa. Il quadro tattico è chiaro: il St. Gilloise non si limita a difendersi, gioca a testa alta e crea pericoli: quattro angoli nei primi venti minuti ne sono la prova. L’Inter subisce, ma non si spegne: lavora sui piccoli spostamenti, cerca lo scarico per gli esterni e aspetta il momento giusto per infilare la spina.
Quel momento arriva tutto in coda alla frazione. Al 42′ il primo lampo: corner, sponda in area di Bisseck e tocco di Dumfries che insacca col sinistro.
La reazione è immediata e fulminea: al 45′ il raddoppio. Dumfries sale ancora sulla fascia destra, rompe la catena difensiva con una giocata pulita e mette dentro un pallone che Pio Esposito trasforma in assist di prima per Lautaro. L’argentino, dopo l’errore clamoroso subito qualche minuto prima (quando a tu per tu con Scherpen aveva tentato la finta finendo col perdere l’occasione) si prende la sua rivincita con un destro a giro sul secondo palo, freddo e definitivo.

Çalha cala il tris, Pio Esposito chiude i conti
L’Inter rientra dagli spogliatoi sul 2-0 e con la consapevolezza di dover soltanto controllare il ritmo. Chivu cambia subito qualcosa dietro: dentro Akanji al posto di De Vrij, un po’ affaticato, e linea difensiva che resta alta, aggressiva, per non concedere campo al St. Gilloise.
Il copione, però, non cambia di molto: l’Union ci prova, ma l’Inter dà sempre la sensazione di avere il volante in mano e senza voglia di ripetere la soferenza del primo tempo. Dopo appena sei minuti, al 52’, la partita prende definitivamente la direzione nerazzurra. Su un cross in area, Kevin Mac Allister tocca il pallone con il braccio: rigore inevitabile. Dal dischetto si presenta Çalhanoğlu: rincorsa breve, sguardo fisso su Scherpen e palla piazzata all’angolino. 3-0 e pratica archiviata.
Da quel momento in poi, l’Inter gestisce con maturità da squadra pienamente consapevole del proprio valore. Al 59’ arrivano tre cambi in blocco: Chivu richiama Bastoni, Lautaro e Çalhanoğlu per concedere fiato e inserisce Dimarco, Sucic e Bonny. Carlos Augusto arretra sulla linea difensiva, segno di un’Inter che pensa a mantenere solidità più che a spingere.
L’Union prova comunque a rendere meno amaro il passivo. Al 65’, Niang tenta la conclusione dal limite con un sinistro potente ma impreciso, che finisce a lato non di molto. È il segnale di una squadra che non si arrende, ma la sensazione è che la serata sia ormai segnata. L’Inter abbassa i ritmi, fa girare palla, controlla.
Al 69’ arriva l’unico rimpianto della serata: Pio Esposito, imbeccato da una grande discesa di Dumfries sulla destra, si trova davanti alla porta spalancata ma calcia malamente a lato. Un errore che lascia per un attimo l’amaro in bocca al giovane attaccante, ma la sua serata non è finita lì: pochi minuti più tardi, sul servizio arretrato del neoentrato Bonny, si riscatta con una conclusione precisa in scivolata che vale il 4-0 e il suo primo gol in Champions League.

Da lì in poi, è pura amministrazione. Il St. Gilloise ci prova più con l’orgoglio che con le idee, ma Sommer rimane praticamente inoperoso. L’Inter accompagna gli ultimi minuti con ordine, serenità e la consapevolezza di essere una squadra in pieno controllo del proprio destino.
Quando al 93’ arriva il triplice fischio, il tabellone recita 4-0: un’altra vittoria netta, senza sbavature, con la porta ancora inviolata e la sensazione, sempre più tangibile, di una squadra che non solo vince, ma convince.